Economia
In aumento le vendite di olio extra vergine di oliva italiano, ma non per tutti
Conforta la crescita delle vendite di extra vergine nazionale a marzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Preoccupa la tenuta del sistema olivicolo, in particolare del tessuto dei tanti piccoli-medi produttori di eccellenza
03 aprile 2020 | T N
La quantità di olio detenuta in Italia al 31 marzo 2020 presso i soggetti obbligati alla tenuta del registro Sian è di 371.251 tonnellate, di cui 347.383 sfuso.
Il 68,7% del totale è rappresentato da olio extra vergine di oliva. Nell’ambito dell’extra vergine, il 64,1% (163.453 t) è di origine italiana mentre il 30,7% è di origine UE. Marginali gli stock di olio extra UE (8.266 t) e di oli blend (4.959 t).
Come prevedibile oltre la metà della giacenza nazionale di olio di oliva (58%) è presente nelle regioni del Sud Italia, con il significativo contributo delle regioni Puglia e Calabria (39,8% e 10,3%, rispettivamente). A livello provinciale, da segnalare il 18,7% delle giacenze nella provincia di Bari e il 10,0% in quella di Barletta-Andria-Trani.
A livello regionale, le prime tre Regioni (Puglia, Toscana, Calabria) hanno in giacenza il 63,3% dell’intera giacenza nazionale.
Nonostante il gran numero di denominazioni d'origine presenti (47), su un totale di 20,6 milioni di litri di olio a denominazione in giacenza, la Dop Terra di Bari da sola rappresenta il 54,4% e le prime 20 denominazioni il 97,3% del totale delle denominazioni in giacenza.
Nel complesso l’olio a Dop/Igp in giacenza è pari al 5,1% del totale presente in Italia e costituisce il 7,4% dell’olio extra vergine stoccato.
La giacenza totale di “olio extra vergine di oliva” e di “olio vergine di oliva” da agricoltura biologica risulta pari a 43.534 tonnellate, quasi esclusivamente extra vergine (99,8%). È un dato rilevante in quanto l’extra vergine bio costituisce il 17,0% dell’olio complessivamente detenuto in Italia.
Fin qui la fotografia delle giacenze italiane a sei mesi dalla nuova campagna olearia.
La situazione non appare rassicurante, sebbene nel mese di marzo ci sia da registrare un boom di vendite di olio sfuso nazionale che passano dalle 167 mila tonnellate del 29 febbraio alle 156 mila del 31 marzo. Sono quindi state vendute 11 mila tonnellate di extra vergine nazionale, un dato piuttosto elevato. Non sono possibili infatti confronti sensati con il commercializzato dei mesi precedenti, quando era comunque in corso la campagna olearia. Rispetto alla media dei mesi primaverili del 2019, quando si vendevano in media 8000 tonnellate di olio al mese, comunque si registra un aumento di 3000 tonnellate.
Resta tuttavia la preoccupazione sul trend. Anche se le vendite proseguissero a tale ritmo serrato, e appare improbabile, prima di ottobre si venderebbero altre 66 mila tonnellate di extra vergine nazionale, con uno stock di 90 mila tonnellate di olio, abbastanza importante da condizionare le quotazioni anche per la prossima campagna olearia.
Se il dato complessivo di vendite di olio nazionale di marzo sono confortanti, è il trend che preoccupa, senza considerare l'export molto molto rallentato e le vendite dei piccoli-medi produttori di eccellenza bloccate, avendo come primario canale di sbocco l'Horeca, ora con le serrande abbassate a causa dell'emergenza Covid-19.
Non possiamo che ribadire l'appello a comprare olio extra vergine di oliva nazionale, non solo sugli scaffali dei supermercati ma anche dai tanti piccoli e medi produttori che ora lo propongono, a condizioni favorevoli, grazie al commercio elettronico, spesso non facendo pagare le spese di spedizione.
Mai come in questo momento le vostre scelte di consumo possono salvare, non solo l'economia, ma anche famiglie di olivicoltori che anche oggi sono al lavoro nei campi per garantire l'olio extra vergine di oliva italiano anche nel 2021.
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