L'arca olearia
Caldo e siccità colpiscono duro l’olivo e la produzione di olio di oliva del Mediterraneo

L’evoluzione della situazione agronomica e climatica conferma una produzione intorno alle 3 milioni di tonnellate o inferiore di olio di oliva. Le sorprese, in positivo e in negativo, della campagna olearia: male Italia e Grecia, bene Spagna e Tunisia
09 agosto 2024 | Alberto Grimelli, Marcello Scoccia
La situazione olivicola del Mediterraneo in piena estate è molto diversificata da Paese a Paese. Con essa anche la situazione olivicola, con alcune realtà che stanno mantenendo le attese e le promesse a altre realtà che stanno facendo invece i conti con ondate di calore e siccità.
Nel complesso la campagna olearia si conferma sotto le aspettative con una produzione che oscilla tra le 2,7 e le 3 milioni di tonnellate, a seconda che prendiamo a riferimento la stima più bassa o più alta della produzione dei principali Paesi produttori.
In questa fase dell’anno pare che caldo e siccità stiano impattando in misura maggiore in Italia e Grecia, che prevedono i più accentuati cali produttivi rispetto alle attese, mentre soprattutto Spagna e Tunisia confermano il buon andamento della campagna olearia, anche se molto diviso per aree.
La situazione nell’Italia olivicola è critica, in particolare al sud, con la Sicilia che fa i conti con la siccità da diversi mesi e prospettive produttive misere, anche in aree vocate come il trapanese. Anche se, al momento, l’areale che sembra soffrire maggiormente è quello orientale. Difficoltà evidenti anche in Calabria, in quasi tutte le province per caldo e siccità, anche considerando la scarsa diffusione di impianti irrigui nella Regione. In Puglia la situazione è diventata critica a partire da luglio con l’aumento delle temperature e l’acqua per uso irriguo distribuita col contagocce dai Consorzi di bonifica. Addirittura vi è la previsione di un drammatico stop all’irrigazione nella Capitanata dalla metà di agosto. L’alternanza di produzione si fa sentire positivamente al centro-nord, con discrete produzioni ma anche elevati rischi di attacchi di mosca molto precoci che hanno flagellato alcune aree olivicole. Tradizionalmente, nel centro nord, saranno proprio le infestazioni della mosca delle olive a determinare il prossimo carico produttivo. In generale, però, ci si aspetta un’annata di scarica con una produzione stimabile in 200-230 mila tonnellate, con un outlook negativo se caldo e siccità continueranno a imperversare con questa intensità.
Anche in Grecia, e in particolare a Creta, caldo e siccità paiono colpire duramente. Dopo la scorsa annata di scarica era attesa una campagna record, con previsioni da 300 mila tonnellate e oltre ma che, più procede la stagione, più si riducono e attualmente le migliori stime indicano una produzione che può oscillare tra le 250 e le 270 mila tonnellate.
Situazione opposta in Spagna, in particolare nella provincia di Jaen, con il bacino idrico ben rifornito di acqua e qualche pioggia caduta anche a giugno. Le temperature molto alte di questo periodo (40 gradi) non spaventano particolarmente gli olivicoltori che si aspettano una buona campagna olearia. Situazione meno rosea a Siviglia e Cordoba, con entrambi i territori, la cui importanza olivicola sta crescendo, che hanno sofferto soprattutto la siccità primaverile. Caldo e siccità che invece stanno colpendo duramente Malaga, Huelva e le regioni olivicole meridionali, con cascole di olive abbondanti e piuttosto diffuse. Nonostante la situazione a macchia di leopardo, l’ottima performance produttiva a Jaen fa ritenere che la stagione possa essere di 1,3 milioni di tonnellate o superiore. Una previsione superiore può venire soprattutto da rese elevate in frantoio e raccolte ritardate. Quest’anno le circa 100 mila tonnellate superiori alle previsioni iniziali sono dovute soprattutto alle moliture di febbraio e marzo, insolitamente elevate. I prezzi molto elevati anche per olio vergine di oliva e lampante, oltre alla penuria di olio generale, hanno spinto gli olivicoltori a ritardare la raccolta per massimizzare accumulo di olio nel frutto e rese. Ne ha patito la qualità e soprattutto il rapporto produttivo tra extravergine, vergine e lampante. E’ opinione comune tra gli operatori che non più del 30% dell’olio prodotto nella campagna olearia 2023/24 fosse realmente extravergine, per problemi organolettici ma anche chimici (alte acidità e etil esteri) oltre a qualche contaminazione eccessiva di pesticidi.
Anche in Tunisia le previsioni iniziali sono state probabilmente sottostimate e risulta ottima e abbondante la produzione nel nord del Paese, l’area che produce generalmente gli oli più fruttati. Buone prospettive anche nel sud, fino al limite del deserto, area che invece produce storicamente più vergine e lampante. Probabilmente a sottostimare la produzione potenziale tunisina è stata la cattiva performance produttiva dell’area di Sfax, tradizionalmente centrale nel panorama olivicolo, ma che ha perso progressivamente peso produttivo. Oggi la produzione prevista in Tunisia è di 260-280 mila tonnellate di olio.
Quarta forza dell’Unione europea sarà il Portogallo. Caldo e siccità hanno colpito duramente, in particolare la regione dell’Alentejo, ma le prospettive produttive restano comunque al momento leggermente migliori dello scorso anno, con una produzione stimabile in 150-180 mila tonnellate.
Rivelazione dell’anno sarà probabilmente la Turchia, che sarà la seconda forza produttiva mondiale, con una produzione stimabile in 300 mila tonnellate.
Produzioni confrontabili o leggermente migliori dell’anno scorso in Marocco e Siria, accreditate ciascuna di 80-100 mila tonnellate.
Difficile infine che la restante parte del Mediterraneo possa produrre, complessivamente, più di 50 mila tonnellate.
Tiriamo quindi le somme.
Prendendo a riferimento le cifre basse della forbice di ogni Paese, abbiamo una produzione stimabile in 2,7 milioni di tonnellate.
Prendendo a riferimento, viceversa, le cifre alte della forbice di ogni Paese, abbiamo una produzione stimabile in 3 milioni di tonnellate.
Si conferma, dunque, una campagna olearia in linea con i potenziali consumi mondiali di olio di oliva, ma con giacenze azzerate. Si conferma, inoltre, che sarà la Spagna a dettare le condizioni di mercato, coquasi la metà della produzione complessiva del bacino del Mediterraneo.
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