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E’ SCONTRO DURO TRA COLDIRETTI E MIPAAF. DIVAMPA LA POLEMICA, ALIMENTATA DAI TRUCIOLI

Presentato al Tar Lazio il ricorso contro il decreto che ha escluso tale pratica per i vini a marchio Doc e Docg. Una eventuale sospensiva da parte del Tribunale, consentirebbe tuttavia l’utilizzo dei chips anche per produrre vini a denominazione d’origine, accrescendo così la confusione

20 gennaio 2007 | R. T.

E' stata presentato al Tribunale Amministrativo del Lazio (Tar) il ricorso per fermare l'uso di segatura di legno per l'invecchiamento artificiale dei vini Made in Italy dopo che il Decreto del Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e forestali del 2 novembre 2006 lo ha di fatto autorizzato per il 70 per cento della produzione italiana, escludendo solamente i vini a denominazione di origine (Doc/Docg), che rappresentano meno di un terzo del mercato.
Lo rende noto la Coldiretti che ha preso l'iniziativa insieme a Città del Vino, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Adoc, Slow-food Italia, Legambiente e alcuni produttori titolari del riconoscimento di denominazioni di origine controllata.
L'obiettivo del ricorso è quello di tutelare le produzioni agroalimentari nazionali di qualità, che costituiscono un patrimonio irrinunciabile per il nostro paese, ed i consumatori che verrebbero a trovarsi di fronte ad un prodotto artificiale, considerando anche i danni che i cosiddetti trucioli potrebbero comportare alla salute. L'utilizzazione dei cosiddetti trucioli per invecchiare il vino aggravata dalla mancanza di una informazione trasparente inganna i consumatori e danneggia i produttori che si impegnano nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno.
I risultati commerciali del 2006 con una vendemmia buona e su quantità contenute attorno ai 50 milioni di ettolitri dimostrano la presenza di nuove e rilevanti opportunità di crescita del vino Made in Italy che nello scorso anno ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro, 3 dei quali attraverso l'export anche grazie alle garanzie sul divieto dell'utilizzo dei trucioli. Tra i motivi del ricorso si evidenziano una incompetenza ministeriale in quanto il provvedimento ministeriale doveva essere preceduto dal parere delle Regioni e del Comitato Nazionale per la Tutela e Valorizzazione delle Denominazioni di Origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini, ma anche una violazione del giusto procedimento e un eccesso di potere, ovvero le diverse categorie interessate (consumatori, imprese agricole ecc.) non sono state consultate.

Desta intento preoccupazione il rischio che il Tar possa abrogare il decreto del Ministero delle Politiche agricole che vieta l’utilizzo dei trucioli nei vini di maggiore qualità. Siamo in un mercato aperto, dove operano Paesi di elevata capacità competitiva, che non intendono rinunciare all’uso dei trucioli, ed una risoluzione dell’Oiv ne sancisce l’ammissibilità fra le pratiche enologiche applicabili in Europa.
La norma italiana della quale si chiede la soppressione – DM 2 novembre 2006 - ha consentito di limitare gli effetti dell’apertura introdotta da Bruxelles con il Regolamento, ed è stato un passo importante verso la tutela delle nostre produzioni di maggior pregio.
Né va sottovalutato il rischio che la sospensiva del Dm, in caso di accoglimento del ricorso da parte del Tar, possa consentire l’elaborazione di vini Doc/Docg con trucioli. Una situazione peggiorativa ed in controtendenza rispetto a quanto richiesto dai produttori.

Intanto il Mipaaf, con una nota, ha precisato che il decreto firmato il 2 novembre scorso dal Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali on. Paolo De Castro non è autorizzativo.
Il testo dispone infatti il divieto dell’uso dei trucioli per i vini doc e docg. Dal canto suo il Consiglio Europeo dei Ministri dell’Agricoltura aveva autorizzato l’uso dei trucioli per tutte le tipologie dei vini fin dall’ottobre del 2005 e l’Italia è fino ad oggi l’unico paese Ue ad essersi dotato di una norma restrittiva.

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