Legislazione

La politica agricola comunitaria fa il tagliando: accordo raggiunto sulla mini riforma

La politica agricola comunitaria fa il tagliando: accordo raggiunto sulla mini riforma

Semplificazione della burocrazia, accesso più facile a fondi mutualistici e assicurazioni, incentivi ancora più efficaci per il passaggio generazionale in agricoltura. Resta la norma sull'agricoltore attivo. Commissione, Parlamento e Consiglio hanno trovato un'intesa sul pacchetto omnibus

13 ottobre 2017 | C. S.

Dopo un intenso ciclo negoziale, si è raggiunto l’accordo finale sul pacchetto agricolo del Regolamento Omnibus. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione, che mirava solo ad alcune modifiche all’attuale funzionamento della PAC, l’intesa raggiunta ieri offre la prospettiva di una vera e propria riforma di medio termine. Voluta soprattutto dal Parlamento che non si è limitato a lavorare nello stretto recinto proposto dalla Commissione, ma ha confezionato una proposta di revisione vera e propria. La ricognizione delle criticità presenti nell’attuale regolamentazione e la consapevolezza che queste si sarebbero potute affrontare solo nella prossima legislatura, ci ha spinto a proporre un intervento di revisione più vasto e a sostenerlo utilizzando le prerogative offerte al Parlamento dalla procedura di co-decisione. Un risultato, quindi, straordinario non solo sul piano dei contenuti (riassunti nel seguito) ma anche sul piano politico dove ancora una volta, dopo la riforma del 2013, il Parlamento ha dato prova di essere un perno decisivo del processo di costruzione legislativa europea.

Veniamo ai principali temi dell’accordo, partendo dall’agricoltore attivo, figura finalmente disciplinata nel 2013 per evitare che le risorse PAC finissero nelle mani di chi agricoltore non è: la proposta della Commissione sull’argomento ci avrebbe fatto tornare indietro. Pur comprendendo l’intenzione di risolvere le difficoltà amministrative incontrate negli SM nell’applicazione della nuova disciplina, il Parlamento ha difeso il principio che ad essere beneficiari possano essere solo gli agricoltori professionali. Viene così mantenuta la definizione di agricoltore attivo, con la possibilità di deroghe specifiche strumentali a contenere il carico amministrativo degli SM.

Poi il grande capitolo dei pagamenti diretti: il Parlamento lo ha affrontato soprattutto con l’obiettivo di semplificare un carico di impegni per beneficiari e controllori che era diventato difficilmente sostenibile. Siamo intervenuti per razionalizzare un complesso apparato di impegni, mantenendo intatta la valenza ambientale e collettiva dei pagamenti diretti. Sono stati così rivisti alcuni temi. Per quanto concerne il greening, il Parlamento ha lavorato soprattutto sulla diversificazione delle colture e sulle aree di interesse ecologico. Sul primo tema sono state apportate semplificazioni rilevanti per le colture sommerse (riso), per le quali si allentano i limiti originariamente imposti. Inoltre, per tutti gli agricoltori che investono oltre il 75% della propria superficie agricola in leguminose e foraggere e per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie l’obbligo viene cancellato, indipendentemente dall’ampiezza dell’azienda, risolvendo il problema dei medicai. Sempre sul greening, l’obbligo del focus ecologico viene eliminato per tutti coloro che lasciano a riposo oltre il 75% della loro superficie e viene valorizzato il ruolo ambientale delle azoto fissatrici.

Il secondo obiettivo è stato quello di valorizzare il ruolo dei giovani agricoltori nei pagamenti diretti, dando nuovo vigore e intensità (gli SM la potranno raddoppiare) al cosiddetto pagamento giovani introdotto nel 2013, che seppure condivisibile nelle intenzioni, restava ancora troppo timido negli effetti secondo il Parlamento.
Si mantengono e rafforzano gli impegni sugli aiuti accoppiati, dando la possibilità agli agricoltori di incrementare i propri livelli produttivi e agli Stati Membri di rivedere annualmente i settori beneficiari, in chiave anti-ciclica.

La gestione dei rischi è stata un altro importante capitolo: gli interventi promossi nel 2013 si sono rivelati insufficienti per promuovere l’accesso degli agricoltori a strumenti assicurativi, fondi di mutualità e meccanismi di stabilizzazione dei redditi. Cosi, prendendo spunto dalla proposta della Commissione di abbassare la soglia di indennizzo contemplata per il nuovo meccanismo di stabilizzazione dei redditi settoriale, il Parlamento è riuscito ad estenderla alle assicurazioni, portando al 20% la perdita di prodotto necessaria per l’attivazione, ha innalzato dal 65 al 70% l’intensità del contributo pubblico, e introdotto la possibilità di utilizzare indici economici per la misurazione delle perdite.
Sempre nell’ambito dello sviluppo rurale sono stati varati diversi aggiustamenti. In particolare sono stati finalizzati a rafforzare gli effetti delle provvidenze per il primo insediamento dei giovani, la partecipazione ai regimi di qualità e gli investimenti effettuati dagli agricoltori nell’ambito dei piani di sviluppo rurale.

Infine il grande capitolo delle misure di mercato: lo sforzo è andato nella direzione di dare maggiore forza contrattuale alle formule organizzative degli agricoltori. Così OP e AOP operanti nel settore lattiero caseario potranno avvalersi della contrattualizzazione scritta obbligatoria, e le misure del pacchetto latte vengono estese oltre il 2020, eliminando la valenza temporanea delle stesse. Tali prerogative vengono inoltre estese a tutti i produttori e a tutte le OP e AOP. Queste formule organizzative vengono rafforzate dall’accordo e viene, in linea generale, consolidato il loro protagonismo all’interno delle relazioni contrattuali di filiera, derogando finalmente il settore agricolo dalle regole sulla concorrenza che riguardano la produzione, la vendita e la trasformazione dei prodotti agricoli, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno un trasferimento di proprietà del prodotto dagli agricoltori all’OP.
Sempre in questo capitolo e sulla scorta degli avvenimenti che hanno caratterizzato l’agricoltura in questi ultimi anni il Parlamento ha promosso la revisione dell’intervento per affrontare le crisi di mercato, dando immediatezza alle misure di riduzione della produzione, utilizzate con successo durante la crisi del latte.

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