L'arca olearia
L’olio lampante, ecco spiegato che cos’è
Si sente molto parlare in tv di avventati acquisti tramite annunci sui social, per poi scoprire che il prodotto non è olio extra vergine ma lampante, oppure delle operazioni su larga scala che smascherano laboratori clandestini e olio adulterato. Ecco la differenza tra le categorie merceologiche.
04 giugno 2025 | 12:00 | T N
L’olio lampante, una categoria commerciale conosciuta quasi unicamente per via delle truffe cui si presta. Si sente molto parlare in tv di avventati acquisti tramite annunci sui social, per poi scoprire che il prodotto non è quello che si crede, oppure delle operazioni su larga scala che smascherano laboratori clandestini e olio adulterato spacciato per evo. Com’è ormai evidente dai fatti di cronaca, non è tutto extravergine quello che luccica.
Che cos’è l’olio lampante?
Lampante è la categoria commerciale che individua l’olio peggiore in termini qualitativi tra gli oli vergini, ossia quelli provenienti dalle olive e ottenuti unicamente mediante spremitura meccanica, in contrapposizione a tutti gli altri oli, anche dalle olive, ma ottenuti mediante procedimenti chimici, quindi per raffinazione. L’olio estratto dalle olive è sempre stato considerato un prodotto speciale per via dei benefici che apporta alla salute. È infatti l’unico prodotto che richiede analisi chimico-fisiche ed organolettiche per essere considerato di qualità e rientrare nella categoria commerciale più alta, ossia extra vergine, quella appunto ambita da coloro che imbottigliano olio con extraverginità borderline: rilevata al momento delle analisi chimico-fisiche ed organolettiche, si degrada dopo poche settimane in bottiglia e sullo scaffale, esposta alla luce e al calore. In cucina poi, aperta la bottiglia, l’ossigeno, a contatto con l’olio, completa l’opera rovinando definitivamente il prodotto.
Differenza tra olio extravergine e olio lampante
Per via della natura di trigliceride dell’olio, la principale differenza tra olio extravergine e olio lampante risiede nell’acidità, ossia la percentuale di acidi grassi liberi (acido oleico, soprattutto) non più legati al glicerolo che “tiene” insieme i tre acidi grassi. Per l’extra vergine l’acidità massima consentita è 0,80 g per 100 g (0,8% quindi): ben 4 volte meno che il lampante, che invece può avere un’acidità superiore a 2 g ed è destinato alle industrie di raffinazione. Pur facendo parte della categoria degli oli vergini (gli unici adatti al consumo umano poiché estratti meccanicamente), l’olio lampante infatti non è commestibile, anche se non è tossico e nemmeno fa male alla salute ma è molto sgradevole all’olfatto e al gusto.
A che serve l’olio lampante?
L’olio lampante di oliva serve alla produzione di olio d’oliva raffinato, con un’acidità minore di 0,3 g, quindi commestibile ma non vendibile così da solo, e di semplice olio d’oliva. Quest’ultimo è quell’olio non vergine ottenuto mediante raffinazione dell'olio di oliva vergine lampante ed eventualmente di altri oli di oliva vergini. Si chiama proprio così, “olio d’oliva”, senza specificare “vergine” o “extravergine”, perché è olio lampante raffinato e/o miscelato con oli vergini. Deacifidicazione, depurazione, decolorazione, deodorazione sono alcuni dei processi industriali che rendono l’olio idoneo al consumo umano, fino a garantirgli un’acidità non superiore all’1%; ovviamente, tali oli non hanno nulla che ricordi il frutto dell’olivo, una delle caratteristiche indispensabili per un olio di qualità. Quindi, riepilogando, l’olio di oliva lampante è inizialmente un olio vergine ma, non essendo commestibile a causa degli alti valori di acidità libera, perde la verginità in un impianto industriale di raffinazione… ma almeno avrà un utilizzo alimentare. La sua bassa acidità quindi non ha nulla di naturale perché è stata creata artificialmente, a differenza dell’olio extravergine che invece ne ha pochissima grazie alle competenze tecniche dell’olivicoltore e del frantoiano, ma anche del consumatore attento a come conservare l’olio evo.
Come si estrae l’olio lampante?
L’estrazione dell’olio lampante avviene esattamente come quella del “nostro” olio extravergine, ossia mediante spremitura meccanica. È proprio questo infatti il motivo per cui mantiene l’appellativo di “vergine” ma la categoria merceologica è, appunto, “lampante” dal momento che non è edibile: un olio quindi utile solo all’industria (alimentare, con gli oli commestibili ottenuti da raffinazione, ma anche cosmetica o dei biocarburanti). Ed è stata proprio l’industrializzazione a scalzarlo da uno degli impieghi più importanti, l’illuminazione pubblica, per devolverlo agli attuali utilizzi.
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