Economia

Effetto Brexit sul settore agroalimentare italiano a denominazione di origine

Effetto Brexit sul settore agroalimentare italiano a denominazione di origine

La Gran Bretagna è il quarto mercato per le indicazioni geografiche made in Italy, agroalimentare settore più forte nel post-Brexit.

25 luglio 2024 | C. S.

Obiettivo della ricerca, realizzata con il contributo del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, è offrire una fotografia dell’attuale contesto di riferimento attraverso l’analisi di dati, normative, ricerche e un’indagine diretta ai Consorzi di tutela e alle imprese del settore DOP IGP italiano.

L’agroalimentare è la prima voce delle esportazioni italiane nel Regno Unito con 4,53 miliardi di euro (2023) e il comparto con la crescita più alta dell’export in valore (+35% sul 2017). Per il settore del cibo DOP IGP nazionale, il Regno Unito è il 4° mercato di destinazione, con una quota del 6% dell’export che coinvolge oltre 60 denominazioni made in Italy, in particolare formaggi (66%), prodotti a base di carne (16%) e aceti balsamici (17%). Numeri che testimoniano la rilevanza strategica della partnership commerciale anche nel post-Brexit.

Una fotografia che deriva da una molteplice serie di effetti conseguenti l’uscita del Regno Unito dall’UE. Tra gli aspetti positivi l’Accordo sugli scambi e la cooperazione UE-UK – che garantisce benefici per i produttori italiani (zero dazi, autocertificazioni, ecc) e la protezione delle DOP IGP nel Regno Unito – oltre alla percezione di qualità e al buon posizionamento dei prodotti made in Italy nel mercato britannico.

Fra gli elementi negativi l’inflazione dei prezzi alimentari che preoccupa oltre l’80% dei cittadini nel Regno Unito e le relative conseguenze sulla GDO (leva del prezzo, private label, ecc) e la ristorazione (disponibilità di spesa, carenza di personale, ecc). A questi si aggiungono nuove barriere per l’export agroalimentare dovute alla Brexit, con aumento di costi e di tempi legati alla maggiore burocrazia, come evidenziato dal 75% delle aziende DOP IGP italiane.

Un quadro complesso e con varie incertezze che non intacca la fiducia del sistema italiano, con l’86% delle aziende e dei Consorzi della Dop economy che prevede investimenti per mantenere o accrescere le quote di mercato. Per supportare questo impegno, lo studio fornisce le informazioni e le coordinate utili su quattro livelli principali: Scenario, Mercato, Normativa e Accordi, Impatto Brexit DOP IGP.

La sezione Scenario presenta il percorso Brexit e le nuove regole di accesso al mercato, oltre a un’analisi del sistema agroalimentare del Regno Unito con dati, informazioni e trend per gli ambiti di produzione, consumo, distribuzione, ristorazione, e-commerce, ecc.

Il capitolo Mercato analizza i dati relativi agli scambi commerciali del settore agroalimentare del Regno Unito nel periodo di transizione della Brexit, con particolare attenzione ai rapporti con l’Italia.

L’approfondimento su Normativa e accordi descrive l’attuale quadro giuridico per le DOP IGP nel Regno Unito oltre a una vera e propria “Guida per la registrazione delle nuove Indicazioni Geografiche in UK” per le denominazioni registrate dopo il 1 gennaio 2021.

La sezione Impatto Brexit DOP IGP offre il punto di vista del settore, attraverso i risultati di due indagini svolte presso i Consorzi di tutela e le imprese associate sugli effetti più avvertiti dagli operatori, le azioni messe in atto e le prospettive percepite dagli attori del settore.

“Questo nuovo lavoro vuole offrire un supporto concreto ai Consorzi di tutela e agli operatori delle filiere DOP IGP italiane – afferma il Presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi –. Il nostro impegno, come associazione, è rappresentare le istanze del comparto perché sia garantita la giusta protezione alle Indicazioni Geografiche e lo abbiamo fatto nel corso dei negoziati della Brexit. Riteniamo altresì importante dotare gli attori del sistema di strumenti utili ad approfondire la conoscenza e la capacità operativa nei mercati di riferimento come il Regno Unito, che a quattro anni dalla sua uscita dall’UE rappresenta ancora un partner strategico per l’agroalimentare italiano DOP IGP”.

“Negli ultimi anni si è parlato molto della Brexit e delle sue possibili conseguenze sulle imprese italiane – dichiara Mauro Rosati, Direttore di Origin Italia – e oggi disponiamo dei dati per effettuare considerazioni più aderenti alla realtà. La ricerca dimostra innanzitutto la forza del nostro settore agroalimentare che, anche grazie al contributo del cibo e vino italiani DOP IGP, ha visto crescere il valore dell’export verso il Regno Unito durante questi anni di transizione, mentre le importazioni dall’UK sono crollate. L'indagine condotta sui Consorzi di tutela e le imprese del comparto DOP IGP evidenzia l’enorme sforzo degli operatori in questo periodo complesso. Nonostante le difficoltà causate dalla Brexit, il posizionamento del cibo made in Italy rimane una leva di forza nel mercato britannico. Le sfide sono ancora numerose, in uno scenario in continua evoluzione, ma lo studio conferma che l'economia Dop Economy italiana è un sistema resiliente grazie alle sue caratteristiche peculiari, quali qualità, sicurezza, tracciabilità e sostenibilità, veri driver del valore made in Italy a livello globale”.

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