Cultura

Sir Thomas Browne, l’artista e lo scienziato

Tra l’antica e la moderna filosofia, tra l’arte e la scienza, un personaggio che visse in due mondi diversi lasciandoci nuovi e sorprendenti punti di vista

27 giugno 2009 | Daniele Bordoni



Sir Thomas Browne (Londra 1605-Norwich 1682) è stato un notevole esempio di figura di transizione a cavallo tra il mondo antico e quello moderno. Egli visse in un periodo di grandi sconvolgimenti e grandi cambiamenti, al tempo della Rivoluzione Puritana di Cromwell. Dal punto di vista intellettuale fu uno dei maggiori saggisti in Europa, nonostante fosse autore di soli quattro libri nel corso della sua vita: Religio Medici, Pseudodoxia Epidemica (noto anche come Vulgar Errors), Hydriotaphia (Urn Burial, la sepoltura in Urne) and the Garden of Cyrus, (Christian Morals , la naturale continuazione di Religio Medici, pubblicato però postumo). Egli fu anche tra i soci fondatori della Royal Society (1660), che includeva tra gli altri personaggi famosi del mondo intellettuale di quel tempo come: Robert Boyle, John Evelyn, Robert Hooke, William Petty, John Wallis, John Aubrey, John Wilkins, Thomas Willis e Sir Christopher Wren (che ricostruì Londra dopo il Grande Incendio del 1666 ). Tutti loro contribuirono al cambiamento del mondo delle magie e superstizioni a quello che può essere definito della scienza moderna, circa un secolo prima degli Enciclopedisti francesi (1751 – 1772).

Pochi anni dopo Sir Isaac Newton divenne presidente della Royal Society e tutti sappiamo che costituì una delle figure più importanti del suo secolo e della successiva storia della scienza moderna. Questi tempi di passaggio furono anche importanti perché testimoniarono un passaggio nel pensiero umano, dalla conoscenza complessiva di tutte le scienze conosciute e, Sir Thomas Browne ne rappresentò molto bene tale cambiamento e la conoscenza specializzata delle scienze moderne. Non fu più possibile apprendere tutto, in quanto la conoscenza stava crescendo a dismisura: era necessario operare delle scelte, approfondire solo poche discipline o materie.



Certamente perdemmo qualcosa in questo cambiamento, perdemmo la possibilità di una visione più ampia in molti campi, rinunciando al quadro generale, ma acquisimmo una più approfondita conoscenza in tutti i campi. Sir Thomas Browne, in qualità di medico del suo tempo, certamente considerava l’essere umano nella sua interezza, con problemi e sentimenti, in quanto la sua sensibilità sicuramente implicava la compassione e non come “un paziente” come afferma la moderna medicina odierna. Il coinvolgimento emotivo fu chiaro in tutto le sue opere e contribuì a lasciarci un’eredità di stupendi brani di prosa.

Era interessante osservare che, nonostante la nascita delle nuove scienze moderne, basate sui fatti e sugli esperimenti, era ancora possibile preservare parte dell’eredità culturale antica. Non c’era ancora conflitto tra arte e scienza. Immaginazione e realtà, mondo magico e mondo reale occupavano lo stesso spazio nella mente umana. Essi sapevano, e Sir Thomas Browne tra loro, quanto fosse arduo porre limiti e confini al pensiero umano.

Anche il rapporto con il mondo della Natura era estremamente interessante. Sir Thomas Browne espresse nei suoi saggi l’idea che tale mondo rappresentasse l’espressione equilibrata dello spirito creativo divino, ma anche l’espressione del lavoro umano. Nell’opera The Garden of Cyrus (1658), fu quasi ossessionato dall’idea dell’ordine delle piante con la disposizione a Quinconce , negli antichi orti. Egli vide lo stesso ordine nella Natura, senza l’intervento umano come segno di perfezione e di equilibrio di forze in una sorta di pensiero pre-ecologico.

Egli studiò la Natura e descrisse le piante ammirandone la perfezione delle forme (The Garden of Cyrus). Offrì una quadro del mondo sotterraneo anche in qualità di archeologo (Urn Burial, La Sepoltura in Urne), esaminò le conoscenze popolari , sottolineando gli errori comuni (Psedodoxia Epidemica, Inchiesta sui Principi Diffusi e Verità Comunemente Presunte). Religio Medici fu un best seller ai suoi tempi ed è sempre stato considerato un eccellente e singolare saggio, in grado di resistere oltre tre secoli e giungere fino a noi. Sir Thomas Browne fu un personaggio moderno con uno spirito antico, una sorta di ponte tre il vecchio e il nuovo in grado di guardare a entrambi i lati del pensiero (arti e scienze) con una mente aperta, in grado di apprendere dall’osservazione dei fatti, ma anche di pensare alle cose con capacità immaginativa e senso di trascendenza, di partecipazione e di sentimento.

Fu in grado di esprimere poesia attraverso le scienze, coniugando osservazioni e sentimenti, senza conflitti. Oggi accade spesso che il pensiero scientifico si scontri con altri campi della sfera di conoscenza. Abbiamo appreso l’osservazione del più piccolo dettaglio perdendo il quadro generale ed è difficile trovare persone dotate di conoscenza multi-disciplinare: la specializzazione è divenuta indispensabile.



Note

Robert Boyle, uno dei padri della chimica, John Evelyn, scrittore, Robert Hooke, fisico, biologo, geologo, William Petty, Economista e Politico, John Wallis, matematico, John Aubrey, antiquario, John Wilkins, organizzatore della ricerca scientifica nella R.S., Thomas Willis, medico e studioso di rilevanza negli studi di anatomia, neurologia e psichiatria.

Le autorità erano consapevoli del pericolo che correva la grande città. I regolamenti di costruzione divennero più rigidi e nel 1664, re Charles II esortò il sindaco di Londra ad applicarli allo scopo di “ preservare la grande e prospera City dall’incendio”. Tuttavia, nel 1666, Londra era meno prospera di quanto fosse stata in precedenza e stava ancora lottando per riaversi dopo la rovina della Grande Pestilenza dell’anno precedente. Nelle prime ore del mattino di domenica 2 settembre 1666, scoppio l’incendio che distrusse buona parte della City, nonostante le misure prese. Sir Christopher Wren la ricostruì in modo totalmente differente, con grandi vie e palazzi in stile neoclassico.

“Il Quinconce deriva dal latino quinque-uncia o cinque dodicesimi di oncia (un’unità di peso) e fu posto dai Romani per descrivere la disposizione di cinque alberi nella forma di un rettangolo, quattro occupandone i vertici e uno il centro, come i cinque punti di un dado. In questo modo un gran numero di quinconce continui produce lunghe file di alberi con l’effetto di una disposizione a graticcio.” Jeremiah S. Finch, “Sir Thomas Browne and the Quincunx” , Studies in Philology , Vol. 37, N. 2 (Aprile 1940) pp.274-282, University of North Carolina Press.

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