L'arca olearia

Frantoiani in rivolta. Ritorna il registro di lavorazione!

Più burocrazia e maggior carico di costi. Ma con quali vantaggi? Il regalo di Coldiretti suscita disagio e allarme. Noi lo avevamo ribadito più volte. Il giochetto del made in Italy si è tramutato in una palla al piede per il settore. La denuncia del presidente Anfo Carmine Borreca

23 maggio 2009 | Carmine Borreca



Rinasce il registro di lavorazione. E' l'unico risultato di una azione di sostegno (nella quale noi credevamo) per gli olii italiani, avviata nel 2007 e che si concluderà fra qualche giorno con la firma del decreto attuativo del Reg.CE 182/09.

Sinceramente ci aspettavamo di più.
Sicuramente non risolverà niente.

Anzi, a dire il vero, qualche danno è stato pure creato.
Voi immaginate a valutare i costi e gli oneri di tutte quelle aziende (soprattutto frantoi oleari) che nel giro di due anni con la emanazione di ben quattro decreti (che saranno sicuramente tutti abrogati) hanno dovuto adeguarsi alla normativa, molto spesso per ristampare etichette ed altro?

Anche se a soccombere, in tutta questa lunga operazione, come impegni, ancora una volta sono solo i frantoi oleari.
Siamo amareggiati perchè, chi deve, non riesce a comprendere che il sistema filiera olio può uscire dalla attuale profonda crisi, solo se (ogni pur semplice adempimento mirato alla valorizzazione e salvaguardia dell'italianità) tutti i soggetti della filiera saranno destinatari di responsabilità.

L'impostazione data al decreto in questione, danneggia, a mio avviso, soprattutto coloro che sono stati (apparentemente) salvaguardati con esoneri che consentono la immissione incontrollata sul mercato di olio di non certa provenienza.

Aspettiamo, con ansia, la pubblicazione del decreto e relativa circolare applicativa (dati i tempi ristretti) 1 Luglio, con l'augurio che il Mipaaf, almeno consenta l'utilizzo del materiale predisposto dalle aziende che ci erano adeguate alle direttive del decreto 10/10/07 e 5/02/08.

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