Legislazione 15/12/2012

Epap: arrivare a pensioni dignitose è un miraggio

Epap: arrivare a pensioni dignitose è un miraggio

L'aumento del contributo soggettivo non salverà il futuro dei professionisti. Per arrivare a un tasso di sostituzione del 50% occorrerebbe un'aliquota del 26%


Nel corso del 2012 è stato più volte ribadito dai vertici dell’EPAP, vedi anche sul sito - comunicato del Presidente 6/12 - quale fosco scenario ci aspetta, in ambito pensionistico, se non viene incrementata la percentuale del contributo soggettivo che ciascuno di noi deve versare ogni anno alla cassa.

Ormai, tutti noi, conosciamo un termine fino a ieri ignorato: “il tasso di sostituzione” cioè il rapporto tra la pensione e il reddito dell'anno di pensionamento.

Infatti, con il tasso di sostituzione è possibile calcolare la nostra pensione rispetto al reddito dell'anno di pensionamento.

Sembra una cosa abbastanza complicata, ma se si ha la pazienza di fare due calcoli, all’interno dell’area riservata agli iscritti sul sito dell’EPAP, alla voce “progetta la tua pensione” è possibile alla fine visualizzare l’importo presunto della tanta agognata pensione.

Tralasciando i pensieri che immediatamente scaturiscono relativamente al diverso trattamento che hanno avuto coloro che sono già in pensione con il sistema “retributivo” ossia in pensione con circa l’ 80% dell’ultimo stipendio (senza peraltro tener conto dell’intera vita contributiva) rispetto a noi che abbiamo il contributivo puro, appare con tutta la sua evidenza che se non aumentiamo i montanti non avremo mai una pensione decorosa.

Rileggo la premessa a firma del Presidente Arcangelo Pirrello, all’interno dell’area riservata agli iscritti sul sito dell’EPAP, alla voce “progetta la tua pensione” in cui si dice che “Nell’attuale regime pensionistico contributivo retto dalla legge 335, la pensione è “costruita” da ciascuno di noi”, e riflettendo su quanto riportato nel comunicato del Presidente 6/12, cerco di capire quali scenari possano prospettarsi per incrementare il montante.

Purtroppo, con il sistema contributivo l’unico modo per raggiungere una pensione dignitosa è quello di avere dei montanti individuali i più elevati possibile, e questi si possono avere solo nei seguenti modi:

- aumentando la percentuale di contribuzione;

- aumentando la percentuale di rivalutazione;

- destinando una parte del contributo integrativo al montante;

- destinando parte del fondo di riserva ai montanti.

 

Provo ad ipotizzare i diversi scenari

 

1 ) Aumento della percentuale di contribuzione

Leggo quanto previsto dal “Regolamento per l’attuazione delle attività statutarie dell'Ente di Previdenza ed Assistenza Pluricategoriale EPAP (d. lgs. n. 103/96; D. Interministeriale 3/8/99)”

al CAPO II – Contributi - Articolo 3 - Contributo soggettivo - comma 9:

“A decorrere dal 01.01.2006, gli iscritti possono corrispondere un contributo soggettivo in misura superiore al 10%, scegliendo tra le seguenti aliquote contributive: 12% - 14% - 16% - 18% - x% (x = aliquota massima pari a quella tempo per tempo vigente nella gestione speciale istituita ai sensi dell’art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n. 335). L’iscritto deve segnalare annualmente all’Ente l’opzione prescelta, contestualmente alla presentazione della dichiarazione del reddito professionale di cui all’art. 9, comma 1. L’opzione ha validità per l’anno di presentazione della dichiarazione: in caso di mancato esercizio dell’opzione, l’aliquota contributiva si intende confermata al livello minimo obbligatorio del 10%. ….”.

Di fatto quindi già da diversi anni è possibile aumentare la propria percentuale di contribuzione, ma leggendo i bilanci EPAP degli scorsi anni, si evince che questa possibilità non viene seguita che da qualche centinaia di iscritti.

E’ possibile che la maggior parte dei professionisti, e dico professionisti ovvero persone che ogni giorno si confrontano con il mercato e con i clienti in una situazione congiunturale difficile, non abbiano capito il meccanismo del sistema contributivo? O sarà che in questi anni si è avuta una sempre più marcata contrazione dei redditi e ci si preoccupa maggiormente di arrivare a fine mese piuttosto che di un lontanissimo futuro?

Considerando che il contributo soggettivo medio dichiarato all’EPAP nel 2011 (bilancio consuntivo EPAP 2011 pag. 69) dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali è pari a 1.811 euro, dai Geologi è pari a 2.000 euro e dai Chimici è pari a 2.942 euro, appare evidente che i montanti individuali sono irrisori.

Anche incrementando al 15 % - 16% il contributo soggettivo, il montante individuale per le prime due categorie sarebbe, per 35 anni di contribuzione, sempre inferiore ai 100.000,00 euro, mentre quello dei chimici si attesterebbe sui 110.000 euro.

Con questi montanti il concetto di pensione dignitosa è semplicemente ridicolo.

Personalmente ritengo che nella difficile situazione economica in cui i professionisti operano, gli eventuali aumenti dei contributi debbano essere lasciati su base volontaria al fine di evitare che per soddisfare i bisogni futuri non si riesca più a fronteggiare quelli attuali.

Pertanto, a mio avviso oggi non sussistono le condizioni economiche per un aumento della percentuale di contribuzione ed in ogni caso l’aumento proposto porterebbe a risultati insoddisfacenti nel lungo periodo mentre nel breve periodo provocherebbe delle notevoli difficoltà economiche agli iscritti.

 

2 ) Aumento della percentuale di rivalutazione

Ipotesi attualmente irrealizzabile.

Infatti, il già citato Regolamento EPAP all’articolo 12 - Pensione di vecchiaia - al comma 6 riporta. “ Il tasso annuo di capitalizzazione dei contributi soggettivi, salvo quanto previsto al comma 8, è pari alla media quinquennale del tasso annuo di variazione nominale del PIL, appositamente calcolata dall’ISTAT, con riferimento al quinquennio precedente all’anno da rivalutare, ai sensi dell’art. 1, comma 9, della legge 8 agosto 1995, n. 335 e s.m.i. .”

Quindi i contributi soggettivi, annualmente, vengono rivalutati secondo la procedura prevista dall’Articolo 12. Negli ultimi 5 anni si sono avuti i seguenti tassi di capitalizzazione:

 

Osservato che il PIL negli ultimi anni continua a scendere, la percentuale di rivalutazione è destinata a contrarsi ulteriormente e, considerando l’aumento dell’inflazione, il rendimento del montante è da ritenersi per i prossimi anni negativo.

Purtroppo, non è possibile contare neanche su un’eventuale modifica delle metodologie di calcolo della percentuale di rivalutazione perché quanto previsto dal comma 8 dell’articolo 12 e cioè che

“Dopo il primo quinquennio di attività dell’Ente, sentiti i Ministeri vigilanti e nel rispetto del quadro normativo di riferimento, i parametri per la determinazione del montante e per il calcolo delle pensioni possono essere variati ed adeguati in sintonia al reale andamento della gestione finanziaria e al complessivo assetto previdenziale dell’Ente” non è mai stato richiesto.

Quindi il montante nei prossimi anni, in termini reali, è destinato a diminuire e non ad aumentare non potendo contare su una rivalutazione superiore all’inflazione.

Tenendo presente che qualsiasi forma alternativa di investimento pluriennale consente di avere dei rendimenti monetari più alti dell’aumento dell’inflazione, risulta, attualmente, più conveniente trovare forme alternative di risparmio per gli eventuali redditi non spesi.

 

3) Destinazione di una parte del contributo integrativo al montante

L’ipotesi di aumento di 2 punti percentuali del contributo integrativo, (dall’attuale 2% al 4%) , soluzione proposta per favorire un incremento dei montanti, appare allo stato alquanto incerta nei risultati visto che tutti i calcoli si basano su un aumento indistinto del fatturato di tutti i professionisti senza tener conto della previsione della legge n° 133/2011, la cui applicazione non deve prevedere nuovi oneri a carico della finanza pubblica e, pertanto, alla data attuale, non può essere applicata alle pubbliche amministrazioni.

Inoltre, l’utilizzazione del contributo integrativo è già attuata dall’EPAP solo che il contributo viene utilizzato non sui montanti ma per la copertura delle rivalutazioni di legge, prevista annualmente per il fondo contributivo (bilancio consuntivo EPAP 2011).

Allo stato attuale, pertanto, l’incremento dal 2% al 4% del contributo integrativo non potrà realizzare quanto previsto dai calcoli presentati dall’EPAP nelle diverse riunioni negli Ordini professionali.

 

4) Destinazione di parte del fondo di riserva ai montanti

Questa ipotesi a mio avviso è quella che, se praticata, nel medio – lungo periodo darebbe i migliori risultati e garantirebbe una efficace copertura economica sui montanti.

Ma a quanto ammonta il fondo di riserva dell’EPAP per il 2011 (intendendo con tale importo la somma degli avanzi dal 1998 ad oggi) ?

L’EPAP (bilancio consuntivo EPAP 2011) ha un fondo di riserva al 31/12/2011 pari ad € 11.473.096 (fondo di riserva 2011 € 9.128.432 + avanzo 2011 € 2.345.664).

Importo non molto elevato, poiché gran parte delle riserve sono state utilizzate in passato per coprire i disavanzi di gestione 2008 – 2009.

In un recente articolo apparso su Italia Oggi vengono riportati i fondi di riserva (dal 1998 ad oggi) delle casse di previdenza costituite sulla base del d.lgs 103/1996, nonché i patrimoni investiti ed i risultati ottenuti.

Più precisamente:

 

Analizzando i dati è possibile osservare che il rapporto tra patrimonio e fondo di riserva è per le diverse categorie il seguente:

 

Mentre il rapporto tra il risultato di gestione 2011 e il patrimonio è per le diverse categorie il seguente:

 

I dati sopra riportati evidenziano come, attualmente, per la nostra cassa, il fondo di riserva sia talmente modesto che non è ipotizzabile, a breve, un suo utilizzo, anche parziale, per incrementare i montanti individuali degli iscritti.

L’analisi degli scenari sopra ipotizzati, unitamente alla difficile situazione economica in cui i professionisti operano, agli attuali risultati di gestione ed ai bassi coefficienti di rivalutazione che si prospettano per i prossimi anni, conduce a ritenere che non sia oggi ipotizzabile alcun miglioramento, nel breve periodo, del tasso di sostituzione se non con un forte aumento della percentuale del contributo soggettivo.

Basti pensare che per arrivare ad un tasso di sostituzione prossimo al 50 % sarebbe necessario raggiungere un valore della percentuale del contributo soggettivo pari al 26%, come si evince dall’utilizzo del programma di calcolo “ progetta la tua pensione” il che equivale, oggi, a far chiudere la maggior parte degli studi professionali.

di Roberto Accossu

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Commenti 1

Saverio Tropea
Saverio Tropea
18 dicembre 2012 ore 22:04

Le riflessioni ben articolate del dott. Roberto Accossu oltre ad essere serie le trovo preoccupanti specie per i giovani colleghi. Auspico qualche risposta di chiarezza o di prospettiva migliore da parte della rappresentanza degli Organi dell'Ente su questi aspetti, ma nutro dei dubbi che questo avvenga.
Saverio Tropea