L'arca olearia
Produrre olio extra vergine di oliva Dop e Igp nelle annate di scarica conviene

Leggendo i dati dell'olio di oliva Dop e Igp si imparano strategie utili ad aumentare la resilienza aziendale, recuperando redditività per compensare il calo produttivo
25 novembre 2022 | Giosetta Ciuffa
Il ventesimo rapporto Ismea-Qualivita 2022 ha descritto una situazione finalmente più serena per la produzione certificata italiana. Per arrivare ai dati attuali si è però dovuti passare per una serie di difficoltà ben note che hanno delineato uno scenario comunque di crisi, nonostante gli elementi rassicuranti che attestano nel 2021 un valore di 19,1 miliardi di euro per la produzione certificata totale dop-igp (agroalimentare e vinicola: 845 prodotti) che riprende con un +16,1% la tendenza di crescita degli ultimi dieci anni dopo il segnale di stop del 2020 (-2,0% su base annua).
Olio di oliva Dop e Igp: i numeri
Tra le molte filiere che fanno parte della Dop economy, come viene brillantemente definita l’economia del comparto a indicazione geografica, c’è anche quella dell’olio di oliva. 49 le denominazioni e 23.147 gli operatori che nel 2021 generano un valore di 91 milioni di euro alla produzione (+27,9%). Dopo due anni di calo consecutivi, la gran parte delle principali denominazioni registra un aumento della quantità certificata e del relativo valore economico e nonostante un maggior valore delle ig regionali – che conferma una crescita di anno in anno – il peso di queste ultime resta marginale sul settore dell’olio nazionale, la cui produzione 2021 è stata di 329.000 tonnellate. L’export, che vale 66 milioni di euro (+27,7), interessa il 38% della produzione certificata dop-igp il cui valore totale si concentra per circa il 77% in Toscana (29 milioni €), Puglia (22 milioni €) e Sicilia (19 milioni €). Le prime cinque filiere per valore sono Toscano igp, Terra di Bari dop, Val di Mazara dop, Sicilia igp e Riviera Ligure dop.
Concentrandosi nelle annate 2019, 2020 e 2021, emerge un aspetto rilevante.
Secondo i report Qualivita degli anni scorsi, nel 2020 la quantità totale nazionale (inclusa la non certificata) ammontava a 274.000 tonnellate, con un valore di 71 milioni di euro alla produzione dop-igp (-14%), che diventano 123 al consumo e 52 all’export. Di contro, l’anno precedente le tonnellate nazionali sono state 366.000 ma il 2019 ha potuto contare su meno prodotto certificato: 11.000 tonnellate (-11%) che hanno generato un valore alla produzione di 82 milioni di euro (-4,6%) e 134 al consumo (-7,4%), con l’export a 56 milioni di euro (-11%) e Toscana, Puglia e Sicilia che concentrano quasi i tre quarti del valore totale degli oli certificati (rispettivamente 25 milioni, 20 milioni e 16 milioni di euro).
Produrre olio extravergine di oliva Dop e Igp conviene
Leggere questi numeri rivela uno dei vantaggi di dedicarsi a una produzione Dop e Igp nel mondo dell'olio di oliva.
Nelle annate considerate i prezzi dell’olio italiano hanno mantenuto una sostanziale stabilità, o al massimo una banda di oscillazione del 10%, a fronte di un crollo produttivo 2020 del 30%. Significa che l'olivicoltore guadagna più dalla qualità prodotta che non dal prezzo di mercato. Quindi è il volume produttivo a fare la differenza nella redditività dell'azienda.
Al contrario il valore della produzione di olio certificato Dop e Igp è invece diminuita "solo" del 15% nel 2020, a fronte di un crollo del 30% dei volumi produttivi, mentre gli incrementi del valore della produzione nel 2019 e 2021, entrambi annate di carica, sono appunto in linea con quelli dell'olio nazionale.
Da quest'analisi, pur sommaria, si può trarre la conclusione che l'olio extravergine di oliva Dop e Igp è un prodotto anticiclico, che quindi soffre meno nelle annate di crisi rispetto all'olio italiano, mentre invece non riesce ancora a fare la differenza, in termini di incremento di valore aggiunto, nelle buone campagne olearie.
In conclusione, agli olivicoltori conviene certamente di più produrre olio di oliva Dop e Igp nelle annate di scarica, recuperando redditività utile a compensare il calo produttivo.
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