Cultura

LO SGUARDO DI CARLOS SOLITO SUGLI OLIVI. GRAN PARTE DEI CONTADINI DENUNCIA SCARSA REMUNERAZIONE, MA RESTA IL FASCINO DI UN LAVORO ANTICO

Un tuffo nel mare verde degli ulivi, dove luci e silenzi sono scanditi da tempi lenti. Durate il continuo girovagare tra patriarchi secolari, trulli e masserie, lo spirito ispiratore rimane quello fanciullesco della scoperta

08 dicembre 2007 | Luigi Caricato

Carlos Solito è nato a Grottaglie, in provincia di Taranto, nel 1976. Ha viaggiato per ogni dove nelle vesti di fotoreporter, documentando abissi, fiumi sotterranei, voragini, ghiacciai, vulcani, deserti, cascate, canyon. Dall’Islanda al Mediterraneo, dall’Oceano Atlantico al Centro America, numerosi sono stati i reportage di mare, natura, avventura, viaggi, turismo e aspetti antropici. Con Olio e Mediterraneo. Viaggio nell'uliveto Puglia, edito da Atlante Libri, si è aggiudicato quest'anno il premio "Cultura dell'olio" a Bitonto.
Lavora per importanti riviste italiane e straniere, da PleinAir a Fare Vela, Mediterraneo, Ville e Casali, Rivista della Montagna, Alp, Monte Bianco, Natural Style, For Man Magazine, In Viaggio, Meridiani, Qui Touring, Vie del Gusto, A Tavola, Spazio Viaggi, Partiamo, La Nuova Ecologia, I luoghi dell’Infinito dell’Avvenire, Club 3, Voyage, Traveller, Adesso e molte altre
.



Che percezione hai avuto, da non esperto della materia, nel prendere in
considerazione l'uliveto della Puglia attraverso un libro di cui hai curato il testo e, ovviamente, le foto?

La Puglia è la mia terra. Il luogo ideale dove i miei pensieri amano veleggiare. E lo fanno sempre tra due mari. Non lo Ionio e l’Adriatico. Ma tra quello blu del Mediterraneo e quello argenteo degli ulivi. Tutta la mia infanzia e l’adolescenza hanno avuto come teatro di gioco e scoperta gli uliveti. L’ulivo è quindi il simbolo della mia vita paesana e speravo che un giorno qualcuno degli editori coi quali collaboro in Italia e all’estero mi chiedesse di realizzare qualcosa che avesse a che fare col più nobile degli alberi. E’ vero non sono un esperto della materia. Infatti tranne qualche approccio occasionale per la realizzazione di alcuni reportage non ho mai fatto un vero e proprio viaggio a 360 gradi nell’uliveto della mia regione. Durate il continuo girovagare tra patriarchi secolari, trulli e masserie lo spirito è stato quello fanciullesco della scoperta proprio quando coi miei nonni ci recavamo in campagna a raccogliere le olive. Un rito straordinariamente attuale che, grazie a Dio, per quanto sia stato soppiantato dalle raccolte meccaniche, resiste ancora in tanti angoli del Salento.

Che gente hai trovato davanti al tuo obiettivo? Agricoltori orgogliosi e
fieri del proprio lavoro o stanchi e amareggiati per la scarsa considerazione del proprio lavoro?

L’uomo ha un pregio: lamentarsi. Indistintamente e per qualsiasi occasione, la cosa che più viene meglio all’essere umano è quello di dire “stavamo meglio quando stavamo peggio”. Nonostante le condizioni lavorative dei contadini pugliesi non erano delle più rosee per i primi 50 anni del secolo scorso, quelli di oggi alludono ai tempi paradisiaci dei propri genitori. Si sa non si apprezza mai qualcosa fin quando non la si perde. Ovviamente non c’è da fare di tutta l’erba un fascio. Dal Gargano al Salento i contadini che ho avuto la fortuna di incontrare, parlare e passegiare tra gli ulivi secolari sono tanti. Beh, gran parte di loro denuncia che la quantità e la qualità del lavoro svolto (dalla potatura alla tipologia di raccolta) non sempre viene ripagata coi guadagni delle vendite delle olive. Tutti però, proventi a parte, sono fieri di ciò che fanno e soprattutto di mordere una fetta di pane con olio extra vergine d’oliva appena spremuto.

Come mai un libro sulla Puglia dell'olivo e dell'olio. E' stata una tua personale necessità, per raccontare la tua terra, o un lavoro che ti sei trovato per caso, senza cercarlo?
Come ho già detto, speravo che prima o poi mi capitasse un’occasione del genere nella quale immergermi per ridare materia ai ricordi e scoprire questa fantastica eredità lasciataci dai nostri padri. Il progetto è stata un’idea dell’editore Claudio Leonardi di Atlante Libri a cui sono molto grato per avermi dato la possibilità di esprimermi con testi e fotografie su un argomento della mia terra così attuale tanto quanto è antico. Poi la lavorazione è stata come fare un viaggio in un mondo a parte dove luci e silenzi sono scanditi da tempi lenti. Lentissimi come il crescere e avvitarsi degli ulivi. Infine un grazie di cuore lo rivolgo a te, per la tua attenta supervisione al lavoro che ha fatto maturare una presentazione all’opera davvero interessante. Grazie lo rivolgo anche a Marina Cepeda Fuentes, squisita giornalista di Radio Rai e scrittrice, che ho conosciuto casualmente tra le vie affollate di Siviglia in Andalucia durante la realizzazione di un reportage sui riti della Semana Santa. Sua è la prefazione dell’opera.

Rispetto ad altri paesaggi olivetati che hai fotografato altrove, in altri Paesi del Mediterraneo, che cosa contraddistingue in particolare la Puglia? Cosa caratterizza la Puglia?
Beh, lo ammetto, non posso non essere di parte nel rispondere a questa domanda. La Croazia, la Grecia, la Spagna, la Francia e ancora il nord Africa sono luoghi unici. Pieni di tutto. Ma per quanto li abbia visitati, di loro non conosco bene l’aria salsa e la luce che acceca nella mia Puglia. Sai, la differenza è sottile, quasi impercettibile, anche perché tutti i paesi del Mediterraneo sono il Mediterraneo, sono una regione geografica che prescinde dai confini di Europa, Africa e Asia. Praticamente il “continente liquido” di Fernand Braudel e “il sesto continente” di Halikarnas Balikcisi.


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