Economia
Meglio la birra che il vino sulle tavole degli italiani. Ecco tutti i numeri della sfida
Crescita record per la birra in Italia, con i consumi sono aumentati del 10,6% nel 2017 a fronte del magro 2,3% di incremento per il settore vitivinicolo. A salvare il nettare di Bacco nazionale sono gli spumanti, in crescita del 7%. Tra le birre è boom di quelle speciali, che crescono del 20%
09 febbraio 2018 | T N
Dopo l'annus horribilis del vino italiano nel 2016, che ha visto un arretramento dei consumi di vino dell’1% con una crescita del valore dell’1,1%, nel 2017 la ripresa si è fatta sentire, con un +2,3%.
Certo si tratta di cifre che non sono esaltanti se confrontate con il più dinamico mondo delle birre che ha fatto registrare un incremento del 10,6% delle vendite e rappresentano ormai il 6,3% del mercato delle bevande in volumi e il 16,3% in valore.
I dati Iri sono impietosi, almeno come trend, per un settore tradizionale e storico del nostro comparto primario che si salva solo grazie agli spumanti, che fanno segnare nel 2017 una crescita di oltre il 7% con circa 58 milioni di litri venduti e un giro d’affari di 386 milioni.
Sul podio dei vini confezionati più venduti d’Italia si piazzano i tre inossidabili campioni, nell’ordine: Chianti Docg (vendite per 49 milioni e oltre 10 milioni di litri) , Lambrusco (47) e Vermentino (circa 43); seguono Chardonnay, Barbera e Montepulciano d’Abruzzo. In regresso il Nero d’Avola (-2,8%) mentre il Traminer è sicuramente il best performer con +8% a valore e a volume.
Per quanto riguarda le birre, invece, le Standard e le Premium mantengono un trend di crescita uniforme rispetto all’anno prima (+11,6% e +11,4%), sono le birre Speciali a destare un interesse sempre maggiore, con un incremento del 19,8% (che fa lievitare anche gli incrementi dei valori), mentre perdono appeal le Radler, le birre aromatizzate e quelle a basso prezzo.
I margini di ulteriore crescita per per le birre sono ampi - secondo Iri - visto che i consumi pro-capite nel nostro Paese sono ancora molto al di sotto della media Europea, anche in confronto a Paesi, come la Francia, di grande tradizione vinicola.
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