Mondo Enoico

Il primato del vino italiano in Canada, le ragioni di un successo

A metà anni ’80, il vino italiano deteneva una quota intorno al 6-7%, ma la Francia aveva in mano il mercato. Ogni goccia di alcol era, ed è, nelle mani del governo. Il lavoro costante di Enoteca Italiana, e la consapevolezza acquisita dai ristoratori, hanno dato luogo al grande riscatto. Il racconto di Pasquale Di Lena

15 maggio 2010 | Pasquale Di Lena



È da un paio di anni che aspetto di leggere questa notizia, dopo aver avuto, fino alla mia permanenza, primavera 2004, all’Ente Mostra Vini – enoteca Italiana, gli aggiornamenti dal Liquor Control Board dell’Ontario, organismo, anche, di coordinamento dei LCB di tutte le provincie canadesi.

Un percorso lungo, che parte nel 1996, grazie - bisogna dirlo perché è la verità - alla tragedia metanolo, quando tutte le aziende che, tramite l’Ice, si erano prenotate al grande evento della 1° Fiera dell’agroalimentare, la Food Pacific, a Vancouver, nella provincia della British Columbia, subito dopo l’Expo che, poco tempo prima, aveva visto la bellissima città protagonista.

Tutte le aziende - quelle poche che allora esportavano, da annoverare tra i”grandi marchi” di ieri e di oggi – tranne, se ricordo bene, la Lungarotti, avevano ritirato la propria adesione, lasciando vuoto lo spazio prenotato dal nostro Istituto del Commercio Estero.

Ricordo l’invito a rendere protagonista l’Enoteca italiana dell’allora responsabile dell’agroalimentare dell’Istituto prima citato, Lillo Gasparro. Un invito rivolto al presidente dell’Enoteca, Riccardo Margheriti, da poco arrivato a sostituire Mencaraglia, l’uomo che aveva mantenuto in piedi il tempio del vino italiano, nonostante il fastidio de “i grandi marchi”, consegnandolo nelle mani dell’allora senatore Margheriti, che ha saputo cogliere il duro lavoro del suo predecessore, per rilanciarla invece di chiuderla, così come speravano “i grandi marchi” e non solo.

Scrivo questo per far capire la situazione, per niente facile, che viveva l’ente senese nella metà degli anni ’80, consegnato ormai moribondo a Mencaraglia, un uomo di straordinaria cultura messa a disposizione della politica e dell’amministrazione pubblica ai livelli alti, nella veste di senatore, sindaco e presidente della Provincia di Siena, che ho avuto la fortuna di avere come maestro all’inizio della mia avventura all’Enoteca. Ebbene, il senatore Margheriti, che aveva prontamente raccolto il testimone lasciato dal suo predecessore, facendo propria la volontà di rilancio dell’Enoteca, dopo aver ascoltato attentamente Gasparro, dà il proprio assenso alla partecipazione dell’Enoteca alla prima edizione della Food Pacific di Vancouver, la città capitale della Britisch Columbia, una delle dieci Provincie, posta a ovest, che, insieme a tre territori, formano il Canada.

C’è da dire che, nel mese di gennaio del 1986, cioè qualche mese prima, il presidente Margheriti aveva dato all’Enoteca la possibilità di vivere la sua prima esperienza all’estero. La bella presentazione-degustazione dei vini e dell’agroalimentare italiano, nel Palazzo del Parlamento d’Europa di Strasburgo, ai 500 parlamentari rappresentanti dei 25 paesi del Consiglio d’Europa. Grazie alla parola data ed all’impegno preso dal neo presidente Margheriti è stato possibile organizzare una spedizione e raggiungere la stupenda e incantevole Vancouver, la città del Pacifico, situata, di fronte all’Isola di Vittoria, e, poco sopra Seattle, la capitale dello Stato di Washington, che, allora, non aveva ancora festeggiato i cento anni di vita.

Una stupenda avventura, che si è trasformata in una grande lezione per l’Enoteca Italiana, e, soprattutto, in una grande opportunità per i piccoli grandi vini italiani, che hanno avuto, così, la opportunità di farsi conoscere da un mondo di operatori della ristorazione, principalmente italiana, che aveva vissuto un particolare successo all’expo. Soprattutto con un giovane chef Prevedello, un veneto molto vivace e capace, che, come altri ristoratori non conoscevano questi nostri vini, ma solo quelli delle poche grandi marche che, allora, continuavano a puntare più sulla quantità che sulla qualità.

Una grande opportunità, dicevo, stimolata dalla presenza dell’Ambasciatore italiano a Ottawa, che, quando scopre l’Enoteca e interpreta il particolare e fondamentale ruolo della struttura senese, ordina una selezione dei vini dell’Enoteca per metterla a disposizione dei suoi ospiti che, fino ad allora, alimentava con piatti della nostra cucina ai quali, però, abbinava vini francesi.

Alla fine del 1986 l’Enoteca torna in Canada grazie all’invito del responsabile dell’ufficio Ice di Toronto, dr. Scrocca, e, da quel momento, inizia un programma di presenze, ripetute nel corso degli anni successivi, con una intensa attività di pubbliche relazioni, che hanno permesso di coinvolgere i più importanti operatori del mercato, la grande ristorazione, opinion leader e i media con i più noti e accreditati giornalisti di enogastronomia; fare squadra con il Ministero dell’Agricoltura (oggi Mipaaf), l’Ice, l’Alitalia, la Regione Toscana e altre regioni e il Monte dei Paschi di Siena che, a queste avventure dell’Enoteca, ha dato un sostanziale contributo; programmare attività e iniziative non solo in Canada, ma, anche, all’Enoteca italiana e nelle nostre regioni vitivinicole, non solo le più note, per esempio l’Abruzzo che l’Enoteca, grazie agli assessori regionali che si sono dati il cambio negli anni ’80 ed al suo Ente di Sviluppo, porta all’attenzione del mercato.

In quel tempo, metà anni ’80, il vino italiano deteneva una quota che si aggirava intorno al 6-7%, pari ad un solo vino schifoso francese (le plat d’or), con la Francia che aveva in mano il mercato, dove ogni goccia di alcol era, ed è, nelle mani del governo, centrale e provinciale.
La presenza costante dell’Enoteca e la consapevolezza acquisita in poco tempo dai ristoratori di poter avere anche dall’Italia grandi vini, hanno in poco tempo fatto salire il prestigio e la presenza dei nostri vini, non senza il disappunto de “i grandi marchi”, che vedevano nella iniziativa della bella struttura senese una presenza fastidiosa e, nei vini che essa proponeva, una concorrenza inaccettabile.

Ma, e per fortuna, l’Enoteca, con questa sua grande opera promozionale, non al servizio dei pochi eletti ma dei bravissimi vitivinicoltori italiani, era riuscito certo a crearsi qualche maledizione ma, contemporaneamente, anche a farsi tanti tanti amici, ai quali bisogna essere grati per tutto quello che hanno dato al vino italiano ed ai suoi territori di origine.

Dal 1986 al 1995 l’Enoteca non ha perso una battuta, dando un contributo notevole alla fama del vino italiano ed alla sua presenza sul mercato canadese, tant’è che, quando sono rientrato nel mio ruolo di segretario generale dell’Ente Mostra Vini, dopo sei anni di aspettativa, subito sono stato contattato dal presidente e direttore del Liquor Control Board dell’Ontario, Mr. Andrew Brandt, con una lettera che mi informava, quale responsabile dell’Enoteca, della scalata dei nostri vini e dell’avvicinamento a quelli francesi e mi pronosticava un prossimo sorpasso che, le notizie stampe della scorsa settimana, ci dicono ormai avvenuto.

I grandi marchi, e non solo, anche i piccoli e l’insieme del mondo del vino, dovrebbero ringraziare Riccardo Margheriti e l’Enoteca, gli enti che ad essa hanno dato fiducia e sostegno, anche per la lezione offerta e cioè di aver fatto capire al mondo del vino, soprattutto “i grandi marchi”, che la qualità era da privilegiare alla qualità, non foss’altro che per il rispetto della fama antica di un paese, che è sempre stato il Paese del Vino.

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