L'arca olearia

Entra in vigore il decreto sull’etichettatura dell’olio. Con molte perplessità

E’ unanime la soddisfazione delle organizzazioni di categoria ma manca ancora il via libera, assai incerto, dell’Unione europea. Olivicoltori in allarme, etichette da rifare?

19 gennaio 2008 | T N

Dal 17 gennaio è entrato in vigore il decreto recante "Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell'etichetta dell'olio vergine ed extravergine" pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 243 del 18 ottobre 2007.

Avevamo dato conto della firma del decreto da parte di De Castro, così pure del parere preliminare negativo espresso dalla Commissione europea.

L’Italia ha comunque deciso di proseguire lungo la sua strada, sempre che non venga sbarrata da una decisione dell’Ue e quindi non si debba procedere al ritiro del provvedimento, fatto già accaduto qualche anno fa con la legge 204/2004.

E’ unanime la soddisfazione delle organizzazioni agricole, anche se i più intellettualmente onesti non nascondono le preoccupazioni.

“L'entrata in vigore del provvedimento è un momento molto atteso dalla Coldiretti che, assieme alle associazioni dei consumatori, ha raccolto un milione e mezzo di firme per una iniziativa di legge popolare su questo obiettivo” afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “vigileremo per garantire una corretta applicazione del provvedimento e per impedire ritardi ed omissioni che danneggiano le imprese ed in consumatori”.

Per la Confederazione italiana agricoltori "si tratta di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato, invece, da miscugli diversi e soprattutto da olive provenienti da altri Paesi, come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno, questo, molto diffuso e che ogni anno provoca al nostro settore olivicolo un danno superiore ai 650 milioni di euro". Ma l'organizzazione non nasconde la propria preoccupazione per le obiezioni avanzate da Bruxelles, "dove la Commissione europea si è espressa in maniera negativa su tale misura".

Sottolinea il problema anche Confagricoltura, secondo cui "non va trascurato il fatto che occorre sull'argomento una definitiva pronunzia delle Istituzioni europee". L'organizzazione comunque si augura che "le regole sull'etichettatura, dettate da questa nuova norma, che dovranno essere messe a punto nei prossimi giorni in sede ministeriale, forniscano ai produttori indicazioni chiare ed ai consumatori reale trasparenza".

Per Massimo Gargano, presidente di Unaprol, il provvedimento "entra in vigore proprio nel momento in cui certe norme a livello internazionale sembrerebbero favorire più esperimenti di laboratorio per la clonazione di alimenti, che a dare sostegno a prodotti che abbiano una propria identità e che raccontino, attraverso il legame con il territorio, la propria storia".

Olivicoltori in allarme, etichette da rifare?
Regna confusione. Gli olivicoltori sono in allarme, anche perché l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (ex Repressione frodi), non ha ancora divulgato alcun modello interpretativo e illustrativo, anzi circolano più note e spiegazioni che accentuano la confusione.

In linea generale possiamo dire che, allo stato attuale, la maggior parte delle aziende agricole che utilizzino la dicitura “prodotto e imbottigliato da” o "imbottigliato all'origine da"seguito dall’indirizzo completo, comprensivo quindi anche della nazione, sarebbero già in regola con la nuova normativa.

Diverso il caso di chi utilizzi altre formule, più vaghe, tipo “imbottigliato da”, “confezionato da” e simili. In questo caso l’impresa dovrà aggiungere sull’etichetta diciture del tipo “da olive raccolte in Italia”, “da olive coltivate in Italia”, “da olive prodotte in Italia”.
Se le olive sono state prodotte in più Paesi, questi andranno tutti indicati in ordine di quantità decrescente, con la possibilità di multe fino a 9.500 euro per i trasgressori di ogni singola violazione.

Disinformazione
Al contrario di quanto illustrato in alcuni articoli e servizi giornalistici teniamo a precisare che è severamente vietato, a norma dell'art. 4 del Reg. CE 1019/2002, indicare in etichetta qualsiasi nome geografico che non sia contemplato da Dop (o Igp), denominazioni d'origine protetta che prevedono l'adesione a un consorzio, il rispetto di un disciplinare di produzione e di tutte le relative regole.

Una questione aperta
La questione dell’origine in etichetta resta comunque apertissima, specie dopo l’assoluta contrarietà espressa dagli spagnoli a Bruxelles qualche settimana fa.

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