L'arca olearia

Addio all’olio extra vergine di oliva dagli scaffali dei supermercati: lo scenario peggiore

Addio all’olio extra vergine di oliva dagli scaffali dei supermercati: lo scenario peggiore

Previsioni di produzione di olio di oliva troppo ottimistiche alla vigilia della campagna olearia. Debacle in tutto il bacino del Mediterraneo. Difficoltà anche in Italia. Prezzi oltre gli 8 euro/kg in Spagna e pronti a superare i 9 euro/kg in Italia

01 dicembre 2023 | Alberto Grimelli, Marcello Scoccia

La produzione di olio di oliva in tutto il bacino del Mediterraneo è in forte calo.

Non c’è regione produttiva che non segni una flessione rispetto alle previsioni di due mesi fa.

I prezzi all’ingrosso stanno di nuovo schizzando alle stelle, tornando ai livelli di inizio ottobre, dopo il vistoso calo alle prime battute della nuova campagna olearia. Oggi il prezzo dell’olio extra vergine di oliva spagnolo ha superato gli 8 euro/kg e la quotazione ufficiale italiana si appresta a indicare un balzo oltre i 9 euro/kg.

C’era entusiasmo perché pareva che la produzione mondiale fosse in ripresa rispetto all’anno passato ma invece le prime indicazioni, a campagna olearia in corso, è che l’olio extra vergine di oliva non c’è.

Con scorte praticamente azzerate ci si avvia a una campagna olearia da 2,3-2,4 milioni di tonnellate, 500 mila tonnellate in meno di quanto preventivato solo due mesi fa. E’ evidente che, su queste basi, non ci sarà olio di oliva per tutti, visto che i consumi sono stimati a 2,9 milioni di tonnellate. Ancor peggio per l’olio extra vergine di oliva, considerando le difficoltà a produrre qualità anche in aree vocate, come in Grecia, e soprattutto la spinta a produrre olio lampante, con forte riduzione dei costi di produzione in Spagna.

Le previsioni di produzione di olio di oliva nel bacino del Mediterraneo aggiornate a novembre

La Spagna, accreditata alla vigilia della campagna olearia, a produrre 750 mila tonnellate, con ipotesi anche di 800 mila tonnellate, vedrà ridotti i volumi produttivi a 600-650 mila tonnellate, livelli praticamente identici all’anno passato, se non inferiori. Molti oliveti non verranno raccolti per scarsità di prodotto e le rese sono di 3-5 punti inferiori alle aspettative: dal 21% previsto dalla Junta de Andalusia al 15% reale. Con i primi dati dai frantoi reali, dopo un avvio molto in sordina a ottobre, il prezzo dell’olio extra vergine di oliva è salito di 50 centesimi al chilo in soli 10 giorni. Ancor più vistosa la salita del vergine, passata da 6,7 euro/kg di 10 giorni fa a 7,55 di oggi, secondo PoolRed.

In Grecia le previsioni di produzione indicavano una campagna olearia da 180-200 mila tonnellate e invece sarà una campagna olearia da 150 mila tonnellate, forse meno. Grande delusione anche sul fronte della qualità, a causa dei molti attacchi di mosca e anche del difetto di secco imperante specie negli oli di Creta. L’anno scorso la Grecia aveva prodotto 350 mila tonnellate ed era stato il vero bacino produttivo del Mediterraneo, a cui avevano attinti tanti imbottigliatori.

In Italia la produzione, stimata in 290 mila tonnellate, dovrebbe attestarsi a 230-240 mila tonnellate. Una situazione difficile a causa delle difficoltà produttive nel centro-nord, già note, ma acuite da attacchi di mosca tardivi, ma soprattutto da un risultato deludente in Calabria e Sicilia, dove non sono state rispettate le previsioni della vigilia, con un calo atteso del 30-40%. In Calabria anche la qualità, in alcune aree, è stata compromessa da forti attacchi di lebbra. In generale, però, gli oli prodotti a ottobre presentano forti livelli di amaro e spesso il difetto di secco. L’unica area che sta mantenendo le promesse è la Puglia, con una produzione molto abbondante e di ottima qualità.

Situazione simile anche in Portogallo, accreditato di 150 mila tonnellate alla vigilia, dovrà accontentarsi di 110-120 mila tonnellate di olio, a causa soprattutto di siccità e rese basse.

Più bassa delle attese anche le produzioni in Turchia, forse inferiore alle 200 mila tonnellate, in Marocco, con 60-70 mila tonnellate e infine in Tunisia, con 140 mila tonnellate.

Facendo le somme, all’appello mancano almeno 500 mila tonnellate rispetto alle attese e anche per questa ragione il mercato dell’olio di oliva è in fermento, con acquisti di olio a prezzi molto alti pur di riempire le cisterne.

I rischi di una campagna olearia molto anomale: le frodi sull’olio extra vergine di oliva

Il rischio più grande sta tutto nei numeri: non ci sarà olio extra vergine di oliva per tutti. Soprattutto considerando che, stante l’annata, molti operatori stimano che la Spagna, su una base produttiva da 600 mila tonnellate, produrrà solo 240 mila tonnellate di extravergine (40%), mentre il restante sarà olio vergine e lampante (60%). Si tratta di proporzioni invertite rispetto a quelle usuali.

Il rischio è quindi che parte di quel vergine e lampante, dopo essere stato deodorato (pratica proibita e fraudolente), venga spacciato per olio extra vergine di oliva per rimpinguare cisterne altrimenti vuote.

Ovviamente senza considerare il rischio di frodi assai meno sofisticate, ma comunque ancora in auge, come scoperto recentemente in Germania, di miscele di olio di oliva con oli di semi.

Lo scenario peggiore: addio all’olio extra vergine di oliva dai supermercati

L’olio extra vergine di oliva costerà caro e non sarà disponibile, come avvenuto in passato, in quantità infinite per tutti.

Vi è quindi un duplice rischio: che gli italiani, e non solo, smettano di comprare olio extra vergine di oliva a favore di altri grassi e che la GDO, col passare delle settimane, riservi solo uno spazio di nicchia all’extra vergine, visti i bassi volumi e le basse rotazioni.

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Francesco Donadini

05 dicembre 2023 ore 15:09

gentile sig. Emanuele, premesso che il rispetto delle opinioni è un valore per tutti, mi pare corretto rispondere alla sua anche se poco rispettosa. Faccio un mestiere nuovo: marketing di filiera, con attenzione equa a tutti i soggetti della stessa. il mercato, il pubblico sta cambiando in modo sostanziale. Legga il rapporto Censis 2023 e troverà una situazione molto difficile e complessa per tutti. La GDO non è generalizzabile, pur essendo la formula tutt'ora vincente, perchè opera solo sui volumi e sui prezzi, tranne alcune insegne più accorte che hanno iniziato a lavorare anche sulla particolarità (esempio: Esselunga sugli oli Evo, presentando DOP e IGP). Ma non c'è solo la GD/GDO, il retail sta reagendo, la produzione sta innovando verso canali ibridi e e-commerce, il consumo sta ascoltando e per quanto tutto sembri piccolo nei confronti del gigante GD/GDO vedremo insieme ancora tanto grande cambiamento e consapevolezza verso il benessere, il buon cibo sano, la nutrizione di qualità nella quale l'EVO è un componente prestigioso, un ingrediente unico e benefico che non merita più il prezzo ridicolo con cui è stato trattato da GD/GDO. Se lei non si è ancora accorto di questo cambiamento e dell'interesse sempre più grande per la filiera dell'olio EVO, questo è il momento di farlo. Un uscita dell'Olio EVO dalla GD/GDO toglie un peso insopportabile alla stessa GD/GDO e alimenta nuovi canali per gli oltre 5000 frantoi italiani, per il retail, per le attività ibride di scaffale e tavola, per gastronomie e luoghi del buon cibo, per enoteche ed evoteche...
L'olio evo oggi sta finalmente avviando la sua valorizzazione di ingrediente salutare, migliora il gusto dei cibi ed è ricco di sostanze benefiche e uniche, che variano nelle cultivar. L'olio Evo è un universo di benefici e di problemi per la gestione e rotazione. Questo è un vero problema per la GD/GDO che ha bisogno invece di prodotti standard e prezzi standard con scadenze lunghe.
Infine sarebbe ora di eliminare la subdola parola: "olio di qualità". Ci sono gli oli commestibili perchè raffinati: olio di oliva, oli di semi, oli vari. E ci sono gli oli commestibili non raffinati, naturali: olio EVO o olio extra vergine d'oliva e olio vergine d'oliva. Questo dovrebbe essere il linguaggio reale, comprensibile a tutti, per far capire la differenza tra un prodotto naturale e uno raffinato!

Emanuele Aymerich

04 dicembre 2023 ore 14:11

Io non so che mestiere facciate voi, forse vendete qualcosa di nicchia per arrotondare e di base fate altro, ma la GDO è fondamentale per chi deve fare volumi e fatturato, non si manda avanti un azienda con tutte le spese che comporta solo vendendo a privati, i negozi di delicatessen fanno numeri ridicoli e pure i ristoranti sono quasi tutti pessimi clienti: quelli che ti fanno guadagnare sono perle rare che certo non bastano. La GDO ti lascia margini scarsi ma ti garantisce volumi importanti e pagamenti affidabili e non vedo perché non debba vendere pure prodotti di qualità. Senza la GDO chiuderebbero centinaia di aziende del nostro settore e rimarrebbero solo quelli che si dilettano a fare qualche migliaio di litri all'anno per giocare. In annate normali si lavora benissimo con la GDO e l'olio di qualità, il problema è quest'anno perché a questi prezzi oramai si sta fermando tutta la filiera, resistono solo le grandissime aziende.

Daniele Palombi

04 dicembre 2023 ore 14:47

Cosa facciamo di mestiere o se stiamo "giocando" come dice lei non è determinante in merito a quanto già esposto: l'olio di alta qualità non si vende al supermercato, è indiscutibile. Buona parte dei test eseguiti sulle bottiglie vendute al supermercato negli ultimi 10 anni indicano che molto oli non hanno più le caratteristiche per essere extravergini. La GDO sta sostituendo con oli esotici quelli scarsi di oliva, non riuscendo a piazzare quelli di qualità alta.

Daniele Palombi

04 dicembre 2023 ore 09:56

La GDO non fa il bene del (vero) olio EVO e dei relativi produttori, ma il proprio e quello dei grossi gruppi industriali, soprattutto spagnoli.
Guadgnano vendendo olio di qualità inferiore al vero evo italiano, ad un prezzo che il consumatore medio (non sapendo nulla ne di produzione, ne di assaggio) pensa che sia giusto pagare: cioè molto, molto poco.
Indi, ben venga che la GDO si concentri su olii e grassi di provenienze esotiche, dalla proprietà dannose per la salute e dal prezzo basso (ma poi è veramente 'basso'....?).
A noi produttori italiani di qualità questo potrebbe fare gioco.
L'olio di alta qualità non si vende al supermercato.

Francesco Donadini

02 dicembre 2023 ore 23:07

Magari scomparisse l'Evo dalla GD/GDO! Per due precisi motivi: uno, darebbe una grande opportunità al retail di prossimità e di prodotti di eccellenza di venderlo in esclusiva, creando un vero canale di valore del prodotto. Due: farebbe capire il reale valore dell'olio EVO senza più confusione con l'olio di oliva. Il ciente di oggi cerca e desidera chiarezza e informazione corretta. Il mondo dell'olio è ancora rimasto in mano a chi imbottiglia, non a chi produce. Già oggi chi cerca l'olio extravergine d'Oliva sa dove trovarlo, molto poco nelle GDO, molto di più nei molteplici canali alternativi (retail, gas, passaparola, relazioni dirette). Un esempio: in provincia di Treviso il Consorzio TAPA ha 1200 soci produttori, non c'è un distributore, non serve, tutto il prodotto è prenotato o per autoconsumo. Purtroppo, come tutti sappiamo, la GDO ha utilizzato in modo arbitrario l'olio Evo sullo scaffale, inventandosi infiniti sotterfugi per far diventare Evo anche ciò che non aveva le caratteristiche peculiari, rovinando il mercato dell'olio Evo. Ricordiamoci che la crisi del metanolo ha innescato il successo dei vini.

Emanuele Aymerich

02 dicembre 2023 ore 17:13

Purtroppo, parlo da confezionatore che vende alla GDO, quello che lei paventa come un rischio è già realtà da diversi mesi: diversi importanti PV da me serviti hanno ridotto gli spazi destinati all'extravergine aumentando quelli destinati all'olio di semi, non sono pochi gli addetti che mi hanno chiamato per dirmi che gli hanno ridotto i metri lineari per l'olio EVO chiedendomi quindi la fornitura di espositori: sono state eliminate tutte le aziende olearie che non hanno potuto reggere le richieste di prezzo della GDO. Ci sono infatti gruppi della GDO che prima vendevano 10 marchi italiani e ora ne hanno due o tre. Provano a importi dei prezzi in sotto costo e se ci stai bene, se no ciao. Gli mandi gli aggiornamenti di listino e neppure ti rispondono. La faccenda ha retto tappandosi il naso e assottigliando i margini fino a che c'erano scorte dell'anno scorso comprate in momenti favorevoli ma al momento con l'olio nuovo non ci sono ne ci saranno altri momenti favorevoli e ovviamente nessuno di noi può lavorare in perdita per un altro anno. Abbiamo già sostenuto la GDO per tutto il 2022 riducendo i nostri margini veramente al limite del possibile, ora si è raggiunto il punto di rottura per molti di noi. D'altronde si aggiunge anche il fatto che a questi prezzi la rotazione è bassa quindi alla GDO conviene spingere altro e destinare gli spazi a referenze che girano e danno più margine: non gli interessa più l'olio EVO.