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ANDAMENTO PREOCCUPANTE DELLE INFEZIONI DI PERONOSPORA, CON LE PIOGGE TENDERANNO AD AUMENTARE

E’ già allarme in alcune Regioni italiane, come Sicilia e Toscana, dove il patogeno si è presentato particolarmente aggressivo e diffuso. A scatenare l’attacco della peronospora, fungo che resta allo stato latente anche d’inverno, sono le temperature primaverili, l’umidità e lo sviluppo dei tralci della vite

02 giugno 2007 | R. T.

Il fungo minaccia il raccolto di uve della provincia di Trapani. Secondo gli agronomi potrebbe andar perso il 70% del prodotto. Il presidente della Provincia, Antonio d’Alì, ha raccolto il grido d’allarme lanciato dagli agricoltori, dagli imprenditori agricoli e dai rappresentanti sindacali di categoria ed ha chiesto al presidente della Regione, Salvatore Cuffaro di proclamare lo stato di calamità naturale a causa della peronospora della vite.
Il clima invernale e quello primaverile hanno creato condizioni concomitanti che hanno favorito sulle piante di vite lo sviluppo del fungo plasmophora viticola, la peronospora. Il perdurante clima umido inoltre ha reso vano il trattamento fitologico a difesa delle piante e delle uve.
Gli agronomi prevedono una catastrofica riduzione del raccolto con perdite che possono giungere anche al 70% nelle aree maggiormente colpite.

Le stazioni dell’Arsia a Barberino, Greve In Chianti, Lamole, Sambuca, Tavarnelle, Pelago, Poggio a Remole, Gambassi Terme, in provincia di Firenze, hanno infatti rilevato condizioni idonee all’avvio dell’infezione primaria, fra il 30 aprile e il 1 maggio, con un 20 per cento di sviluppo del fungo nel giro di 48 ore. Lo stesso è avvenuto per numerose stazioni di rilevamento delle province di Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia e Siena.

A rischio sono tutte quelle viti per cui non siano già stati effettuati i trattamenti contro la peronospora. L’infezione primaria è la peggiore e una volta sviluppata è difficile da combattere.
A scatenare l’attacco della peronospora, fungo che resta allo stato latente anche d’inverno, sono le temperature primaverili, l’umidità e lo sviluppo dei tralci della vite.

Peronospora della vite
Questo fungo è stato importato in Francia dall'America alla fine del XIX secolo. Insieme all'oidio, la peronospora rappresenta una delle più gravi e diffuse avversità della vite.

Sintomi
Le foglie sono colpite a partire dai 5-6 centimetri quadri di superficie. Inizialmente compaiono, sulla pagina superiore, delle chiazze traslucide simili a "macchie d'olio". In seguito, se l'umidità relativa è elevata, in corrispondenza delle chiazze d'olio, sulla pagina inferiore della foglia compare uno strato muffoso grigio-biancastro (forma "palese"). Se invece l'umidità relativa è bassa, la muffa non si forma (forma "larvata").
Sintomo finale è la necrosi dei tessuti fogliari, con successivo disseccamento.
I grappolini infettati assumono la tipica forma a "S", con rachide lessato e infine disseccano. Un altro sintomo che si può osservare sull'infiorescenza è la comparsa della muffa. Gli acini vengono colpiti quando non sono più grossi di un pisello, imbruniscono, disseccano, cadono.

Controllo
La segnalazione di avvio dell’infezione si basa su un preciso modello computerizzato, che rileva i dati relativi a pioggia caduta nell’arco delle 48 ore, temperatura e situazione fenologica del vigneto. E’ la cosiddetta regola dei tre 10: più di 10 millimetri di acqua, temperatura minima di 10 gradi e sviluppo dei germogli superiore a 10 centimetri. Con queste condizioni il rischio di infezione è massimo e nel giro di pochi giorni il fungo si manifesterà con tutta la sua virulenza, raggiungendo uno sviluppo del 100 per cento e divenendo visibile a occhio nudo con la cosiddetta ‘macchia d’olio’. L’unico rimedio è quello di effettuare immediatamente i trattamenti con prodotti adeguati, per bloccare l’infezione.

Lotta
Il controllo della malattia viene pianificato sulla base delle conoscenze biologiche ed epidemiologiche del patogeno, di solito effettuando trattamenti con prodotti di copertura, principi attivi:
- rameici: rame e composti (solfato di Cu, ossicloruro di Cu, idrossido di Cu).
- Poltiglia bordolese.
- Mancozeb.
- Metiram.
- Azoxistrobin.
- Ditiocarbammati.
- Diclofuanide
- Folpet.
- Famoxadone.
- Tioftalimmidici.
Oppure con prodotti sistemici, principi attivi:
- Dimetomorf.
- Fenilammidi (metalaxil, benalaxil, oxadixil).

I trattamenti andranno ripetuti dopo 7/9 giorni, nel caso del prolungarsi delle piogge, per proteggere anche la nuova vegetazione”.

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