L'arca olearia

Tutti i numeri per muoversi con più sicurezza sul mercato degli oli di oliva

I flussi e i canali di commercializzazione nell'analisi annuale a cura di Federolio offrono un quadro completo degli andamenti relativi a vendite e acquisti. Tra gli extra vergini vince il convenzionale, in ultimo le Dop

19 settembre 2009 | Carlotta Baltini Roversi

Si intitola Quinto programma di monitoraggio dell’offerta disponibile, dei flussi e dei canali di commercializzazione dell’olio di oliva, e si tratta di una pubblicazione con cui Federolio, la Federazione nazionale del commercio oleario, mette a disposizione i dati riferiti al 2008, alquanto preziosi per quanti operano nel comparto oleario. Un vero testo di riferimento, dunque, visto ch’è possibile cogliere con precisione il quadro reale della situazione, così da potersi muovere con maggiore sicurezza sul fronte del mercato.

Cosa emerge in particolare da questa azione di monitoraggio? Lo vedremo considerando sia gli acquisti che le vendite delle aziende monitorate da Federolio. Si tratta di 70 aziende delle 135 aziende associate, corrispondenti al 52% del totale.
Le imprese sono ubicate in 15 regioni del Paese, con la maggior parte di esse ubicate in aree a più forte vocazione olivicola, come la Toscana (18,6%) la Puglia (14,3%) e la Liguria (12,9%).


Gli acquisiti nel 2008

La quota di sfuso realizzata dalle aziende monitiorate si è attestata sulle 262 mila tonnellate, con una crescita del 3,4% rispetto al 2007.
Di tale quota il 79% è rappresentato da extra vergini, l’11,5% da oli di oliva, il 7,1% da oli di sansa e solo il 2,4% da olio vergine di oliva.

Solo il 48,5% del totale di questa materia prima è di origine nazionale, la restante quota è frutto di importazione, quota che ha registarto un aumento dell’8,2% rispetto al 2007. E’ da notare peraltro che degli oli importati la quota più rilevante delle importazioni è rappresentata dagli extra vergini.
In particolare alla Spagna si deve il 56,2% delle importazioni di extra vergini, ma anche la pressoché totalità degli oli vergini (93,6%), di oli di oliva (85,5%) e di oli di sansa (92,8%).

Tra gli oli extra comunitari a farla da padrone sono gli oli tunisini, per un volume pari a 12,9 mila tonnellate pari al 9,6% degli oli importati.


Le vendite nel 2008

Si è registrata una crescita del 2,9% dele vendite rispetto all’anno precedente, per un volume complessivo pari a 266 mila tonnellate.
L’80,5% riguarda i prodotti confezionati (241,3 mila tonnellate), per una crescita, su base annua, del 2,3%.

Tra le varie categoria merceologiche è l’extra vergine ad avere come al solito il primato, con 201 mila tonnellate, con un incremento del 3,8%; mentre è l’olio vergine ad aver subito una sensibile contrazione, del - 21,6%.

Per ciò che concerne in particolare la vendita del prodotto confezionato in Italia, l’extra vergien si è attestato su una quota del 78,6%, a seguire l’olio di oliva cvon il 16,6% e l’olio di sansa con il 4,7%.

L’export? Tra le aziende monitorate è pari a 72,7 mila tonnellate, di cui il 33,9% rappresentato da materia prima confezionata. Anche in questo caso è l’extra vergine ad aver avuto il ruolo di primattore, con una quota del 79% del totale dei volumi esportati, mentre all’olio di oliva e all’olio di sansa di oliva la quota è rispettivamente del 12 e del 9%.

Tra i principali mercati esteri gli Stati Uniti hanno assorbito il 27,5% dell’olio, mentre il 19,8% ha riguardato invece la Germania. Altri Paesi commercialmente sensibili al prodotto sono Giappone, Canada, Francia, Regno Unito e Belgio, che hanno un’incidenza sul totale dell’export oscillante tra il 3 e l’8%.


Lo scenario degli extra vergini

Nel 2008 la dinamica degli acquisti (207 mila tonnellate) si è concentrata in netta prevalenza sul prodotto “convenzionale” (59,1%), cui fa seguito l’extra vergine con designazsione dell’origine, con una quota del 38%, quindi a seguire viene il prodotto certificato bio (2,5%) e solo un esiguo 0,4% di olio a mmarchio Dop e Igp. Quest’ultimo ha riguardato solo 866 tonnellate di prodotto!

Per ciò che concerne le vendite dello sfuso (32,3 mila tonnellate), il “convenzionale” si è attestato su una quota del 58,6%, quello a designazione dell’origine al 38%, il bio allo 3,1% e infine quello a marchio Dop e Igp fermo allo 0,3%.

Infine, per quanto riguarda le vendite, sempre in Italia, degli extra vergini confezionati, questi nel 2008 hanno riguardato circa 111,3 mila tonnellate, di cui il 72% convenzionale, il 22% con designazione d’origine, il 4% di extra vergini confezionati secondo l’art. 5 del Reg. Ce 1019, relativo agli oli spremuti a freddo e a bassa acidità, l’1% gli extra vergini bio e l’1% di quelli a marchio Dop e Igp.


Il mercato dei Dop/Igp

Sono stati acquistati extra vergini a marchio Dop e Igp per un totale di 866 tonnellate, nel 2008. A primeggiare negli acquisti è l’Igp Toscano (69,2%), la restante parte si gioca su percentuali minori: la Dop Riviera Ligure per una quota del 10,6%, l’Umbria pesa invece per il 6,9%, Val di Mazara per il 5,2% e Terra di bari per il 4,9%, mentre gli altri oli a marchio Dop si attestano, complessivamente, su uno scarno 3,3%.
Va precisato che si è avuta una contrazione per l’Igp Toscano (-28,9%) e per le Dop Val di Mazara (-73,5%) e Terra di Bari (-55%). Un andamento positivo sul fronte degli acquisiti ha riguardato invece le Dop Umbria (+114,6%) e Riviera Ligure (+100%).

Circa invece il fronte delle vendite di oli a marchio Dop e Igp, il quadro che emerge premia, per i volumi di prodotto commercializzati dalle aziende monitorate da Federolio, la Dop Tetrra di Bari (36%), cui segue l’Igp Toscano (26%), Umbria (14%), Riviera Ligure (10%), Dauno (6%), Val di Mazara (5%) e Valli Trapanesi (3%).


Non ci si ferma qui

Il quadro dei flussi commerciali dell’intera gamma degli oli di oliva è molto più esteso e complesso di quanto si possa immaginare. Poi, si sa, sui dati occorre sempre che si faccia una seria politica nazionale, perché è a partire da tali riliecvi che si può in qualche misura affrontare il mercato con maggiore sicurezza e conoscxenza delle dinamiche degli acuisti e delle vendite.

Ciò che bisogna necessariamente evitare è di sprecare il solito denaro pubblico senza avere riscontri utili per gli operatori del settore. A Federolio occorre con tutta onestà dare atto del positivo impegno nel fornire un quadro del mercato credibile e scientificamente rigorosa.
Ora, per quanti invece volessero approfondire nei dettagli le singole dinamiche dei mercati, è bene che ci si rivolga direttamente a Federolio: info@federolio.it





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