Economia

Agricoltura italiana ed europea in negativo per il clima

Agricoltura italiana ed europea in negativo per il clima

Le condizioni climatiche avverse hanno agito negativamente su diverse produzioni. Nel 2023 si riducono in volume la produzione dell’agricoltura italiana e il valore aggiunto ai prezzi base. Anche in Europa in calo produzione e valore aggiunto. La Francia conferma la leadership europea

17 gennaio 2024 | C. S.

Nel 2023, le stime evidenziano per il settore agricolo una graduale mitigazione degli effetti derivanti dall’instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricolei e dei prodotti energetici, innescata dal conflitto russo-ucraino. Tuttavia, l’andamento è stato fortemente influenzato dai fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno, compromettendo i risultati di molte colture.

I prezzi, ancora in crescita, hanno registrato una variazione più moderata rispetto al 2022. L’aumento dei prezzi dei prodotti venduti (+4,2%) nel 2023 è stato più pronunciato rispetto a quello dei beni acquistati (+2,3%), invertendo la tendenza riscontrata nel biennio 2021-2022, quando i rincari delle materie prime agricole e dei prodotti energetici avevano pesantemente influito sui costi di produzione.

Il valore corrente della produzione totale del settore agricolo è aumentato del 2,7% (73,5 miliardi di euro contro 71,5 del 2022), in presenza di un calo dell’1,4% dei volumi di beni prodotti accompagnato da una crescita del 4,2% dei relativi prezzi di vendita. Nel 2023 si è riscontrata una modesta riduzione delle quantità dei prodotti impiegati (-0,6%) a cui è corrisposto un aumento dell’1,6% della spesa per consumi intermedi (35,3 miliardi di euro contro 34,7 miliardi del 2022), in presenza di un incremento del 2,3% dei prezzi dei beni acquistati. Di conseguenza, il valore aggiunto ai prezzi base è cresciuto in valore del 3,8% (38,2 miliardi di euro contro 36,8 del 2022) mentre si è ridotto in volume del 2%.

Per le unità di lavoro è stimata una diminuzione complessiva del 4,9%, a sintesi di una flessione sia dei lavoratori indipendenti (-6,1%) sia di quelli dipendenti (-2,5%).
Con i contributi alla produzione ricevuti dal settore sostanzialmente invariati (+0,2%) nel 2023, il reddito dei fattori è cresciuto del 4% in valore e, conseguentemente, per l’indicatore di reddito agricolo, si è rilevato un aumento del 4,2%.

Anche le coltivazioni penalizzate dal clima

Le stime 2023 hanno delineato un’annata negativa per le coltivazioni (-2,4% in volume). Le condizioni climatiche avverse hanno agito negativamente su diverse produzioni, con temperature primaverili al di sotto della media, prolungate e ripetute ondate di calore eccezionali durante l’estate, accompagnate da carenza di precipitazioni, mentre molte aree del Paese hanno registrato un clima mite e asciutto durante l’autunno e l’inverno. In aggiunta, si sono verificati diversi eventi alluvionali estremi che hanno colpito alcune regioni (Emilia-Romagna, Marche, Toscana), risultando particolarmente dannosi per determinati raccolti e compromettendo gran parte della produzione.

Forti riduzioni si sono avute nelle quantità prodotte per vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3% nel complesso e -9,8% per la frutta fresca), olio d’oliva (-5%) e florovivaismo (-4%). In aumento le quantità prodotte per le colture industriali (+6,2%), cereali (+3,2%), ortaggi freschi (+2,8%) e agrumi (+1,4%).
In media, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni hanno evidenziato un leggero incremento (+0,6%), con aumenti consistenti per patate (+37,9%), olio d'oliva (+22,9%), agrumi (+15,2%), frutta (+9,4%) e ortaggi (+8,1%) e diminuzioni per cereali (-20%), colture industriali (-10,5%) e vino (-4,4%).

In negativo l’agricoltura Ue, la Francia mantiene la leadership europea

Secondo le stime, nel 2023 il comparto agricolo dell’insieme dei paesi Ue27 ha fatto registrare una riduzione del volume della produzione dell’1%. Limitando l’analisi ai principali Paesi, il calo più vistoso della produzione in volume ha riguardato Grecia, Spagna, Danimarca e Paesi Bassi mentre si è osservata una crescita in Francia, Portogallo e Polonia.

La graduatoria del valore della produzione a prezzi correnti vede la Francia mantenere nel 2023 la prima posizione (96 miliardi di euro, -1,1% rispetto al 2022), seguita da Germania (76,3 miliardi di euro, +0,2%), Italia (73,5 miliardi di euro, +2,7%) e Spagna (65 miliardi di euro, +3,3%).

Anche in termini di valore aggiunto la Francia conferma nel 2023 la leadership europea (39,2 miliardi di euro, -5,9% rispetto al 2022) seguita dall’Italia (38,2 miliardi di euro, +3,8%) e, più a distanza, dalla Spagna (32,9 miliardi di euro, +12,5%) che si colloca in terza posizione, sorpassando la Germania (31 miliardi di euro, +3,3%).

I prezzi alla produzione (misurati in termini di prezzo base), dopo il forte rialzo del 2022, sono stimati in lieve crescita per il complesso Ue27 (+0,5%). Gli incrementi più rilevanti si sono riscontrati in Grecia, Portogallo e Spagna mentre sensibili riduzioni sono state registrate per Polonia e Francia.

Le stime hanno mostrato nel 2023 una diminuzione dell’1,5% dei consumi intermedi in valore per il complesso Ue27. In riduzione i consumi intermedi nei Paesi Bassi, Spagna e Grecia mentre si sono registrati degli aumenti in Portogallo, Romania, Francia e Italia. I prezzi dei beni e servizi impiegati si sono ridotti mediamente per l’Ue27 dell’1% con Spagna, Paesi Bassi e Germania tra i Paesi con le diminuzioni più sensibili e Portogallo, Francia e Italia tra quelli dove, invece, ci sono state variazioni al rialzo.

Si è attenuato lievemente nell’anno l’impatto dei consumi intermedi sul valore della produzione: essi hanno inciso per il 58,4% nel complesso Ue27 (58,9% nel 2022), con percentuali maggiori in Danimarca, Polonia, Portogallo e Paesi Bassi e inferiori alla media Ue27 in Italia, Spagna, Grecia e Romania.

L’andamento dell’indicatore A di reddito agricolo, che misura la produttività del lavoro in agricoltura, restituisce per il 2023 un valore negativo per l’Ue27 (-6,6%). Le diminuzioni più significative si sono registrate per Danimarca (-25,9%), Polonia (-23,1%) e Francia (-14,4%). Un andamento positivo è stato osservato, invece, solo per Spagna (+11,1%), Portogallo (+9,9%) e Italia (+4,2%).

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