L'arca olearia

PRIME IMPRESSIONI E VALUTAZIONI TECNICHE, AGRONOMICHE ED ECONOMICHE SULL’USO DELLA MACCHINA SCAVALLATRICE PER LA RACCOLTA DELLE OLIVE

Nelle ultime dimostrazioni, condotte in varie parti d’Italia, da Nord a Sud, le macchine scavallatrici sono state messe alla prova su diverse tipologie di impianti, di diverse età e con differenti cultivar presenti. Eccovi le considerazioni di tre tecnici che hanno visto l’attrezzatura e i suoi effetti

10 novembre 2007 | Alberto Grimelli, Duccio Morozzo della Rocca, Vincenzo Zerilli

Il modello d’olivicoltura superintensivo prevede, per la raccolta, l’utilizzo di macchine scavallatrici, normalmente usate nei vigneti e, talvolta, adattate all’oliveto con appositi kit.

Attualmente in Italia sono presenti vari impianti superintensivi che hanno raggiunto l’età utile a procedere alla raccolta con scavalltrice.
Quest’anno, quindi, sono state condotte diverse prove di raccolta con tale macchina.

Una prova in campo si è svolta in Umbria a metà ottobre in un impianto ad alta densità.
Per problemi di pioggia non è stato possibile assistere al lavoro delle macchine ma solo farsi un’idea osservando i risultati leggibili sulle piante raccolte il giorno precedente.
Gli oliveti dove sono state condotte le prove avevano 3 e 5 anni.
In entrambi gli appezzamenti è stata riscontrata un’alta percentuale di olive rimaste sulla pianta (20-25%), forse lievemente inferiore sugli olivi di 5 anni, dove, tuttavia, si hanno avuto maggiori problemi per rotture di rami e scortecciamento.

La prova condotta in Sicilia, su una superficie di 4 ettari, ha visto impegnata una scavallatrice Braud, con gli stessi battitori utilizzati sulla vite, sulle varietà Arbequina, Arbosana (sesto 3,5x1,5 m) e Biancolilla (sesto 3,5x3 m).
La quantità di prodotto perso è nell’ordine del 30%, di cui un 20% lasciato sulla pianta perchè fuori
dalla fascia di azione dei battitori e un 10% a seguito dell'azione di scuotitura, ovvero le olive vengono “sparate” lontano.
I danni provocati non sono molto rilevanti, anche se la situazione potrebbe peggiorare, specie per la cultivar Biancolilla che non parrebbe avere quei requisiti di compattezza che sarebbero invece necessari, oltre a dover intervenire in potatura in maniera da concentrare la fronda fruttifera nell’area d’azione dei battitori (1,5 m circa).
Nella stessa giornata è stata anche provata la scavallatrice Pellenc, sempre con gli stessi battitori utilizzti per la vite, che ha prodotto più danni rispetto alla Braud, lasciando anche una maggior quantità di prodotto sugli alberi, risultati negativi probabilmente spiegabili con la maggiore rigidità dei battitori.

L’ultima prova a cui si è avuto modo di assistere si è svolta tra Veneto e Lombardia, su impianti giovani, di 3-4 anni e hanno mostrato risultati simili alle prove precedenti, con una quanti di prodotto raccolto intorno al 75% e una produzione oraria di 45-50 quintali di olive.
I danni provocati alle piante, sebbene non particolarmente importanti, hanno tuttavia impressionato gli olivicoltori presenti, preoccupati soprattutto per l’instaurarsi di patologie fungine e batteriche.

Nel complesso il giudizio sull’efficacia ed efficienza delle scavallatrici per la raccolta in continuo delle olive resta in sospeso, per varie ragioni.

Le macchine utilizzate solo raramente erano adattate alla raccolta delle olive, attraverso i kit predisposti dalle aziende, e risulta evidente che le vendemmiatrici non modificate presentano molti inconvenienti, dalla modesta efficienza di raccolta (25% di perdita sono assai rilevanti) ai danni provocati che, con la crescita delle piante potrebbero solo incrementare.
La taratura delle scavallatrici, l’attenzione dei trattoristi e potature adeguate potrebbero ridurre tali inconvenienti, ma per confermarlo occorreranno altre prove in campagne successive.
I danni provocati agli alberi, in ragione del possibile instaurarsi di patologie, vanno valutati in un’ottica di medio periodo, cercando di comprendere se possono avere riflessi sulla produttività dell’oliveto.
Può divenire, in mancanza di parametri attendibili, difficile stabilire il momento più appropriato per la raccolta, essendo questo influenzato dall’efficienza della scavallatrice (marca, tarature…) ma anche dalla cultivar e dal tipo di potatura eseguita.

Infine alcune considerazioni economiche.
La capacità di raccolta di 50-60 quintali di olive in un’ora è tutt’altro che impressionante, ma è evidente che l’età delle piante e la relativa ridotta produzione hanno limitato la produttività della macchina.
Essendo, quindi, il parametro della produttività riferita alla quantità raccolta in un’ora eccessivamente influenzato dalla produzione dell’oliveto, sarebbe probabilmente più corretto riferirci alla produttività oraria in termini di ettari raccolti in unità di tempo.
Essendo, quelle a cui abbiamo assistito, delle prove dimostrative, i tempi di raccolta sono stati sicuramente più dilatati che nella realtà, pur tuttavia, abbiamo notato come la lunghezza e il numero dei filari abbiano una grande influenza sulla produttività della scavallatrice che necessita anche di adeguati spazi in capezzagna per evitare un gran numero di manovre che riducono la produttività della macchina.
In appezzamenti disomogenei, magari con lievi pendenze, la produttività della scavallatrice diminuisce drasticamente, tanto che può risultare più produttiva, su sesti intensivi, una scuotitrice con ombrello intercettatore, cantiere che necessita dello stesso numero di operatori di quello per la raccolta in continuo.

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