Economia

Unione europea e Paesi terzi, uno studio sui mercati del vino italiano

Interpretare i dati e capire le prospettive. C'è il serio rischio che l'offerta venga a mancare nel momento in cui ci sono tutte le possibilità di verificare un aumento della domanda. Prosegue l'analisi di Pasquale Di Lena sugli andamenti del nostro export

31 maggio 2008 | Pasquale Di Lena



Dopo aver fatto una premessa e poi dato un quadro generale dell’export nel 2007 del vino italiano vediamo ora, cogliendo alcuni particolari, come si presentano i due grandi mercati, quello dell’Unione europea e quello del resto del mondo, e cosa succede sui mercati più importanti per meglio interpretare i dati e capire le prospettive per il nostro vino.

Di fronte ad una situazione abbastanza positiva dell’export verso i paesi dell’UE, che registra un aumento del 21,9% nel 2007 in raffronto alla media del 2002/2006, con 3 milioni di ettolitri in più esportati per un valore di oltre 1,8 miliardi di euro (+25,1), la Francia che, fino agli anni ’80, importava migliaia di ettolitri di vino, tutto sfuso e di gradazione per dare forza ai propri vini, negli ultimi anni la sua importazione dei nostri vini si è attestato intorno a 1,2 milioni di ettolitri per un valore di 83 milioni di euro. Il prezzo medio pagato da questo mercato, 0,66 euro/litro, che rappresenta la metà del prezzo spuntato su tutti i mercati della UE, sta a dimostrare che il vino trattato è ancora quello sfuso.

Anche la Germania che continua ad essere, per le quantità importate, il nostro mercato di maggior riferimento, paga un prezzo medio al litro ( € 1,20) al di sotto della media europea, a differenza della Danimarca che è il mercato che lo paga due volte e mezzo in più (€ 3,43), facendo pensare che la scelta è accurata e va verso l’alta qualità. Infatti i vqprd che arrivano su questo mercato ad un prezzo medio superiore di poco ai 4 euro/litro, segnano un aumento del 17,2 alla fine del 2007 e rappresentano più della metà (139.946 hl.) dei 275 mila ettolitri di vini italiani importati.

C’è da segnalare in questo paese la situazione degli spumanti che, nel 2007, pur registrando un calo dell’80% in quantità, aumentano del 38,4 il prprio valore per un prezzo medio di € 21,92 e un salto di fronte all’anno precedente del 598,1% (!). Un dato che non si ripete in Svezia e Finlandia, due mercati dove la qualità acquista sempre più consensi.

Per quanto riguarda la quotazione dei nostri vqprd c’è da dire che è il Lussemburgo quello che paga di più ( € 5/litro) e poco meno il Portogallo (€ 4,5/litro).

Crescente attenzione per i vqprd e per gli spumanti in Spagna, mentre il mercato austriaco registra un leggero aumento per i primi e un +28,5% per i secondi.

La Romania (+656,7%), la Bulgaria (+ 394%) e l’Ungheria (+331,6) sono i paesi che registrano il maggiore aumento della domanda nel 2007 di fronte alla media del 2002/2006.
Un mercato che mostra attenzione per i nostri vini e paga bene è quello irlandese, dove ci sono potenzialità da sfruttare.

Nell’insieme queste potenzialità ci sono ovunque nella UE, e, soprattutto, nei paesi che sono entrati di recente.

Ed ora uno sguardo ai Paesi terzi, con il mercato americano che continua a dare ancora soddisfazioni con un aumento sia selle quantità (+18,3%) che dei valori (+10,5%) nel raffronto 2007 media 2002/2006. Un mercato che paga il nostro vino mediamente 3,27 euro e mette cosi a disposizione della nostra vitivinicoltura oltre 828 milioni di euro, una cifra superiore a quello della Germania che ha il primato dei quantitativi importati.

Il Giappone (€ 3,57/l.), la Svizzera ( € 3,56/l.), il Canada (€ 3,43/l.), la Norvegia (€ 3,35/l.) e la Repubblica Domenicana (€ 3,30/l.) sono i paesi dove il nostro vino ha una quotazione superiore alla media riscontrata nei Paesi terzi.

A proposito del Giappone, c’è da dire che è questo l’unico Paese dove si registra, sempre nel confronto 2007 media 2002/2006, un segno negativo, sia per quanto riguarda le quantità (-6.9%), che per gli incassi (-4,2%).
Possono essere molte le ragioni di questo calo proprio nel momento in cui si registra un totale aumento della domanda dei nostri vini. C’è la necessità di individuare le cause per creare quella necessaria inversione di tendenza, visto che il mercato giapponese continua ad essere uno fra i più interessanti soprattutto per i nostri grandi vini.

Per quanto riguarda il resto del mondo, ripeto quanto già riportato nelle precedenti note e cioè la necessità di una programmazione delle nostre iniziative che porta a mettere insieme tutte le sinergie, pubblico-private, l’immagine vincente del made in Italy, l’abbinamento con i nostri territori e, quindi, con l’arte, la cultura, il paesaggio e le tradizioni che essi esprimono; dia continuità alla nostra azione di marketing e sappia cogliere in pieno le potenzialità che i mercati offrono, che, ne sono convinto, e non da ora, sono ancora tante.

C’è da aggiornare questa nostra azione per dare ad essa nuovi stimoli, essenziali per cogliere le attenzioni e le novità che i mercati manifestano. C’è un problema da tenere presente ed è quello del calo della superficie del vigneto Italia per una quantità di ettari pari all’intera superficie viticola dell’Umbria, cioè del rischio che la offerta viene a mancare nel momento in cui ci sono tutte le possibilità di verificare un aumento della domanda.


TESTI CORRELATI

L'analisi del mercato del vino secondo Pasquale Di Lena. Le precedenti puntate

Un po’ di numeri, per capire dove e come procede il mercato del vino italiano, 24 Maggio 2008, TN 20: link esterno

Vino e mercato globale. Più marketing per potenziare spazi e immagine di qualità:, 17 Maggio 2008 TN 19, link esterno

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