Cultura
RITORNO AL FUTURO. UN VIAGGIO NEL TEMPO ALLA SCOPERTA DI VINI ANTICHI
Un singolare excursus di cui ci riferisce Monica Sommacampagna, tra testimonianze archeologiche, dati scientifici e peculiarità viticole nazionali e internazionali, dalla Georgia alla Grecia, dalla Sicilia alla Sardegna, fino alla Valpolicella. Per poi approdare a esperienze di marketing e di comunicazione
28 aprile 2007 | Monica Sommacampagna
In un momento storico segnato da accesa competizione e da grandi incertezze guardare al passato della viticoltura potrebbe sembrare unâoperazione accademica e superflua. Un aristocratico divertissment per nostalgici o per eruditi.
Ma la vita ci insegna ogni giorno quanto la storia sia connessa alla nostra identità . E, soprattutto, come, a partire dalla consapevolezza della sua importanza, possiamo non solo difenderci, ma guardare avanti, affrontare nuove sfide e vincerle.
Molto attuale, in questo senso, il messaggio che è emerso dal convegno âArcheo-vini: viaggio nel tempo alla scoperta di vini antichiâ organizzato il 20 aprile a Villa Quaranta, a Ospedaletto di Pescantina, da Comune di San Pietro Incariano, di Negrar, Provincia di Verona e Consorzio Tutela Vino Valpolicella Doc.
Un singolare excursus tra testimonianze archeologiche, dati scientifici e peculiarità viticole nazionali e internazionali, dalla Georgia alla Grecia, dalla Sicilia alla Sardegna, fino alla Valpolicella. Per poi approdare a esperienze di marketing e di comunicazione che fanno pensare.
Il docente dellâUniversità degli Studi di Milano Attilio Scienza ci ha, innanzitutto, invitati a non dare niente per scontato. Se un tempo, infatti, si pensava che il Caucaso, risparmiato dagli effetti delle glaciazioni, fosse la culla di una viticoltura âdi razzaâ, in questi ultimi anni le evoluzioni della biologia molecolare e dellâantropologia hanno individuato la presenza di incroci e contaminazioni e riportato lâattenzione su un processo tuttâaltro che passivo di acquisizione di tecniche di coltivazione della vite e di vinificazione dellâuva da parte dellâOccidente. In base a questo principio, ogni viticoltura può ritenersi originale e gli assortimenti varietali locali devono essere considerati autoctoni, ovvero almeno in parte derivanti dalla domesticazione delle viti selvatiche locali.

Peculiare e preziosa la storia della viticoltura della Georgia, antico centro di origine e di domesticazione della vite. Le giare di ceramica risalenti a otto mila anni di cui ha parlato David Maghradze, dellâistituto di frutticoltura, viticoltura ed enologia di Tbilisi, insieme alla biodiversità del germoplasma georgiano della vite, costituiscono peculiarità di non poco conto. Ulteriore curiosità : nellâantichità le giare vinarie venivano interrate per proteggere il vino dalle variazioni climatiche. Unâusanza che si è trasmessa fino ai giorni nostri.
Ben 540 i vitigni presenti in Grecia oggi. E la storia ci riferisce di vini addizionati con miele, oppure con acqua di mare, o con resina.

Gianni Lovicu, del Centro Regionale Agricolo di Cagliari, ha evidenziato la presenza, oggi, di vite selvatica in Sardegna: arbusti che costituiscono âforeste viticoleâ tutte da domesticare e dalle quali il Cras ha effettuato una vinificazione pilota, rinvenendo nel vino che se ne ottiene unâeccezionale concentrazione di polifenoli.
Fin qui le testimonianze. Le curiosità . Lo straordinario patrimonio di varietà viticole italiane. Gli autoctoni su cui, come sottolineava Emilio Pedron, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, occorre puntare, perché la filosofia della globalità a tutti i costi sta perdendo terreno nel mondo. E in Cile, questâanno, lâuva è rimasta sulle viti. Mentre lâAustralia comincia a copiarci lâapproccio legato alla peculiarità del territorio.

Valorizzazione sì, ma attenta e sempre in relazione a un contesto attuale. Josè Rallo, dellâazienda Donnafugata, ha invitato il pubblico a verificare la validità dei vitigni da recuperare da un punto di vista enologico, a tenere conto dei costi e dei benefici. E ha sottolineato lâimportanza di investire in una comunicazione di marketing volta a rendere facilmente fruibile e comprensibile anche al consumatore meno esperto lâunicità del prodotto legato al territorio.
Lâoriginalità , insomma, può essere vincente non se concepita come velleità stilistica, ma se basata sullâautoctonicità , sulla qualità , sul valore del territorio e sulla solidità della storia, rapportati al presente.
Un patrimonio non clonabile e che molti invidiano, ad esempio, al nostro Paese.
Il mercato, oggi rappresentato da consumatori sempre più critici ed esigenti, prima o poi smaschera i bluff. Come dimenticare, del resto, nel film Blade runner, lo sguardo smarrito e disperato del replicante allorché si rende conto di non poter dimostrare la sua presunta umanità con una storia credibile ma, soprattutto, vera?
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