Mondo Enoico
Il vigneto Italia cambierà profondamente nel prossimo decennio
Aziende di maggiori dimensioni e sostituzione di alcuni vitigni. Attenzione ai costi, con utilizzo di tecniche innovative in campo e in cantina, ma anche un nuovo profilo dei vini, freschi, fruttati e meno impegnativi
07 ottobre 2015 | Cesare Intrieri
Tra le trasformazioni che hanno caratterizzato la viticoltura italiana degli ultimi quindici anni, una delle principali è stata la progressiva scomparsa di molte piccole aziende e l’abbandono di alcune aree a vigneto, sia perché in condizioni marginali, sia perché non più adeguate sotto il profilo qualitativo e tecnico. Questo processo, che ha significato per l’Italia una riduzione della superficie viticola dagli 800.000 ettari del 2000 agli attuali 650.000 ettari circa, sembra ora essersi arrestato, ed anzi è ipotizzabile che nei prossimi dieci anni la superficie a vigneto possa registrare un leggero recupero. Il numero delle piccole aziende continuerà comunque a diminuire, ma sarà più che compensato dall’aumento di quelle di maggiori dimensioni. Alla fine del prossimo decennio è ipotizzabile che l’azienda viticola italiana, che oggi non supera mediamente i 3 ettari di vigneto, possa attestarsi attorno ai 4-5 ettari. Al di là di questo cambiamento strutturale, l’industria vitivinicola sembra peraltro avviata verso ulteriori importanti modifiche, con gli obiettivi primari di incrementare la sostenibilità della coltura e di aumentare il suo rapporto qualità/prezzo.
Per quanto riguarda la sostenibilità, è presumibile che nel prossimo decennio siano sempre più ridotti gli interventi di difesa, sia per un più razionale monitoraggio dello sviluppo dei patogeni, anche utilizzando la viticoltura di precisione, sia per un possibile uso di nuovi vitigni da incrocio più tolleranti alle malattie. È anche ipotizzabile che inizino ad essere impiegati alcuni vitigni “classici” migliorati con l’inserimento di geni di resistenza ad alcune fitopatie. In pratica, la normale viticoltura “integrata” si avvicinerà sempre maggiormente a quella “biologica” e sottrarrà spazi anche alla viticoltura “biodinamica”.
Per migliorare il rapporto qualità/prezzo si imporrà quasi certamente la sostituzione di alcuni vitigni, non più apprezzati dal mercato, con altri più aderenti ai gusti dei consumatori e dotati di spiccata personalità. In questo aggiornamento varietale è probabile che perdano terreno anche le varietà “internazionali” e che vengano invece valorizzati ulteriormente i vitigni italiani “territoriali”, cioè quelli che da sempre hanno caratterizzato le diverse zone viticole rifiutando la standardizzazione del gusto.
Sul rapporto qualità/prezzo influirà positivamente anche una progressiva riconversione degli impianti, che porterà alla sostituzione di molti sistemi non meccanizzabili con altri più moderni e suscettibili di meccanizzazione integrale. Potranno essere meccanizzati anche interventi come il diradamento dei germogli e dei grappoli che oggi sono effettuati a mano.
Questo permetterà di abbattere i costi e sarà utile per mantenere i prezzi entro limiti compatibili con la concorrenza internazionale. È infatti ipotizzabile che i consumi interni di vino possano ancora diminuire, e che il futuro dell’industria vitivinicola nazionale sia sempre più legato alle sue capacità di esportazione.
Sotto il profilo agronomico, è infine probabile che nel prossimo decennio vengano maggiormente utilizzate le innovazioni tecniche prodotte dalla ricerca, che a loro volta favoriranno la qualità indirizzando i comportamenti fisiologici delle piante verso obiettivi pre-definiti, quali il controllo delle rese e dei ritmi di maturazione. Se infatti nel prossimo decennio le temperature medie annuali aumenteranno ancora, sarà sempre più necessario adottare interventi “mirati” di manipolazione della chioma (ad esempio defogliazioni e cimature), per riequilibrare agli altri processi biochimici l‘eccessiva accumulazione zuccherina delle uve, dal momento che il mercato di massa del prossimo decennio continuerà a richiedere prodotti di qualità, ma meno impegnativi, freschi, fruttati e con gradazioni alcoliche moderate.
In sintesi, potranno essere molte le innovazioni del prossimo decennio per la vitivinicoltura italiana, che al pari di quanto sta avvenendo nelle aree più avanzate della viticoltura mondiale dovrà guardare avanti, per non rimanere ingessata all’interno di indirizzi statici che potrebbero comprometterne la vitalità economica e sociale.
Fonte: Accademia dei Georgofili - georgofili.info
Potrebbero interessarti
Mondo Enoico
Vino per le Feste natalizie: si beve meno e solo alta qualità
In crescita le bollicine italiane premium, come Franciacorta, Trento e Alta Langa, in calo gli Champagne medio-bassi. Nei fatidici 35 giorni di fine anno in Italia, non supereremo i 90-92 milioni di bottiglie di bollicine stappate. 240 milioni di tappi Made in Italy nel mondo
10 dicembre 2025 | 15:00
Mondo Enoico
Trattamenti fogliari per migliorare le risposte della vite alla siccità, alle alte temperature e alla salinità
Le applicazioni fogliari possono migliorare la tolleranza della vite alla salinità, alla siccità e allo stress termico modulando le risposte fisiologiche e il metabolismo secondario, sostenendo così la stabilità della produzione e la qualità dell'uva
08 dicembre 2025 | 13:00
Mondo Enoico
L'Italia è il più grande produttore mondiale di vino nel 2025
Il mercato mondiale del vino dovrebbe rimanere sostanzialmente equilibrato, poiché la crescita limitata della produzione contribuirà a stabilizzare le scorte in un contesto di indebolimento della domanda e di continue incertezze commerciali
14 novembre 2025 | 10:00
Mondo Enoico
Viticoltura hi-tech: il Politecnico crea vigneti virtuali per i trattori autonomi
Da uno studio pubblicato su AgriEngineering nuove metodologie per simulare e controllare in modo autonomo le operazioni nei vigneti, verso un’agricoltura più efficiente e sostenibile
13 novembre 2025 | 09:00
Mondo Enoico
Le riesportazioni globali di vino valgono circa 4,55 miliardi di euro
Per quanto riguarda Italia e Francia, che sono sia produttori, sia consumatori e soprattutto grandi esportatori di vino, l’Oiv considera e stima percentuali di riesportazione dell’8% (168 milioni di litri) e del 9,6% (133,5 milioni di litri) sui rispettivi volumi di vino esportati.
11 novembre 2025 | 13:00
Mondo Enoico
Vini a bassa gradazione e dealcolati: normative e applicazioni
L’effetto della genetica e della tecnica agronomica nella produzione di vini che nascono “light” già in vigneto, grazie all’utilizzo dei cloni di vite più adatti e con una gestione che contiene il grado zuccherino dell’uva
08 novembre 2025 | 14:00