L'arca olearia
Addio olio extra vergine di oliva: prezzi ai massimi, giacenze ai minimi

I prezzi dell’olio di oliva hanno raggiunto i massimi storici in tutti i mercati ma ancora non si vedono gli effetti sui consumi, con la certezza che nel 2024 non ci sarà olio extra vergine di oliva per tutti
23 giugno 2023 | Alberto Grimelli, Marcello Scoccia
I listini dell’olio extra vergine di oliva stanno diventando come quelli di Borsa, con fluttuazioni giornaliere importanti e dinamiche speculative tipiche dei mercati finanziari.
I prezzi dell'olio extra vergine di oliva ai massimi storici
Oggi le quotazioni indicano un prezzo medio di 7,9-8 euro/kg per l’extra vergine italiano, con prezzi che superano anche gli 8,3 euro/kg per la migliore qualità.
In Spagna le quotazioni sono mediamente di un euro inferiore a 6,9 euro/kg per l’extra vergine standard, che assomiglia veramente molto a un olio vergine di oliva, mentre per un extra vergine di buona qualità bisogna spendere almeno 7,2-7,3 euro/kg.
Più complicato il mercato in Grecia, con le disponibilità ridotte ai minimi termini, scambi molto limitati e quotazioni in linea con quelle spagnole, per qualità medio-basse visto che ormai tutto l’extra vergine fruttato è stato venduto nei mesi scorsi. Le quotazioni sono di 6,7-6,8 euro/kg ma si scommette di arrivare e oltrepassare i 7 euro/kg.
In generale, anche in Italia e Spagna, c’è poca voglia di vendere immaginando che le quotazioni non abbiano raggiunto il loro picco, che potrebbe arrivare a settembre, con la presa di coscienza che l’olio extra vergine è finito e la nuova campagna olearia rimane sotto le aspettative.
Addio olio extra vergine di oliva: non ce ne sarà per tutti
In effetti caldo e siccità stanno condizionando l’allegagione e lo sviluppo dei frutti in Spagna, con una previsione della campagna olearia che, per i più ottimisti, è di 800 mila tonnellate e per i più realisti in linea con quella dello scorso anno.
Negative anche le prime indicazioni da Tunisia, che non dovrebbe raggiungere le 200 mila tonnellate, così pure la Turchia. Alternanza di produzione prevedibile in Grecia, dopo una campagna da 360 mila tonnellate, è prevista un’annata di scarica intorno alle 200 mila tonnellate.
Nel bacino del Mediterraneo l’unico Paese in controtendenza dovrebbe essere l’Italia con una produzione che dovrebbe oltrepassare le 300 mila tonnellate.
La prossima campagna olearia, insomma, dovrebbe essere nella migliore delle ipotesi in linea con quella precedente, oppure leggermente inferiore, con una differenza sostanziale: le giacenze dovrebbero azzerarsi.
In Grecia e in Tunisia le giacenze sono già ai minimi, mentre in Spagna ammontano, al 31 maggio, a 289 mila tonnellate, e dovrebbero tendere allo zero entro metà ottobre. Anche in Italia, entro la metà di ottobre, ci si attende stock prossimi allo zero.
La campagna olearia sarà alle battute iniziali e l’olio sarà finito, con la previsione, è questa la scommessa di chi non vende ancora le proprie giacenze, di un innalzamento dei listini di ulteriori 30-50 centesimi.
L’unica incognita resta l’andamento dei consumi che registrano sì una flessione importante, intorno al 20-30% in quasi tutti i mercati, ma non il tracollo auspicato da alcuni per tenere a bada i prezzi. In effetti i riflessi di queste impennate dei listini non si vedono ancora nei supermercati, poiché i contratti, spesso siglati a inizio anno, impongono delle soglie di adeguamento prefissate, abbondantemente inferiori ai rincari sul mercato all’ingrosso. Prova ne è che si trovano ancora oli extra vergini di oliva a 5,99 euro/litro quando la quotazione all’ingrosso è superiore ormai da più di tre mesi al prezzo a scaffale.
L’impatto sui consumi dei rincari di prezzi si vedrà dunque solo con la ricontrattazione per il 2024 con la Grande Distribuzione, con ormai l’acclarata consapevolezza che il prossimo anno non ci sarà olio extra vergine di oliva per tutti, ovvero per soddisfare una richiesta che negli anni si è stabilizzata su 3 milioni di tonnellate.
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