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Export vino italiano. Calo in quantità, aumento in valore

Un andamento solo in apparenza contraddittorio, nei primi cinque mesi del 2008. Ci si deve preoccupare - sostiene Di Lena - perché si perdono quote di mercato, ripagate (non ovunque) dall’aumento del prezzo medio del vino

13 settembre 2008 | Pasquale Di Lena



A Maggio, secondo l’Istat, e dai dati elaborati da Carlo Flamini per "FocusWine", l’Italia ha esportato oltre 7 milioni di ettolitri di vino, un dato che se confrontato con quello registrato nello stesso periodo del 2007, dice che abbiamo perso quote di mercato per un mezzo milione di ettolitri, cioè - 7,4%, che non è poca cosa.

Di fronte a questo dato negativo, sempre nei primi cinque mesi dell’anno, c’è che gli incassi continuano a crescere del 7,6% per un valore complessivo superiore a1,4 miliardi di euro, che, anche qui, non è poca cosa. Sul mercato Ue si registra un + 9% per 765 milioni di euro complessivi e un +6% nei Paesi terzi per 655 milioni di euro.
Dal confronto di questo due dati è chiaro che i Paesi terzi pagano di più e meglio.

Un dato solo in apparenza contraddittorio, che si spiega con un aumento del prezzo medio del vino sui mercati esteri, superiore, per la prima volta ai 2 euro/litro.

Il mercato che segna una perdita maggiore di volumi esportati è quello della Ue, fermo a 5 milioni di ettolitri (-10%), a fronte dei Paesi terzi che segnano un dato positivo (+1,4%) per quantitativi complessivi pari a 2 milioni di ettolitri.

La mazzata più forte arriva dalla Francia con un -32% di quantitativi importati e un -6% in valori; a seguire la Russia (- 26% e -8%); l’Austria (-25% e - 6%); la Germania (-11% , però con un +4%); Stati Uniti (-3% e -2%). L’aumento più consistente del valore (+ 17%) si registra nel Regno Unito con gli stessi quantitativi dello scorso anno.

Un dato non tranquillizzante per i nostri produttori, soprattutto quelli del meridione, che vedono una ripresa consistente dei quantitativi che si andranno a vendemmiare ciò che porta a maggiori difficoltà di fronte alla perdita di quote di mercato, soprattutto nei paesi tradizionali importatori dei nostri vini.

Le grandi performance, sia in quantità che valori, in Cina e in India, nei Paesi Scandinavi, ad eccezione della Finlandia, e in Canada (+7% e +12%).

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