Cultura
Matrimonio di maggio, mese sfortunato
Lo sposarsi nel mese di maggio offenderebbe la Vergine Maria a cui tale mese è dedicato ma vi è anche una ragione più prosaica: maggio era il mese più adatto per la semina e per iniziare importanti lavori agricoli e tutte le braccia erano utili
16 maggio 2025 | 13:00 | Giulio Scatolini
Può sembrare ad alcuni strano, ma uno dei mesi ritenuto popolarmente più sfortunato, è il mese di maggio.
Un famoso proverbio siciliano infatti recita “La sposa majulina nun si godi la curtina” (la sposa di maggio non si gode il letto nunziale).
In particolare, sono in tale mese da evitare, secondo la scaramanzia, tutte le iniziative ritenute importanti come appunto sposarsi, cambiare casa, iniziare una nuova attività.
Forse all’origine di questa credenza vi è un motivo “pratico” ben preciso: maggio era il mese più adatto per la semina e per iniziare importanti lavori agricoli, quindi nelle famiglie contadine era necessario il contributo di tutti e anche un paio di braccia in più potevano rivelarsi fondamentali. E’ facile intuire perché tutte le altre attività potevano essere considerate frivole e dannose per la già precaria economia rurale. In relazione a questo stato di cose, esiste nella cultura popolare un altro conosciuto e minaccioso proverbio “Sposati di maggio e maledirai quel giorno”.
Inoltre esistono altre nefaste previsioni: i bambini nati di maggio saranno sempre un po’ malati, come i gatti (scusate l’improprio paragone) che non saranno neppure in grado di catturare i topi.
Non va tuttavia dimenticato che il mese di maggio è il mese della Madonna. Tuttavia queta ricorrenza religiosa cristiana presenta echi di esperienze cerimoniali e festive più antiche che si perdono nella notte dei tempi.
Molto probabilmente dobbiamo fare riferimento ad esperienze rituali pagane note come “ i maggi ”. Si tratta di manifestazioni ora inserite nelle pratiche del “Calendimaggio” (forse il più famoso è quello di Assisi).
Tali eventi sono così antichi che non si riesce più a ricordare, con memorie precise, la grande diffusione incontrata nel passato, dai tradizionali festeggiamenti praticati tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.
In verità “i maggi” ora sono espressioni alquanto articolate di gruppi organizzati dette badie o confraternite, associazioni laiche (perché d’origine pagana?), che si muovono all’interno delle locali comunità cantando e recitando, secondo un canovaccio, di origine appunto arcaico, via via nei secoli reinventato, costituito da filastrocche, poesie, canzoni, serenate e altre forme di ritualità orale, accompagnate da processioni e/o danze in costumi medioevali (o rinascimentali).
Questa occasione era, in tempi remoti, conosciuta come l’innalzamento dell’ “albero di maggio” poi, molto probabilmente, evolutesi nell’ “albero della cuccagna”. Tornando alle credenze di sventura legate al mese di maggio, scrive Alessandro Tassoni (La secchia rapita) che “in maggio si sentono gli asini cantar versi d’amore”, ricordandoci l’idea antica e diffusa che questo è il mese in cui i somari vanno in amore, e che in questo tempo è perciò sconsigliabile agli esseri umani di concepire bambini che altrimenti rassomiglierebbero a questi animali stupidi. In più aggiunge il Tassoni che “giovani di alta nobiltà essendosi maritati in quel mese, sono morti in pochissimi giorni: e questa osservazione più d’altra cosa ha introdotta tale usanza, di non prender sposa a maggio, fra loro”.
Agli studiosi che sostengono che lo sposarsi nel mese di maggio offenderebbe la Vergine Maria a cui tale mese è dedicato, Gaidoz fa notare che solo in epoca abbastanza tarda, e cioè a partire dagli inizi del XVIII secolo, il mese di maggio è stato dedicato alla Madonna e che pertanto non può essere determinato il costituirsi di una usanza che appare invece esistente in epoche certamente anteriori.
Trattasi ossia di una motivazione stabilita a posteriori che risulta già pienamente operante in epoca romana.
Scrive Ovidio nella sua opera “I Fasti” che il mese di maggio è consacrato ai morti e per questo non è propizio ai matrimoni e il proverbio che corre nella bocca della gente è: “Mense malum Maio nubere” (E’ male sposarsi il mese di maggio).
Ricordiamo infine che anche padre Michelangelo Carmeli, verso la metà del Settecento, riteneva che questo costume fosse stato portato dai pagani convertiti alla religione cristiana “e che poi li posteri l’abbiano imitato senza saperne il perché”.
Bibliografia
G.B. Bronzini. Vita tradizionale in Basilicata. 1964
Alfonso Di Nola. Lo specchio e l’olio. 1993
Alessandro Tassoni. La secchia rapita 1624. Ristampa non anastatica con supporto critico. 1985
Jean Chevalier Alain Gheerbrant. Dizionario dei simboli. 1987
Albergamo. Antropologia culturale e prelogica. 1968 Guidoz. Le mariage en mai. 1895 Carmeli. Storia di varj costumi sacri e profani dagli Antichi fino a noi pervenuti. 1761
Massimo Centini. Il libro delle superstizioni. 2000
Le Garzantine. Simboli 1991
Helmut Hiller. Dizionario della superstizione. 1993
Paolo Bartoli. Tocca ferro. 1994
Pitrè. Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano. 1978 Van Gennep. Manuel de folklore francais contemporain. 1949
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