Mondo Enoico 12/01/2022

Riutilizzare gli sfalci di potatura del vigneto nella filiera agroenergetica

Riutilizzare gli sfalci di potatura del vigneto nella filiera agroenergetica

E' possibile in aziende di piccole-medie dimensioni produrre energia per gassificazione, così producendo energia elettrica, calore e biochar riutilizzabile in agricoltura in una logica di economia circolare


Il problema del riciclo degli scarti coinvolge anche il settore del vino: infatti dal vigneto alla bottiglia si sviluppano percorsi dove è importante, in ottica di economia circolare, riutilizzare anche gli scarti, puntando sulla differenziazione e sulla valorizzazione dei sottoprodotti. Per esempio ci sono due momenti diversi della catena di lavorazione dell’uva e della produzione del vino che producono scarti: gli sfalci di potatura nel vigneto, una volta terminata la vendemmia, e le vinacce.
Il PSR misura 16 della Regione Emilia Romagna ha preso in considerazione proprio questo obiettivo: la valutazione e l'applicazione di innovative soluzioni tecniche per l'utilizzazione degli scarti e dei sottoprodotti della filiera vitivinicola per scopo energetico, nutraceutico e agronomico,  lavorando in un'ottica di economia circolare.

Il progetto Go Val.So.Vitis, ha considerato la catena della viticoltura che include anche i processi di distillazione e trasformazione dei sottoprodotti e degli scarti per l'ottenimento di altri prodotti, anche di pregio. In particolare, il Go ha voluto sperimentare e mettere in pratica alcune soluzioni innovative per l'utilizzo di alcuni sottoprodotti della filiera vitivinicola:

·        recupero e valorizzazione di foglie e vinacce per estrazione di composti bioattivi;

·        recupero e gassificazione di sarmenti e vinacce esauste a fini energetici;

·        recupero e riutilizzo di ceneri e biochar per uso agronomico;

·        estrazione del rame dalle ceneri e dal biochar ottenuti dal processo di gassificazione.

Le potature annualmente possono rappresentare un problema per il loro smaltimento, oggi soprattutto dal punto di vista ambientale. Nel caso della bruciatura in campo, la CO2 rilasciata dalla combustione non controllata contribuisce a peggiorare la qualità dell'aria, a cui si aggiungono polveri sottili e composti volatili del carbonio riconosciuti come cancerogeni. Nel progetto, lavorando con aziende medio e piccole si sono valutare macchine di piccola taglia per la gassificazione, cioè il processo termo chimico che converte un combustibile solido in un gas, la cui applicazione più diffusa è l'alimentazione di motori a combustione interna, che non rilascia polveri sottili e composti organici del carbonio. Dal processo si ottengono energia elettrica, calore e biochar (carbone vegetale che si ottiene dalla pirolisi da biomassa vegetale). La macchina provata è di piccole dimensioni, flessibile nel combustibile in ingresso, ma che richiede una manutenzione giornaliera da parte dell'operatore. Nel progetto, grazie a una rotoimballatrice Caeb (macchine agricole di Bergamo) appositamente messa a punto i sarmenti sono stati raccolti in balle, che sono state lasciate in rimessa o a bordo campo per asciugare naturalmente in un paio di mesi. Questo è un passaggio importante perché il gassificatore richiede materiale con meno del 20% di umidità. Successivamente il materiale è stato macinato e trasformato in pellet di vite utilizzato per alimentare il gassificatore. Si ottengono così gas di sintesi utile per avviare un motore a combustione interna collegato a un generatore che produce energia elettrica. Inoltre, è prodotta biomassa carbonizzata che rappresenta il biochar. Una parte del progetto ha cercato anche di valutare la quantificazione del rame presente nel biochar e la ricerca di un modo efficace per la sua estrazione non solo come rame metallico, ma ad esempio come cloruri metallici contenuti negli antiparassitari utilizzati in vigneto. Infine, è stata effettuata una valutazione agronomica ed enologica del biochar ottenuto dai sarmenti di vitigni locali. Le prove sono state condotte in due vigneti (Tebano, in provincia di Ravenna, su vigneto varietà Sangiovese e Rio Saliceto; Reggio Emilia su vitigno varietà Lambrusco Salamino).

di Marcello Ortenzi