Legislazione

Un taglio secco all'agricoltura da parte del governo Renzi

Imu sui terreni agricoli in collina e montagna ma anche un cambio del regime fiscale per la produzione di energie rinnovabili da parte delle aziende agricole. Resta lo spesometro per le piccole imprese. Nella spending review il settore primario ci rimetterebbe 600 milioni di euro

24 aprile 2014 | T N

Il testo del decreto legge Irpef varato dal Consiglio dei ministri il 19 aprile è alla firma del Presidente della Repubblica ma immediatamente si sono rincorse voci di un taglio secco alle agevolazioni fiscali per l'agricoltura.

Secondo quanto riportato da Il Tempo del miliardo di euro di tagli alle agevolazioni alle imprese previste dal decreto, ben 600 milioni di euro deriverebbero dal settore primario.

Il come l'ha spiegato ItaliaOggi: introduzione dell'Imu per i terreni collinari e montani, regime fiscale meno agevolato per le rinnovabili agricole.
Sarà un decreto interministeriale di prossima emanazione a stabilire quali comuni sono effettivamente svantaggiati, ovvero ubicati in aree di collina e montagna, e quindi esentati dall'Imu. Sarà l'Istat fornire ai Ministeri interessati un elenco sulla base della loro altitudine.

Da quest'anno gli agricoltori che possiedono dei terreni ubicati in area montane o di collina, che oggi fruiscono dell'esenzione, sono soggetti a pagare l'Imu se questi immobili non sono ubicati nei comuni che verranno individuati in un apposito decreto interministeriale di prossima emanazione, che dovrà selezionare questi enti sulla base della loro altitudine riportata in un elenco predisposto dall'Istat.

Per assicurare maggiori entrate il decreto sollecita una diversificazione, ai fini dell'esenzione, fra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, e gli altri soggetti che non svolgono l'attività agricola in forma professionale.

Il valore dei terreni agricoli su cui calcolare l'imposta è ottenuto moltiplicando il reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1 gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25%, per 135. Mentre per i coltivatori diretti e gli imprenditori professionali iscritti nella previdenza agricola, invece, il moltiplicatore è pari a 75, anche se i terreni non sono coltivati.

Già per il 2014 il governo stimerebbe che da questa misura deriverà un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di euro.
Non è la sola novità.

Nel decreto vi sarebbe anche una correzione sulla definizione del reddito derivante da attività connesse a quella agricola.

Le attività di cessione di energia elettrica e calorica derivante da fonti agroforestali e fotovoltaiche, nonché i biocarburanti prodotti dall'azienda agricola, non verranno più inquadrate esplicitamente come voci produttive concorrenti al “reddito agrario”.

Il reddito sarà determinato “applicando all'ammontare dei corrispettivi delle operazioni soggette a Iva un coefficiente di redditività del 25%”. Il nuovo regime, che si applica dal periodo d'imposta in corso al 31/12/2014, finisce così per tassare l'energia prodotta dagli agricoltori con un coefficiente di reddito su volume affari Iva al 25%.

Niente sconti per le piccole imprese che si vedrebbero confermare l'esonero Iva per i volumi d'affari sotto i 7 mila euro all'anno ma anche lo spesometro, cioè la comunicazione annuale delle operazioni rilevanti ai fini Iva. Un evidente controsenso.

Confermate le agevolazioni per il gasolio agricolo e l'esenzione Ires per le coop agricole e di piccola pesca. Inoltre, le aziende agricole, come tutte le altre imprese godranno del taglio del cuneo fiscale derivante dalla riduzione dell'aliquota Irap del 10%.

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luigi giannelli

27 aprile 2014 ore 16:43

Mi pare proprio che abbia ragione il decaduto Cav....Renzi,un simpatico tassatore ,così lo ha definito . Ancora una volta i nostri politici non hanno capito l'importanza che l'agricoltura riveste nell'economia del paese,nel mantenimento dell'ambiente,nella produzione di cibo ,nella occupazione di mano d'opera,ecc.ecc.Non sanno che la diversificazione delle attività agricole era stata studiata proprio per dare un aiuto al reddito dell'imprenditore agricolo ormai falcidiato da un aumento dei costi e da un calo dei prezzi di mercato delle loro produzioni Grazie Matteo.