Economia
VITIVINICOLTURA ESTERA IN CRESCITA, CONFERMATA LA BATTUTA D’ARRESTO PER L’ITALIA
Incrementi significativi dell’export spagnolo e cileno, prezzi competitivi e qualità in aumento ne fanno temibili concorrenti. Mentre si riaprono le porte degli Usa, l’Italia deve fare i conti con una pesante flessione, del meno 17 per cento nel 2003
06 marzo 2004 | R. T.
Nessun segno di ripresa nel comparto vinicolo nazionale che, nelle ultime settimane, ha fatto registrare ancora qualche flessione.
Assai modesta lâentità degli scambi. Da Nord a Sud, infatti, si lamenta un fiacco interesse da parte degli acquirenti.
Una situazione non florida che si protrae da qualche tempo se consideriamo che le esportazioni italiane, nei primi nove mesi del 2003, hanno segnato una pesante battuta d'arresto, scendendo a 9,5 milioni di ettolitri, un quantitativo in calo del 17% su base annua.
In Germania i vini italiani accusano perdite del 17% in un anno, mentre in Francia lâexport si è addirittura dimezzato. Riguardo, infine, agli Usa, gli aggiornamenti Ismea-Istat indicano per il periodo gennaio-settembre 2003 un andamento in controtendenza, confermato da una crescita del 6,5% dellâexport di vini.
Continua invece la crescita dellâexport spagnolo
La Spagna in assoluto detiene il primato europeo in termini di superfici viticole, con circa un terzo dell'ettaraggio complessivo della Ue. Come produttore, tuttavia, la Spagna figura al terzo posto sia a livello comunitario che mondiale, alle spalle di Francia e Italia, penalizzata da rese sensibilmente inferiori ai due partner europei. Lo scorso anno, la produzione di vini e mosti ha raggiunto 40,6 milioni di ettolitri, registrando una crescita del 3,1% rispetto al 2002.
Il 2003 ha segnato un anno decisamente positivo per lâexport spagnolo. Da gennaio a novembre, infatti, gli 11,6 milioni di ettolitri di vino spediti oltre i confini iberici hanno fatto segnare una progressione del 23% su base annua.
Secondo i dati della Direcciòn General de Adunas elaborati dal Fev, più contenuta è la crescita degli introiti (+5%) attestati a 1.345 milioni di euro.
Eâ diminuito invece del 15% il valore unitario medio delle esportazioni, a conferma dello sbilanciamento dellâexport iberico verso i prodotti di fascia bassa, come sfuso da mensa e mosti.
Tra gennaio e novembre 2003 infatti, sono aumentate del 59% le esportazioni in volume di vino sfuso da tavola che rappresentano il 40% del totale delle consegne spagnole allâestero.
A determinare tale risultato è stato lâaccresciuto interesse degli operatori esteri che reputano il prodotto iberico particolarmente competitivo, nonostante il prezzo sia rimasto sostanzialmente quello dellâanno precedente.
Proseguendo nellâanalisi dei singoli segmenti si osserva un +2% delle esportazioni in volume dei vini a Do a fronte di una stabilità dei corrispettivi. Aumenti significativi anche per i mosti: +21% e +26% rispettivamente in quantità e valore.
Germania e Regno Unito restano i principali Paesi clienti in termini di introiti, mentre considerando i volumi guidano la classifica Francia e Germania.
Particolarmente significativa la progressione delle esportazioni vinicole spagnole alla volta dellâItalia che, trainate dai vini da tavola sfusi e dai mosti, sono risultate quasi triplicate rispetto al periodo gennaio-novembre 2003.
Anche il Sudamerica è molto attivo
Ancora un balzo in avanti per le esportazioni vinicole cilene. Con quattro milioni di ettolitri circa totalizzati nel 2003, lo dicono gli aggiornamenti 'Viñas de Chile', associazione di produttori cileni, si è registrata una crescita del 13 per cento su base annua. In termini monetari, comunica Ismea, la tendenza espansiva è stata del 12% per un incasso pari a 671 milioni di dollari.
In questo modo, le vendite oltrefrontiera di vini cileni sono passate in dieci anni da poco più di un milione di ettolitri ai quattro attuali.
La performance positiva conferma il Paese sudamericano al quinto posto nella graduatoria mondiale dei principali fornitori dietro al terzetto europeo, formato da Italia, Francia e Spagna, e allâAustralia.
In particolare, le esportazioni cilene appaiono nettamente sbilanciate verso i vini confezionati che rappresentano il 56% del volume totale e coprono lâ86% degli introiti. La quota dello sfuso è invece del 39% in volume e solo del 10% in valore.
Il principale Paese cliente del Cile si conferma il Regno Unito con 670mila ettolitri (+11%) e una spesa di 128 milioni di dollari. In flessione del 3% appare, invece, la domanda degli Stati Uniti che pure si confermano come la seconda destinazione del vino cileno.
Progressi piuttosto significativi, infine, si registrano nelle consegne in Danimarca, Germania e Irlanda.
Raccolto in aumento anche per un altro Paese emergente, lâArgentina, dove è atteso un incremento dellâ11%.
La provincia di Mendoza, la più rappresentativa per il settore vinicolo argentino con una quota del 70% circa sullâintera produzione nazionale, dovrebbe contare su 17,7 milioni di quintali di uva, il 9% in più su base annua. Più decisa la progressione nellâaltro grande bacino produttivo argentino, San Juan, dove si stima una raccolta di 6,6 milioni di quintali di uva, in crescita del 18% in dodici mesi.
Complice del buon esito della vendemmia, le favorevoli condizioni climatiche che a differenza della scorsa campagna, quando molte zone vitate erano state danneggiate dalla grandine, ha favorito il regolare sviluppo delle piante.
Fonte: dati Istat-Ismea
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