Cultura
Il mondo del vino investe in cultura
La ventinovesima edizione del Premio Masi ha puntato su chi sviluppa buone idee per le sorti del destino umano. Sono cinque i personaggi che hanno firmato, come da tradizione, la botte di Amarone. Per Peter Esterhazy la viticoltura ha molti punti in comune con l’arte di scrivere
02 ottobre 2010 | Monica Sommacampagna
Ventinovesima edizione per il Premio Masi, che nel tempo ha riconosciuto lâimpegno e la sensibilità artistica di oltre cento veneti, e decima edizione per il Premio dâoro Grosso veneziano, destinato a personaggi che hanno diffuso nel mondo un messaggio di solidarietà , progresso civile e pace. Questi i numeri di un Premio che si prepara, lâanno prossimo, a raggiungere il suo trentennio, e che è nato dalla Fondazione Masi, legata allâazienda agricola Masi di Gargagnago, in provincia di Verona, e presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti.
Quali i premiati di questa edizione, ancora una volta dedicata, come ha sottolineato Sandro Boscaini, presidente di Masi, âa personaggi che hanno le loro radici nel territorio venetoâ?
Sono cinque i personaggi che hanno firmato la botte di Amarone Masi questâanno: il Grosso dâoro veneziano è andato allo scrittore ungherese Peter Esterhazy, il Premio internazionale Masi per la Civiltà del vino al Metropolita georgiano Sergi di Nekresi, mentre i Premi Masi per la Civiltà Veneta sono stati attribuiti al disegnatore e autore satirico Francesco Tullio Altan, allâimprenditrice farmaceutica Diana Bracco de Silva e al violoncellista Mario Brunello. Tutti protagonisti di un talk-show nel pomeriggio di sabato 25 settembre al Teatro Filarmonico di Verona, che ha visto alla conduzione la giornalista Monica Rubele e nei panni di intervistatori Isabella Bossi Fedrigotti, Demetrio Volcic e lâattore Marco Paolini,
Peter Esterhazy. Scrittore ungherese autore di numerosi romanzi legati alla tradizione letteraria mitteleuropea, ha dichiarato: âChi dice che è morto il romanzo? Il romanzo è in agonia ma in questa agonia gode di buona saluteâ. Invitato ad approfondire alcuni temi della sua ultima opera Armonia Coelestis, dedicata alla sua nobile famiglia sopravvissuta ai duri anni di regime comunista, ha sottolineato come la narrazione si sia intrecciata con precisi ricordi legati al periodo vissuto sotto la dittatura: âEravamo talmente poveri che non avevamo quasi niente da magiare. Ma mia madre amava la forma, era nata nellâaristocrazia, e ci descriveva ogni pietanza come se fosse stata una portata da grande ristorante. Peccato che il vino fosse uno Chateauâ¦schlecht (cattivo)!â. Affascinato dalla viticoltura, ha commentato che ha numerosi punti in comune con lâarte di scrivere: âogni giorno ti alzi presto e saluti ogni parola proprio come il viticoltore fa con le sue vitiâ.
Il Metropolita Sergi dellâEparchia di Nekresi. Riconosciuto per il suo contributo alla valorizzazione della viticoltura della Georgia nonostante la difficile situazione politica e lâembargo imposto dalla Russia, ha raccontato come sia nata la sua vocazione religiosa. Complice è stata la visione durante unâanestesia che lo ha indotto a seguire Dio senza indugi. Tra le sue frasi più attuali la condanna del fanatismo religioso: âChi serve Dio ne conosce la bontà . Lâaggressività mirata a difendere un credo è inutile: se infatti la volontà di Dio è di far sparire una religione, ciò succederà , indipendentemente da ogni moto violentoâ.
Francesco Tullio Altan. Apprezzato come uno dei maggiori vignettisti e cartoonist italiani, autore dallâoperaio veterocomunista Cipputi alla simpatica cagnolina Pimpa, ha raccontato al nostro sito come è nata la sua vocazione fumettistica. âPer caso: con la nascita di mia figlia Kika. Ricordo che disegnavo le avventure di Pimpa con lei sulle ginocchia e giocavamo insieme. Fu il mio agente a spingermi a proporla al âCorriere dei Piccoliâ, iniziai nel 1975â. In Pimpa Altan ha riprodotto il mondo âcosì come mi sembra di capirloâ. Ora che ha una nipotina di 4 anni, Olivia, il gioco continua, e lâha rappresentata nel cartoon sul giornalino âLa Pimpaâ con un nuovo personaggio: Olivia paperina.
Diana Bracco de Silva. Presidente e amministratore delegato del Gruppo Bracco, un colosso con circa 2.800 dipendenti e un miliardo di euro di fatturato, questa signora della Farmaceutica è anche vicepresidente di Confindustria con delega per Ricerca e Innovazione e per lâExpo 2015. Reduce dal viaggio in Cina per lâExpo 2010 ha ricordato alcune caratteristiche dellâedizione a Milano, stuzzicata da Marco Paolini, che ha sottolineato la particolarità del progetto dedicato agli orti mondiali frutto dellâiniziativa di Carlo Petrini, patron di Slow Food. Tema saliente: lâalimentazione in tutte le sue sfaccettature, da quelle sociali a quelle nutrizionali e gastronomiche.
Mario Brunello. Ha suscitato emozione in platea con la sua performance con il violino questo artista balzato alla notorietà mondiale nel 1986 per aver vinto il prestigioso premio Chaikovski e che ama suonare in ambienti inediti: dal Monte Fuji al deserto africano. Trevigiano e amante, oltre che della sua arte, anche dellâidea âdi mettere le mani nella terraâ per coltivare radicchi, si è definito prima di tutto un âinterpreteâ: âcalco alcuni passaggi in uno spartito che magari gli autori hanno lasciato âtrasparentiâ. E ha aggiunto: âLa libertà che offre la musica, anche alle giovani generazioni, non ha uguali: ha il potere di aprire mondi allâinterno delle mentiâ.
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