L'arca olearia

OLIVICOLTURA BIOLOGICA: MENO PROBLEMATICA CHE IN PASSATO LA DIFESA FITOSANITARIA, SONO I COSTI E LA SCARSA PRODUZIONE A RENDERE POCO CONVENIENTE PASSARE AL METODO ORGANICO

Oggi gli agrofarmaci biologici per combattere le principali patologie sono diffusamente disponibili, anche se rimangono molto costosi, ma non è solo questione di spese. Gli olivicoltori bio scontano una riduzione della produzione che, secondo uno studio greco, si attesta tra il 30 e il 50% dell’agricoltura convenzionale, colpa della scarsa nutrizione delle piante

09 giugno 2007 | R. T.

L’agricoltura biologica rappresenta, per molti, un modo per rispettare maggiormente l’ambiente, per trovare un equilibrio con la natura e quindi per produrre “meglio”.
Purtroppo, per ottenere questi risultati, si sconta un aumento consistente dei costi di produzione, maggiori difficoltà nel controllo fitosanitario di alcune patologie e, soprattutto, una diminuzione della produttività degli alberi.

A fronte di un aumento dei costi stimato intorno al 20-30%, dovuto soprattutto all’alta incidenza dei mezzi tecnici bio (concimi e fitofarmaci) e delle spese di certificazione, la riduzione della produzione, secondo uno studio greco, è del 30-50% rispetto a un’azienda olivicola condotta secondo il metodo tradizionale.

Stando a questi dati, un olio extra vergine d’oliva biologico dovrebbe costare più del doppio di un omologo, ugualmente di buona qualità, ottenuto da agricoltura convenzionale o integrata. Considerando invece che, mediamente, i prodotti bio, compresi gli oli, spuntano sul mercato, tanto all’ingrosso quanto nella GD/GDO, un valore aggiunto del 20%, risulta evidente che, dal solo punto di vista economico, non convenga scegliere di condurre l’oliveto secondo metodo biologico.
Un strategia aziendale che punti sulla filiera corta, sulla vendita diretta può sicuramente fornire migliori risultati, ma difficilmente, anche adottando economie di scala, si produrranno redditi accettabili.
Il reale problema risulta infatti la produttività degli alberi che, è opinione e sensazione ormai comune e diffusa, è decisamente inferiore rispetto a piante coltivate secondo i metodi convenzionali o integrati.

Tra i primi studi a quantificare la riduzione della produzione imputabile al metodo di coltivazione, il lavoro presentato dal Prof. Vemmos dell’Università di Atene, ha sicuramente il pregio della chiarezza.
Le produzioni di otto impianti, situati tutti in Aigio Achaias, di cui quattro condotti a biologico e quattro a convenzionale sono state confrontate per alcuni anni (2003-2006). I dati mostrano che la produzione degli oliveti bio sono del 30-50% inferiori rispetto a quelli condotti con metodi convenzionali e che la produzione è scesa anche in quegli impianti che sono passati dal metodo di coltivazione tradizionale a quello bio.
Gli autori di questo studio imputano tale negativo risultato allo scarso livello di nutrizione apportato con metodi biologici, in questo caso 10 Kg/anno a pianta di letame e 1-2 Kg/piante di altro concime organico al 4-8% di azoto, rilevato a mezzo di diagnostiche fogliari.
In particolare si rileva che non soltanto il livello di azoto, per gli oliveti bio, è largamente inferiore rispetto all’ottimo previsto nella letteratura ma che anche il bilancio totale dei nutrienti (S=N+10P+K) è insufficiente. Al contrario, nelle aziende condotte con metodo tradizionale, gli apporti risultano più che soddisfacenti e persino, in taluni casi, in eccesso rispetto alle esigenze delle piante.

Considerando praticamente incomprimibili i maggiori oneri dovuti all’acquisto dei mezzi tecnici e per la certificazione di prodotto, l’aumento della produttività deve risultare l’obiettivo più importante per l’olivicoltore bio.
Un fine non facilmente perseguibile a causa delle elevate esigenze nutritive dell’olivo, in particolare in impianti specializzati e intensivi, e dello scarso tenore in elementi minerali dei principali fertilizzanti biologici.

Il vero fattore limitante per una reale diffusione dell’olivicoltura biologica è quindi la riduzione della produttività degli alberi con un’incidenza non trascurabile sul conto economico aziendale.

Bibliografia

- Vemmos et al, Initial results from a study of soil fertilità and leaf nutrient status in conventional and organic olive orchards, Atti Olivebioteq 2006, Vol II, Pag. 201-204

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Il modello di crescita e di accumulo di olio nelle olive: può crescere fino a dicembre

L'olio appare nelle cellule della polpa alla fine di luglio, quando il frutto è sufficientemente sviluppato e il nocciolo si è già indurito. Il picco di olio si può raggiungere anche a dicembre ma il tasso di accumulo a novembre si abbassa molto

31 ottobre 2025 | 17:45

L'arca olearia

Gli effetti di due tipi di imballaggio sul profilo fenolico e sulle caratteristiche sensoriali dell'olio extravergine di oliva

Gli effetti combinati della durata di conservazione e del confezionamento sul profilo fenolico dell'olio extravergine di oliva in relazione ai suoi attributi sensoriali. I materiali con elevata permeabilità all’ossigeno, come il polipropilene e il polietilene, non sono adatti per la conservazione dell’olio d’oliva

31 ottobre 2025 | 17:15

L'arca olearia

Le caratteristiche nutrizionali, aromatiche e funzionali dell'olio extravergine di oliva da olivo selvatico

La qualità, il profilo fenolico e l'aroma dell'olio d'oliva selvatico evidenziano il suo elevato potenziale per essere utilizzato come preziosa risorsa naturale e alternativa per migliorare la qualità dell'olio extravergine d'oliva

31 ottobre 2025 | 15:00

L'arca olearia

L'impatto di pirofeofitina a e 1,2-diacilgliceroli sulla qualità dell'olio extravergine di oliva e sulla durata di conservazione

Identificati i tratti più impattanti che contribuiscono all'evoluzione di pirofeofitine e diacilgliceroli durante lo stoccaggio in ragione di temperatura e tempo di conservazione per comprendere la loro potenziale correlazione con gli attributi sensoriali 

31 ottobre 2025 | 14:00

L'arca olearia

Estratti di foglie di carrubo e buccia di melograno contro la lebbra dell'olivo

Gli estratti naturali ottenuti da carrubo e melograno potrebbero ridurre l’incidenza della lebbra dell'olivo, una delle più importanti malattie dell'oliveto. Un progresso nella ricerca di strategie di controllo sostenibile che riducano l’uso di fungicidi

30 ottobre 2025 | 09:00

L'arca olearia

La potatura dell'olivo non influenza la qualità dell'olio extravergine di oliva

Il momento in cui vengono raccolte le olive, e quindi il loro indice di maturazione, influenza il contenuto di pigmenti clorofilliani, carotenoidi e tocoferoli degli oli, ma anche i polifenoli. L'effetto della potatura o non potatura è trascurabile

29 ottobre 2025 | 17:00