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Mercato, gusti e consumi. Ecco com'è cambiato il panorama varietale viticolo nel mondo

Dal 1990 al 2010 si sono avuti molti cambiamenti nel comparto. Sono entrati nuovi attori, si sono spostati i rapporti di forza. E' mutato il marketing che ha dato sempre più peso al vitigno. L'Italia dona vino al mondo ma non varietà

16 gennaio 2015 | R. T.

Nel mondo oggi esistono circa 1300 diverse varietà di vite che vengono coltivate in 44 paesi che rappresentano il 99% della produzione mondiale di vino.

Dal 1990 a oggi il panorama viticolo ha subito profondi mutamenti.

Sono cresciuti i consumatori mondiali. Sono diminuiti i consumi nelle aree tradizionali. I nuovi consumatori sono molto curiosi ma anche molto più volubili, alla ricerca costante della novità.

Per cercare di differenziare la produzione, pur restando su volumi di vendita significativi, i colossi della galassia vinicola hanno puntato tutto sui vitigni in etichetta.

Tutto questo ha portato a squilibri e nuovi rapporti di forza tra i produttori del Vecchio e del Nuovo mondo.

Uno scenario che ha coinvolto anche i campi, dove i vigneti sono stati spiantati e piantati. Dove vecchie varietà sono state abbandonate e altre si sono affermate. Il tutto tenendo conto anche dei mutamenti climatici in corso che hanno richiesto ai produttori di adattarsi, anche in riferimento alla scelta del vitigno.

Kym Anderson (Università australiana di Adelaide) ha così deciso di fornire una mappa aggiornata del panorama varietale viticolo mondiale, in un'ottica nuova, cercando di capire chi sale e chi scende, ma anche i trend, riguardo ai vini rossi, per singolo paese produttore.

Si scopre così che i vitigni francesi sono quelli più coltivati al mondo, con una quota del 36% nel 2010, in crescita rispetto al 26% del 2000. Questo soprattutto grazie alla massiccia presenza di varietà francesi nel Nuovo mondo: erano il 53% nel 2000, sono salite al 67% nel 2010.

Al secondo posto c'è la Spagna i cui vitigni rappresentano il 26% del totale nel 2010, in calo rispetto al 28% del 2000.

Al terzo posto l'Italia che ha una quota, abbastanza stabile, del 13%.

Questi cambiamenti si riflettono, naturalmente, sulla classifica dei vitigni più coltivati. Al primo posto, nel 2010, troviamo il Cabernet Sauvignon e al secondo il Merlot. Erano rispettivamente all'ottavo e settimo posto nel 1990. Al terzo posto il vitigno iberico, l'Airen, sceso però dall'oro alla medaglia di bronzo. Quarto posto per un altro vitigno spagnolo, in netta affermazione, il Tempranillo. Quinto posto per lo Chardonnay. Balzo del Syrah che è salito dal trentacinquesimo al sesto posto mondiale in vent'anni. Per trovare il primo vitigno italiano dobbiamo scendere alla nona posizione, era alla quinta nel 1990 il Trebbiano toscano.

Il decennio che va dal 2000 al 2010 è però stato storico per il sorpasso dei vitigni a bacca rossa, dal 49% al 56%, su quelli a bacca bianca.

I rapporti di forza tra le due tipologie di vitigni dipende ovviamente molto da zona a zona. Si va dal 96% di uve a bacca rossa in Cina all'8% del Lussemburgo.

Tra i paesi del Vecchio mondo viticolo che hanno più seguito questo trend vino sono Spagna, Stati Uniti e Italia, mentre Romania, Bulgaria e Francia sono andati in controtendenza.

Il mondo vitivinicolo, guardando in una prospettiva storica, è quindi molto più in fermento di quanto non si pensi.

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