L'arca olearia

Una campagna olearia anomala: dominano incertezze e tensioni

Una campagna olearia anomala: dominano incertezze e tensioni

Già a settembre si parlava listini in forte salita con prezzi fino a 8,5 euro al kg contro la media di 6 euro delle annate precedenti. Un rialzo simile porterà a una contrazione dei consumi

11 novembre 2022 | Claudio Vignoli

Che l’attuale campagna olearia sia una delle peggiori degli ultimi anni non è una sorpresa, visto che già a fine luglio le associazioni di categoria, all’unisono, avevano dato l’allarme facendo presagire un’annata difficile.
Avremo poco olio e di qualità decisamente inferiore rispetto a quello dell’annata precedente: le stime parlano di un deficit produttivo del 30-35% che globalmente nei Paesi produttori del Mediterraneo si attesta tra il 28-30%. Il timore è che entro la prossima estate il nostro Paese possa aver già esaurito le scorte.
Due i fattori scatenanti di questa “tempesta perfetta”: la crisi climatica e l’emergenza bollette.
Il caldo anomalo nel periodo della fioritura e la siccità prolungata hanno inciso fortemente sulla produttività e sulla resa, così come sulla qualità del prodotto. La carenza idrica, infatti, ha compromesso lo sviluppo dei frutti oleosi e le temperature elevate hanno agevolato la proliferazione di agenti patogeni e parassiti, in particolare la mosca dell’olio.

Al clima impazzito, si è aggiunta anche la crisi energetica con cui gli operatori – in realtà - stanno facendo i conti da parecchi mesi e che ormai ha raggiunto l’apice. L’esplosione dei costi di produzione e di confezionamento, direttamente proporzionali ai rincari energetici e delle materie prime stanno rendendo insostenibile la produzione, mettendo in ginocchio le aziende agricole già provate dalle avversità climatiche. Ce lo ricorda bene una nota di Coldiretti che già lo scorso settembre denunciava che: «quasi un’azienda olivicola su dieci (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura».

Il mese di ottobre è trascorso tra incertezze e tensioni correlate soprattutto ai costi della molitura: alla fine del mese, infatti, i frantoi non avevano ancora definito il prezzo poiché erano in attesa di conoscere il rincaro effettivo delle bollette. Ai primi di novembre è stato finalmente definito il prezzo che si aggira intorno ai 23 – 25 euro per quintale di oliva. Un costo molto elevato se si considera che le olive vengono vendute tra i 75 e gli 85 euro a quintale con rese intorno al 12% - 13%, fino a un 16%, cioè basse. Inevitabile quindi la risoluzione di molti olivicoltori che stanno decidendo di non molire le proprie olive preferendo rivenderle a terzi per evitarsi i costi di frantoio.

In una simile situazione, è ovviamente prematuro azzardare una stima anche del prezzo finale a cui sarà venduto l’olio di oliva. Qui da noi nelle Marche si parla attualmente di 12 - 13 Euro/litro per il convenzionale e di 15 Euro/litro per il Biologico, ma va considerato che a incidere sul conto finale sarà anche il rincaro di quelle materie prime come vetro, acciaio, carta, afferenti alla filiera dell’imbottigliamento.
Proprio tenendo conto di ciò, già a settembre si parlava listini in forte salita con prezzi nella GDO fino a 8,5 euro al kg contro la media di 6 euro delle annate precedenti. Un rialzo simile porterà indubbiamente a una contrazione dei consumi soprattutto in quella fascia di popolazione già in grave difficoltà a causa di inflazione e caro bollette. Si salverà invece la nicchia alto di gamma, venduta attraverso frantoi e boutique specializzate, perché caratterizzata da un target alto spendente già abituato a prezzi elevati e disposto a spendere in media anche 20 euro e oltre per una bottiglia da mezzo litro.

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