Economia

Cresce l'export ma non la produzione agricola italiana

Tra campanelli d'allarme e luci di speranza, l'Inea ha tracciato il quadro del settore in Italia, rilanciando l'obiettivo dei 50 miliardi di export entro il 2020. Nel 2013 si è raggiunto il nuovo record a 33 miliardi ma la produzione agricola è ferma a 55 miliardi

17 ottobre 2014 | T N

Il 2013 ha rappresentato un anno di recessione per l’economia nazionale, con una riduzione del Prodotto Interno Lordo del 1,9% (in prezzi costanti) rispetto al 2012.
Nel 2013 si conferma il ruolo anticiclico del settore agricolo, visto che ha mostrato una sostanziale stabilità della produzione e una leggera crescita del valore aggiunto agricolo ai prezzi di base (+0,3%). Tale risultato è da attribuire ad un minore impiego di consumi intermedi (-1,3%) rispetto al 2012. Dal 2008, i consumi intermedi impiegati in agricoltura sono diminuiti in termini reali dell’1,0% in media annua: in linea con la variazione della produzione agricola pari a -0,9%.
In termini monetari la produzione agricola nel 2013 si è attestata sui 55 miliardi di Euro, mentre il valore aggiunto ha raggiunto il valore di 30 miliardi di Euro secondo il Rapporto dell'Inea.

Il valore aggiunto dell’industria alimentare nel 2013 è stato quasi 27 miliardi di Euro, con una contrazione in termini reali dell’1,5%. Nel complesso, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha rappresentato, nel 2013, il 12% dell’industria manifatturiera e l’8% del totale del settore industriale.
Come nel 2012 anche nel 2013, le esportazioni continuano ad essere il maggiore traino dell’agro-alimentare, ma a differenza del 2012, anche le importazioni mostrano un sensibile incremento, a testimonianza di una maggiore integrazione internazionale dell’intero sistema agroalimenatre italiano ma anche di una maggiore dipendenza dall’estero per l’acquisto di materie prime e beni intermedi.
Analogamente, al 2012, segnali molto preoccupanti provengono dalla componente della domanda, con le contrazioni, in termini reali, dei consumi alimentari e degli investimenti fissi lordi per il settore.

"Il Rapporto sullo stato dell’agricoltura – ha dichiarato Giovanni Cannata, Commissario Straordinario dell’Inea – si conferma come un appuntamento istituzionale di riflessione e approfondimento sullo stato di salute di un settore oggi al centro di un interessante dibattito culturale ed economico. L’agricoltura è di nuovo protagonista di un modello di sviluppo che pur non rinunciando all’attenzione sui volumi di produzione e sulla specializzazione monoproduttiva, presta crescenti attenzioni alla qualità, alla diversificazione, alle produzioni alternative e alla ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani. Si tratta di un mondo ricco, poliedrico, che svolge una funzione complessa e vitale di tipo produttivo, ambientale, sociale e di presidio territoriale. Il far venir meno o il trascurare una di queste funzioni significa perdere un pezzo importante del ricco patrimonio con cui il settore primario contribuisce alla ricchezza del nostro Paese".

"I numeri dimostrano – ha commentato Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – che l’agroalimentare è una parte centrale dell’economia italiana. Gli oltre 33 miliardi di euro di export sono un risultato importante, ma vogliamo aiutare le aziende ad arrivare a 50 miliardi entro il 2020. La tenuta sostanziale della produzione è un segnale di come questo settore sappia essere anticiclico, ma dobbiamo lavorare molto sul fronte del reddito degli agricoltori, sul ricambio generazionale e sull’accesso al credito. In questi mesi siamo intervenuti con Campolibero nella legge competitività con misure per i giovani come i mutui a tasso zero e 1/3 di sgravio del costo del lavoro per assunzioni più stabili, insieme a tre crediti d’imposta al 40% per investimenti in innovazione e reti d’impresa fino a 400mila euro e per e-commerce fino a 50mila euro. C’è ancora molto da fare, ma siamo convinti che l’agroalimentare possa essere uno dei motori della ripresa del Paese".

Gli scambi commerciali
Il 2013 conferma l’importanza delle esportazioni agro-alimentari, che hanno raggiunto il valore di 33,6 miliardi di Euro, con una costante e continua crescita del loro peso sul complesso delle esportazioni del nostro Paese (dal 7,3% del 2008 all’8,6% del 2013). Anche nel 2013 migliora il saldo normalizzato che già nel 2012 aveva registrato un certo rafforzamento. Rispetto alla composizione delle esportazioni agro-alimentari, cresce in modo sistematico, anche nel 2013, il peso del Made in Italy trasformato1, ovvero quello prodotto ed esportato dall’industria di trasformazione alimentare.
I consumi alimentari
La domanda di prodotti alimentari negli ultimi anni ha subìto sostanziali ridimensionamenti, che in parte spiegano la diminuzione del valore aggiunto alimentare e la stagnazione di quello agricolo. I consumi di prodotti alimentari che nel 2013 si sono attestati su un valore di 138 miliardi di Euro, hanno registrato una perdita pari a 3,1% rispetto al 2012, confermando il trend negativo riscontrato nel 2011 e 2012.

Il credito e gli investimenti
Nel 2013 gli investimenti fissi lordi in agricoltura si sono contratti del 4,7% cumulando una flessione di quasi il 15% nel complesso dell’ultimo triennio. Rispetto al 2012 si è registrata una contrazione dei volumi degli investimenti per coltivazioni e allevamenti (-6,1%), per impianti e macchinari (-6,3%), per fabbricati non residenziali e altre opere (– 7,8%), per costruzioni (-6,7%), per abitazioni (-6,2%); unica eccezione si è verificata per i mezzi di trasporto (+12,9%).
I finanziamenti bancari all’agricoltura silvicoltura e pesca hanno raggiunto a dicembre 2013 una consistenza di 44,1 miliardi di Euro, con un’incidenza dei finanziamenti agricoli sul totale dell’economia pari a 4,9%. Gli impieghi per il settore agricoltura hanno registrato nel 2013 una leggera diminuzione sul 2012 (-0,3%) diversamente da quelli delle imprese con una flessione più cospicua (-5,5%).
Si registra inoltre un progressivo peggioramento della qualità del credito per il settore agricolo (11,3%) che tuttavia è minore rispetto a quello per le attività economiche in generale (14,7%).

La demografia delle imprese
Le informazioni dell’analisi statistica sulla nati-mortalità delle imprese condotta da Infocamere indicano che nel 2013 le imprese appartenenti al settore agricolo sono diminuite di 29.797 (-3,6%). Le imprese attive del settore agricoltura, silvicoltura e pesca iscritte a fine 2013 negli archivi delle Camere di Commercio ammontano a più di 775 mila pari al 13% del totale e al 48% circa di 1,6 milioni di aziende agricole censite nel 6° Censimento dell’agricoltura italiana. La stessa fonte informativa indica che le imprese attive dell’industria alimentare hanno, invece registrato un lieve incremento (+1%) nel 2013 rispetto al 2012, in contro tendenza rispetto al resto dei settori (-1% di imprese attive nel 2013).

L’occupazione
Anche nel 2013 si è verificata una perdita di occupazione nel settore agricolo che ha registrato, rispetto al 2012, una riduzione del 4,1%. Il settore conta 814 mila occupati di cui 230 mila sono di sesso femminile (fonte: Indagine sulle Forze Lavoro dell’Istat). La dinamica occupazionale osservata in un arco temporale di medio periodo evidenzia che dal 2003 le unità lavorative si sono ridotte del 16% circa, ma dal 2010 il ritmo è stato più accentuato mettendo in luce le particolarità e il modo in cui il settore agricolo sta reagendo alla congiuntura negativa. Rimane alto il tasso di lavoro irregolare in agricoltura che per il 2013 è stato stimato al 21% delle unità di lavoro.
L’industria alimentare, delle bevande e del tabacco ha impiegato, nel 2013, 419 mila unità di lavoro con una diminuzione dell’1,0% rispetto al 2012, e un’incidenza del 10,6% sul totale delle unità lavorative dell’industria manifatturiera.

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