Legislazione

ANCHE L’AGRICOLTURA BIOLOGICA HA LA SUA LEGGE QUADRO, APPENA APPROVATA DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Una svolta e molte novità per un settore in attesa da molto, troppo, tempo. Salutati con favore la nascita di distretti su base regionale e di un logo di identificazione nazionale, che affiancherà quello comunitario. Il bio potrà contare anche su accordi di filiera

24 febbraio 2007 | Ernesto Vania

Anche l'agricoltura biologica avrà i sui distretti su base regionale, un logo di identificazione nazionale e potrà contare su accordi di filiera.
Una svolta per l' agricoltura biologica, settore sul quale si concentra sempre più attenzione, da tempo in attesa di regolamentazione in grado di garantire al meglio produttore e consumatore.

Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per un “provvedimento che arriva a regolamentare in modo puntuale un settore che finora ha fortemente risentito della mancanza di un quadro normativo nazionale di riferimento, soprattutto a seguito della modifica dell'ordinamento comunitario. Ora il testo andrà in Parlamento – ha sottolineato il Ministro – ed in quella sede raccoglieremo alcune proposte di legge già presentate da deputati e senatori, per ottenere infine un testo unico che tenga conto delle diverse sensibilità presenti nel Paese”.

Nello specifico, la normativa inserita nel disegno di legge disciplina una serie di punti significativi di cui molti riguardano aspetti fino ad oggi non regolamentati:
- regime sanzionatorio: è previsto uno specifico regime sanzionatorio per gli Organismi di Controllo.
- distretti biologici: è prevista la nascita di distretti biologici su base regionale dove l'agricoltura biologica assume carattere preminente;
- intese di filiera: il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri affronta anche i problemi relativi ai vari passaggi, dalla produzione alla commercializzazione dei prodotti biologici. Una serie di movimenti che spesso penalizza il sistema; in tal senso sono previste intese di filiera in grado di garantire al meglio questi passaggi;
- logo nazionale: per identificare meglio i prodotti italiani, la normativa prevede un logo nazionale da affiancare in etichetta a quello comunitario già in uso;
- acquicoltura biologica: il ddl regolamenta anche l'allevamento ittico biologico;
- vino biologico: viene regolamentata da definizione di vino biologico che prevede una disciplina per tutto l'iter produttivo e non semplicemente per le uve biologiche;
- registro sementi: viene istituito un registro per le varietà delle sementi da conservazione biologiche;
- ristorazione collettiva: il ddl prevede l' utilizzazione estesa dei prodotti biologici nelle mense pubbliche come ospedali, asili e scuole;
- aree di verde pubblico: nella normativa vengono previste tecniche di gestione biologiche.

Per le organizzazioni di categoria occorre più coraggio
Occorre sostenere il settore con misure di trasparenza, per rendere riconoscibili le specificità e le garanzie offerte dalla produzione Made in Italy, rendendo subito operativo il marchio del biologico italiano e colmare così il ritardo del nostro Paese nei confronti di Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Svezia e Danimarca che hanno da tempo fatto questa scelta. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge sull'agricoltura biologica che ritarda, rimandando ad un ulteriore provvedimento, l'adozione del logo per l'identificazione del prodotto biologico nazionale.

E’ un provvedimento che permette un maggior controllo sulle produzioni biologiche, dando valide garanzie sia agli agricoltori che ai consumatori. Così la Cia-Confederazione italiana agricoltori e la sua associazione per l’agricoltura biologica (Anabio) commentano con favore l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del disegno di legge in materia.
Infatti, il settore, che pure in questi anni ha continuato a primeggiare nel mondo sia in termini di superfici che in numero di addetti, era fermo al 1995 anno in cui, con il DLgs 220, fu regolamentato il sistema di controllo e certificazione. Oggi con il disegno di legge s’intende innanzitutto aggiornare proprio il sistema di controllo che, all’epoca, operava in un contesto di numeri e di problematiche ben diverse da quelle odierne. Con il disegno di legge si sancisce l’obbligo di adeguamento degli Organismi di controllo alle norme 45011 e di accreditamento da parte di organismi riconosciuti in ambito internazionale (Sincert), e si introduce l’obbligo della revisione periodica sul possesso dei requisiti necessari per l’autorizzazione ad operare.
L’unica perplessità che Cia e Anabio avanzano riguarda, infine, i numerosi decreti che dovranno essere emanati ed il rischio di avere un settore non stabilizzato definitivamente, ma soggetto a norme che entreranno in vigore in tempi diversi.