Mondo Enoico

“Bere bene, per bere poco”. I valori del vino si fondano su idee ben solide

Per smarcarsi dall'ondata di neoproibizionismo, ci vogliono soluzioni credibili. L’educazione al bere consapevole per prevenire abusi è la strada maestra. E così un'antica iniziativa di Pasquale Di Lena per l'Enoteca Italiana di Siena è stata oggi ripresa dall'Unione italiana vini

13 giugno 2009 | Pasquale Di Lena



L’Unione Italiana Vini, l’associazione di categoria più rappresentativa nel mondo del vino, ha diffuso un comunicato (puntualmente pubblicato da Teatro naturale la settimana scorsa: link esterno), che riporta la proposta del suo Presidente, Andrea Sartori, di una “Scuola di educazione al gusto” che, attraverso analisi sensoriale e percorsi didattici on-line conduca i ragazzi alla riscoperta delle emozioni, che offre il vino con i suoi colori, profumi e sapori, ma, anche, l’invito al Ministero delle Politiche Agricole, a quello della Salute, della Gioventù e della Pubblica istruzione a dar vita ad un tavolo permanente sul “bere consapevole”.

La lettura del comunicato mi ha fatto tornare indietro di qualche anno, precisamente nel 2002, quando ho predisposto e messo a disposizione dell’Enoteca Italiana di Siena, che allora dirigevo, il progetto esecutivo “Vino e Giovani” e realizzato, a sostegno dello stesso, l’idea della “formazione a distanza”. Con queste due iniziative la nobile istituzione senese confermava quella sua caratteristica, ereditata dall’esperienza dell’Ente Nazionale Mostra Vini tipici e di pregio, nato nel lontano 1933, di anticipare i tempi e di segnare, selezionando e promuovendo la qualità, soprattutto quella contrassegnata dalle doc e docg.

Oggi, l’Enoteca Italiana di Siena, con la riproposizione del progetto “Vino e Giovani”, torna in mezzo ai giovani, che hanno più di 18 anni, per riprendere il dialogo interrotto nel 2005, con le Viniadi, un vero e proprio Campionato Nazionale Degustatori non Professionisti, in programma in questi giorni, nelle 20 regioni italiane. Domenica ho avuto modo di seguire le Viniadi che si sono svolte presso la bellissima enoteca “Terra mia” che Bobo, straordinario cuoco famoso soprattutto per la sua cucina a base di pesce, ha realizzato di fronte al suo ristorante Ribo nel Comune di Guglionesi in provincia di Campobasso.

Ho avuto modo, così, di registrare il successo della gara che si è svolta in Molise e di verificare la bravura dei tre vincitori che parteciperanno ad una delle due semifinali, in programma a settembre in una regione del centro sud.
Un’età media di trent’anni, con una significativa presenza femminile, a dimostrare l’interesse della donna per il vino.

Il successo, dicevo, della gara dell’altro giorno nel piccolo Molise, ha confermato la bontà dei risultati ottenuti dalle Viniadi nelle due precedenti edizioni, proprio nel senso della educazione al bere consapevole, dimostrando che il vino, quale espressione importante del territorio e, quindi, di una cultura e di una storia, è la sola bevanda che può raccontare ai giovani il valore ed il significato della sobrietà.

Così mentre l’Unione italiana vini, alla fine della settimana scorsa, lanciava, con un comunicato stampa, la sua proposta di una “Scuola on-line di educazione al gusto”, l’Enoteca Italiana rilanciava il suo progetto “Vino e Giovani” con la singolare gara “le Viniadi” , riservata agli eno-appassionati non professionisti per vivere, attraverso di essa, l’emozione di una degustazione.

In pratica la proposta Uiv richiama “Vino e Giovani”, visto che questa iniziativa, pensata anni fa, si è posto come obiettivo, la sobrietà, cioè il consumo moderato e consapevole del vino attraverso la formazione e la informazione, puntando sugli aspetti che il territorio esprime, che, come prima dicevo, sono la storia e la cultura di questo prodotto simbolo del “Made in Italy”, ma anche ambiente, paesaggio, tradizione, gastronomia.

Elementi che fanno del vino è uno straordinario protagonista, tant’è che, diversamente da tutte le altre bevande, compresa la birra, esso diventa occasione di convivialità, che in un modo dove l’urlo sostituisce il silenzio, vuol dire dialogo, il modo migliore di stare insieme e fare comunità.

Sta qui, in questa sua capacità, il successo registrato, nelle due precedenti edizioni, da “Vino e Giovani” nel suo rapporto con le nuove generazioni, che, non a caso, ha come messaggio “Bere poco, per bere bene” o, se si vuole, “Bere bene, per bere poco”, cioè l’invito alla moderazione per cogliere il valore della qualità, che solo l’origine dà.
E, non volendo dimenticare, l’educazione a distanza portata avanti dall’Enoteca, chiedo: ha significato creare doppioni? Non sarebbe meglio, visto il ruolo ed il prestigio delle due istituzioni, aprire un dialogo per vedere come collaborare per il raggiungimento di un obiettivo comune, che è quello della educazione al bere consapevole per prevenire gli abusi e godere, così, i piaceri del vino?

Dico questo perché so che l’esperienza maturata dall’Enoteca con “Vino e Giovani” è, diventata, un esempio alto di comunicazione istituzionale, un patrimonio importante, che ha ancor più significato se messo a disposizione di quanti operano nel mondo del vino e per il vino.

Cominciando subito a collaborare si arriva prima alla istituzione di un tavolo permanente sul “bere consapevole”, che riguarda l’intero mondo dei consumatori, soprattutto quelli giovani che, se protagonisti, sanno apprendere, attraverso il vino, il valore della sobrietà.

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