Economia

TUTTI CONTRO TUTTI. SUL BILANCIO DELL’UNIONE EUROPEA È DI NUOVO FUMATA NERA

Non c’è accordo e si rimandano le decisioni. Nulla è quindi stato ancora stabilito per il quinquennio 2007-2013. I leader politici invitano alla prudenza, vi sono ancora due anni per poter discutere. Frattanto l’unica certezza è che gli scontri non riguardano solo il comparto agricolo

18 giugno 2005 | T N

Ancora nessun accordo. La riunione dei capi di Stato e di governo non ha portato a risultati tangibili.
L’atmosfera rimane gelida non solo tra Francia e Gran Bretagna. Infatti Blair vorrebbe un cospicuo sconto su quanto annualmente il governo inglese versa nelle casse dell’Unione europea o in alternativa chiede una riduzione dei fondi per il settore agricolo. Lo slogan lanciato dal premier inglese è “meno agricoltura, più ricerca”. La proposta britannica è stata seccamente rifiutata dalla Francia, entrambi i Paesi sarebbero disposti a utilizzare il proprio veto sull’argomento.
Che l'impasse sul bilancio Ue 2007-2013 fosse più che formale era stata confermata con l'arrivo al vertice del ministro degli Esteri britannico Jack Straw, il quale ha detto senza mezzi termini che "l'ultima proposta della presidenza lussemburghese non è accettabile". Già prima di iniziare la discussione si conosceva quindi che il bilancio dell’Ue per il prossimo quinquennio non sarebbe stato approvato venerdì 17 giugno.
Non mancheranno neanche nuove occasioni di scontro tra le Nazioni membre in futuro. È di pochi giorni fa la notizia che il regolamento sul finanziamento della Politica agraria comune è stato approvato con il voto contrario dell’Italia.
Per il sottosegretario alle Politiche agricole Scarpa “è opportuno ricordare che solo due anni fa fu raggiunto un accordo per la nuova Pac e, se dovessero venir meno prospettive finanziarie adeguate, questa nuova politica agricola non avrebbe le basi per funzionare”. Il sottosegretario ha inoltre aggiunto che “a certi folgorati sulla via di Damasco dell'estremismo liberista ricordo che, solo in Italia, esistono circa 8 milioni di ettari di seminativi, che senza Pac verrebbero abbandonati con catastrofiche conseguenze ambientali e sociali oltreché economiche, ed inoltre esistono molti altri milioni di ettari di terreni collinari e di montagna che, senza il finanziamento comunitario per lo sviluppo rurale, richiederebbero in ogni caso una costosa politica ambientale. Ricordo infine che nell'ultimo decennio l'incidenza del bilancio agricolo comunitario sul complessivo è diminuita del 50% circa; che l'attuale aiuto disaccoppiato per ettaro corrisponde, in termini nominali, al 50% dell'aiuto accoppiato corrisposto 10 anni fa e quindi, in termini reali, gli agricoltori italiani percepiscono circa un terzo di quanto incassavano 10 anni fa e tutto ciò in presenza di un calo generalizzato dei prezzi delle commodities in seguito all'apertura dei mercati che, nei confronti delle produzioni agricole comunitarie, viene praticato costantemente, da vecchi e nuovi paesi esportatori, dumping sociale e sanitario; che la politica agricola comunitaria è la fonte unica di ogni politica agricola e, se anche questo non bastasse, che i nostri amici americani, con il Farm Bill, hanno aumentato la spesa agricola federale di oltre il 70 per cento”.
In questa delicata fase di trattativa gli interessi economici nazionali stanno prevalendo e stanno acuendo uno scontro che è anche politico, dopo i voti francesi e olandesi sulla Carta Costituzionale europea.

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