L'arca olearia

Potatura meccanica degli olivi, tra mito e realtà

Risparmiare si può, ma a che prezzo? Limiti ed effettive possibilità di applicazione della meccanizzazione integrale in olivicoltura

09 febbraio 2008 | Alberto Grimelli

Negli ultimi dieci, quindici anni sono stati fatti notevoli passi avanti da parte delle aziende costruttrici di barre falcianti, adatte alla potatura di diverse colture arboree.

Per promuovere tali nuove tecnologie, nelle aziende sperimentali, quali Santa Paolina a Follonica (GR), annualmente vengono organizzate prove e giornate dimostrative, utili occasioni per un approccio diretto con questi macchinari, per valutarne l’efficacia e l’adattabilità sull’olivo.



Due le macchine testate il primo febbraio scorso.
La prima (Bmv) è una barra “classica”, montata anteriormente al trattore, capace di arrivare a un’altezza di 4,5 metri e di eseguire anche il topping.
La seconda (Speedy Cut) è un macchinario innovativo, una semovente in grado di potare, sia verticalmente sia in topping, raccogliere e triturare le ramaglie, così da produrre un cippato utilizzabile in apposite caldaie o in impianti di generazione termica.



Rispetto a qualche anno or sono, questi nuovi macchinari ci hanno sorpreso per la capacità di taglio, ben superiore ai 7-8 cm massimi di qualche tempo fa, senza neanche assorbire, per quanto riguarda la sola barra, una potenza eccessiva dalla trattrice (9-10 Kw).
Abbiamo infatti visto tagliare sottobranche, del diametro di 15-20 cm, senza alcuna particolare difficoltà, merito di dischi in vidia, materiale particolarmente resistente.
Dobbiamo tuttavia sottolineare che, sulle brachette di piccolo diametro (2-3 cm) i dischi non paiono la soluzione più adatta, in quanto il taglio si presenta decisamente meno netto e preciso. Le stesse ditte costruttrici, infatti, nel caso di piccoli tagli consigliano l’utilizzo di coltelli, che andrebbero a sostituire i dischi sulle barre.



L’efficienza di questi macchinari nel taglio è evidentissima, tanto che è possibile potare un ettaro di oliveto in circa un’ora.
Le operazioni di potatura, almeno nel caso dell’intervento con la sola barra, non solo comunque terminate con il passaggio della macchina, dovendosi raccogliere le ramaglie tagliate, ivi comprese quelle che, nelle operazioni di topping, possono restare “appese” all’albero. Nel caso di una potatura leggera sarà possibile procedere alla raccolta dei sarmenti con un ranghinatore che concentri la ramaglia al centro della fila e quindi un carro raccoglitore, capace di comporre i sarmenti in balle, di diverse forme e pesi, anch’esse utili, eventualmente, a divenire combustibile per caldaie a biomassa. Nel caso di interventi di potatura più drastici, tuttavia, per la raccolta dei sarmenti potrebbero essere necessari macchinari industriali e forestali, non sempre facilmente adattabili ai sesti d’impianto degli oliveti.
Nel complesso, facendo qualche calcolo, ancorché approssimativo, si può affermare che tale sistema di potatura permette di completare l’operazione colturale con dieci-venti ore/uomo (comprensive di eventuali rifiniture effettuate da un operatore al seguito della barra), ben inferiori alle settanta-ottanta mediamente necessarie per una potatura “veloce” con agevolatori e alle centocinquanta o più nel caso di una potatura tradizionale.
Il risparmio è evidente.



Restano tuttavia aperte alcune problematiche agronomiche che, anche col miglioramento tecnologico in atto, non sono state risolte.
Non vi sono infatti dati precisi e affidabili sulla risposta vegeto produttiva dell’olivo nel medio lungo periodo (5-10 anni) a un continuo e ripetuto utilizzo della potatura meccanica.
Non vi sono dati che indichino le possibili ripercussioni fitosanitarie dovute a un continuo e ripetuto utilizzo della potatura meccanica.
Non vi sono dati che indichino il turno ottimale per la potatura meccanica, c’è di sostiene due anni, chi tre (probabilmente hanno ragione entrambi, diverse condizioni climatiche e di fertilità del suolo e quindi diverse risposte vegetative dell’olivo possono richiedere interventi più o meno frequenti).
Non vi sono dati che indichino quali varietà si prestano maggiormente alla potatura meccanica e su quali, per habitus e portamento, tale forma di potatura è sconsigliabile.
Non vi sono infine dati che possano fornire indicazioni utili per calibrare l’intervento, più o meno drastico, ovvero più o meno vicino al tronco, in considerazione della possibile o probabile risposta vegeto produttiva dell’olivo.

La potatura meccanizzata, al di là delle incognite presentate, non è per tutti.
Oliveti con pendenze del 15-20%, per non parlare di quelli in zone collinari o di montagna si prestano poco a questo sistema di potatura,
Così pure, in zone umide, con ristagni idrici frequenti, in considerazione dell’approssimazione di taluni tagli e delle possibile ferite arrecabili alle branche, è sconsigliabile in quanto sarebbero necessari più interventi rameici per limitare l’eventuale instaurarsi di patologie batteriche (rogna e occhio di pavone soprattutto).
E’ infine indubbio che tale sistema di potatura è particolarmente indicato per forme di allevamento a tronco unico (monocono o monocaule). Vasi cespugliati o vasi a forme libere, in considerazione della diversa apertura e grado di inserzione delle branche, possono presentare problemi al trattorista che, nel caso di potature drastiche, potrebbe inavvertitamente tagliare intere branche, minado la struttura dell’albero, disequilibrando la pianta e costringendo a seguenti interventi manuali di potatura per ripristinare la forma di allevamento scelta.

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