L'arca olearia

Tpa olio d'oliva: tutte rigettate le sette domande presentate nel 2010

Si apre la bagarre sul "traffico di perfesionamento attivo", un sistema di importazione temporanea che permette all'industria di ottenere agevolazioni purchè l'olio, lavorato in Italia, venga poi destinato a mercati exracomunitari

20 marzo 2010 | T N

L'allarme lo lancia la Coldiretti, nota organizzazione agricola. Il grande nemico ora è il Tpa, acronimo di traffico di perfesionamento attivo.

Il problema si pone alle frontiere, dove si assisterebbe a un traffico di olio "per un massimo annuo di 100 milioni di litri, proveniente da paesi extracomunitari da importare per essere lavorati e imbottigliati in Italia".

Secondo la Coldiretti il rischio "è che i prodotti vengano spacciati come Made in Italy". La Coldiretti si fa maestra e mette sulla pubblica piazza qualcosa che non è affatto nuova, e sostiene che "gli effetti dell'eventuale autorizzazione della procedura comunitaria di Traffico di perfezionamento attivo (Tpa), che consente la temporanea importazione di oli stranieri da lavorare e imbottigliare in Italia per poi esportarli fuori dall'Europa.

L'allarme consisterebbe nel fatto che in quei Paesi dove non vale l'obbligo di indicare l'origine delle olive in etichetta, a differenza dell'Unione europea, tali "produzioni di bassa qualità potrebbero essere spacciate come Made in Italy togliendo spazio di mercato, immagine e credibilità alle coltivazioni nazionali".

I rischi di atteggiamenti fraudolenti è evidente che ci siano, ma perché denunciarli solo ora, visto che è una pratica non nuova?

Il traffico di perfezionamento attivo è appunto una procedura comunitaria che consente la temporanea importazione di oli da lavorare nel nostro paese che poi verrebbero esportati nei paesi terzi. come già sanno gli addetti ai lavori, è possibile autorizzare il traffico di perfezionamento attivo solo in presenza di particolari situazioni di mercato, ovvero quando a livello comunitario c'è scarsità di prodotto da avviare sui mercati, oppure quando si registra un differenziale di prezzo troppo elevato tra prodoto comunitario e quello dei paesi terzi.

Sull'argomento interviene anche Zaia. Il ministro è in corsa per la presidenza della Regione Veneto, ma non disdegna di comunicare nelle vesti di ministro, come è giusto che sia.
“Agli olivicoltori italiani - rassicura Zaia - posso assicurare che le domande di traffico di perfezionamento attivo, che consentono la temporanea importazione di oli stranieri da lavorare ed imbottigliare in Italia per riesportarli fuori dall’UE, nel rispetto delle disposizioni comunitarie, sono e saranno esaminate con estremo rigore dalla struttura del mio Dicastero”.

Luca Zaia chiarisce subito che ad oggi a nessuna delle sette domande pervenute da inizio anno, è stato accordato il nulla osta ministeriale. Gli uffici, infatti, le hanno rigettate per carenza della documentazione atta a giustificare la particolare situazione di mercato che renderebbe possibile l’operazione.

“E’ indispensabile – conclude Zaia - difendere i consumatori e gli operatori dagli eventuali inganni, garantendo sul territorio nazionale la corretta commercializzazione degli oli di oliva. Pertanto, ho dato mandato all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari di effettuare i necessari controlli per assicurare che il prodotto etichettato come “italiano” risulti tale.”

Anche il Cno è critico verso il Tpa.“Siamo contrari - ha dichiarato il presidente Di Rollo - anche perché non ci sono le condizioni, non subentra una variazione fra prezzo comunitario e prezzo extracomunitario tale da giustificarlo. Sarebbe solo un’ulteriore ferita al settore olivicolo che già ha problemi legati al crollo dei prezzi con una materia prima venduta a prezzi bassissimi. Per di più si darebbe vita a una triangolazione che si presta a discorsi perversi. Piuttosto il settore ha bisogno di maggiori controlli. A trarre beneficio da un’operazione del genere sarebbero solo gli industriali ma se considera che il consumo medio pro capite annuo è di 13-14 chilogrammi e che di questi solo 3,5 sono di extravergine italiano c’è già uno spazio enorme per l’olio importato”.

Diversa invece la voce di Unasco. “Quella del tpa - ha dichiarato il presidente Elia Fiorillo - è una vecchia questione che dovremmo affrontare ma non in termini ideologici. Dovremmo sederci insieme rappresentanti del commercio dei produttori dell’industria e del ministero perché non è detto che il traffico di perfezionamento attivo sia negativo per il nostro paese può essere anche positivo. Però lo dovremmo analizzare bene. Nessuno in questa vicenda può fare il primo della classe”.





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