Economia

SONO TRASPORTI E LOGISTICA IL PUNTO DEBOLE DELLA FILIERA AGRICOLA

Tali voci, secondo un’indagine Ismea, incidono per oltre il 30% sul fatturato delle imprese. Il solo costo del trasporto, che per oltre il 90% dei casi avviene su gomma, grava sul totale degli oneri logistici per circa due terzi. Margini di miglioramento per confezionamento e picking

24 febbraio 2007 | C. S.

Circa un terzo dei costi del sistema agroalimentare italiano è imputabile ai servizi di trasporto e logistica. Voci che incidono sul fatturato delle imprese di produzione per oltre il 30%, secondo un’indagine Ismea mirata nello specifico a analizzare la struttura dei costi industriali.
Il solo costo del trasporto, che per oltre il 90% dei casi avviene su gomma, grava sul totale degli oneri logistici per circa due terzi.
L’altro terzo fa riferimento invece ai costi di magazzinaggio, condizionamento, confezionamento e picking (preparazione dell’ordine). Servizi che rivestono un ruolo chiave nella valorizzazione qualitativa e commerciale dei prodotti soprattutto nel comparto agroalimentare. E sui quali, sottolinea l’Ismea, esistono in Italia enormi margini di miglioramento sia in termini di riduzione dei costi, sia di razionalizzazione dei processi, considerando tra l’altro il “nanismo” che caratterizza il sistema produttivo nazionale, costituito da aziende di dimensioni medio-piccole, e la scarsa integrazione con le strutture distributive.
Una ragione, questa, per cui il ricorso alla filiera corta, ovvero il passaggio diretto dall’impresa di produzione alla grande distribuzione, è ancora poco diffuso in Italia. Per le realtà industriali, limitando l’analisi al solo comparto ortofrutticolo, riguarda solo il 35% del venduto. Percentuale che sale al 47% per le cooperative, ma che scende al 31% nel caso delle Op ortofrutticole (le organizzazioni dei produttori).
Dallo studio Ismea emerge inoltre che la ricerca di efficienza lungo i canali di commercializzazione e distribuzione, attraverso una corretta gestione logistica, in un’ottica cosiddetta di supply chain management, è condizione essenziale per lo sviluppo della competititività. Tra i principali ostacoli si rileva una bassa percentuale di carichi completi, che determina costi di trasporto più elevati, e una diffusa inefficienza commerciale, soprattutto in rapporto a competirors europei, riconducibile all’elevato numero degli attori coinvolti nei processi distributivi.
Scarso in Italia anche il ricorso all’intermodalità, sia marittima che ferroviaria. La dotazione informatica delle imprese, la cosiddetta Information and communications technology (Ict) non appare inoltre soddisfacente ed è ancora troppo scarsa la presenza di società di servizi integrati per la logistica partecipati dalla parte agricola, in grado ottimizzare la struttura dei costi e di trattare volumi significativi di merce.
L’indagine ha rilevato, infine, le limitazioni esistenti anche dal lato dell’offerta di servizi, con le imprese del settore italiano della logistica caratterizzate, prevalentemente, da strutture di piccole dimensioni, limitate sul piano dei servizi e della diffusione nazionale e scarsamente innovative.

Fonte: La logistica come leva competitiva per l’agroalimentare italiano – Ismea (www.ismea.it)

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