L'arca olearia
Equilibrio ed equilibrismo per una campagna olearia da 300 mila tonnellate in Italia
Quest'anno sarà la Grecia la maglia nera della produzione olearia mediterranea. Anche la Spagna arranca e la produzione tunisina potrà condizionare anche i mercati europei con la politica dei prezzi bassi. Cosa accadrà sulla piazza di Bari?
24 settembre 2021 | Alberto Grimelli, Marcello Scoccia
La produzione di olio d'oliva in Italia è appesa alle piogge e alle rese.
Ogni anno ha la sua croce e per raggiungere le 300 mila tonnellate previste per la prossima campagna olearia il nemico non è la mosca olearia ma il clima.
E' il meteo inclemente, dalla gelata del 7 aprile fino ai venti caldi durante la fioritura, per finire con la siccità duratura ad aver ridotto, di settimana in settimana, le previsioni che altrimenti volevano un anno di carica per l'Italia.
A soffrire per primo è stato il nord Italia, in particolare tutto l'areale gardesano e del lombardo-veneto, dove i cali sono dell'80% o più. Solo lievemente inferiori per Trentino Alto Adige e Piemonte dove si aspetta un crollo produttivo del 60-70%.
Se non fosse per la Liguria, dove le prospettive indicano un -4/50%, la produzione del nord Italia si sarebbe fermata a poche decine di tonnellate.
Situazione difficile anche nel centro, con Toscana, Umbria, Lazio, Marche e Campania che fanno registrare diminuzioni della produzione dal 30 al 40%. La situazione, in queste Regioni, è a macchia di leopardo con cali che possono sfiorare il 70% in alcune province, come Arezzo, ed aree dove il calo è più contenuto, al 20%, come nel basso Lazio.
A sorridere nel centro Italia è solo l'Abruzzo che fa segnare un progresso del 20% rispetto all'anno scorso.
Il sud, invece, con poche eccezioni sorride. Partiamo subito dalle zone in difficoltà: Salento, Reggio Calabria, Sicilia orientale. In queste aree la produzione è più bassa dell'anno scorso con cali che, in alcune microzone, possono essere anche del 60-70%. Situazione difficile anche in Sardegna, dove la diminuzione dovrebbe essere a doppia cifra ma assai più contenuta.
Festeggiano Molise e Basilicata. Le due piccole regioni del Sud faranno segnare aumenti produttivi del 15-30%.
Sarà la Puglia il bacino produttivo più importante d'Italia che rifornirà il resto del Paese di olive e olio. L'aumento produttivo è del 40%, con una produzione da 140 mila tonnellate, praticamente la metà del totale nazionale.
Seguiranno a ruota Calabria e Sicilia che si contenderanno il secondo gradino del podio per una manciata di tonnellate d'olio, essendo accreditate entrambe di circa 35 mila tonnellate. Il catanzarese e il lametino in Calabria, e il trapanese e il palermitano in Sicilia compenseranno, almeno in parte, le perdite delle province che produrranno meno.
Ovviamente si tratta di dati provvisori che non tengono conto delle rese che si registreranno nelle prossime settimane né della possibilità di non raccolta, ovvero della rinuncia da parte dei piccoli olivicoltori di provvedere alla raccolta stante il rapporto costi/fatturato. La discriminante saranno il prezzo delle olive e dell'olio. Nel caso di una stabilità al ribasso delle quotazioni, come sta avvenendo nelle ultime settimane, è lecito attendersi una revisione al ribasso delle stime. 20-30 mila tonnellate, ovvero l'attuale margine di errore delle previsioni dovuto alle incertezze, possono sembrare poche ma corrispondono a 2-3 mesi di vendite all'ingrosso di olio nazionale.
L'Italia, nonostante le difficoltà di alcune regioni, manterrà i livelli produttivi dello scorso anno o sarà in lieve ascesa. Non tutte le altre nazioni europee possono dire altrettanto, a partire dalla Spagna.
La previsione per la Spagna olearia è di 1,3 milioni di tonnellate di olio, in ribasso di circa 100 mila tonnellate rispetto allo scorso anno. Anche in questo caso gli areali più a sud festeggiano incrementi produttivi mentre scendono soprattutto Cordoba e Jaen. Determinante per le previsioni saranno le piogge nelle prossime settimane che potrebbero consentire un lieve aumento dell'inolizione in attesa della raccolta a fine novembre o dicembre per la produzione di extra vergine. Nel caso si blocchi l'accumulo di olio nel frutto troppo precocemente, la previsione può anche scendere di 50-70 mila tonnellate, anche se la modifica più sostanziale sarà probabilmente il rapporto tra produzione di extra e di vergine e lampante. In caso di rese basse, 18-20%, non è da escludere che molti olivicoltori decidano di aspettare a raccogliere per produrre un lampante che comunque dovrebbe avere una quotazione di 2,5-2,7 euro/kg quest'anno, vicino a 3 euro/kg il vergine, e 3,2-3,3 euro/kg l'extra vergine.
Se in Spagna sono col fiato sospeso, in Grecia c'è molta delusione per una campagna molto bassa. Le 200 mila tonnellate potrebbero non essere neanche raggiunte. Situazione disastrosa a Creta, tradizionale bacino produttivo di qualità greco, mentre si salva il Peloponneso. Dubbie le prospettive di mercato che potrebbero variare molto in ragione della qualità dell'olio offerto dal mercato. In ogni caso è lecito attendersi, come avvenuto anche in questi mesi, prezzi lievemente più bassi di quelli spagnoli.
A festeggiare un'annata record è il Portogallo, accreditato di 140-150 mila tonnellate. E' l'anno del riscatto per il Paese dopo la delusione dell'anno passato. Molti impianti nuovi sono in produzione e l'irrigazione ha compensato le mancanze di piogge.
Fuori dai confini europei, anche la Turchia dovrebbe soffrire un piccolo calo produttivo, con una produzione stimata di 190-200 mila tonnellate, quindi dello stesso ordine di grandezza della Grecia.
Buone prospettive per il Marocco che vedrà la propria produzione crescere a 130-140 mila tonnellate.
La Tunisia sorride ma non festeggia. La produzione dovrebbe attestarsi sulle 250 mila tonnellate, dato che può essere rivisto al ribasso nel caso di ulteriori cascole nel sud del Paese a causa della siccità. Si è comunque ben lontano dal record di 375 mila tonnellate di due anni fa, ma anche dalla debacle da 140 mila tonnellate dell'anno scorso. La produzione tunisina è comunque tanto ingente da poter condizionare il mercato europeo, almeno in alcuni frangenti. Tenendo i prezzi più bassi di 30-50 centesimi rispetto all'olio spagnolo, potrebbero conquistare quote di mercato negli Usa e Cina, creando nervosismo soprattutto in Spagna, obbligata a replicare con politiche commerciali aggressive per non perdere ulteriore terreno negli States dopo i dazi di Trump.
Nel complesso sarà una campagna olearia di equilibrio, di perfetto bilanciamento tra domanda e offerta ma anche di incertezza e paure, poichè le scorte di collegamento tra le due campagne saranno basse e questo potrebbe provocare qualche fiammata delle quotazioni o qualche tentativo di manovra speculativa, sebbene i maggiori player del mercato scommettano e lavorino per una stabilità dei prezzi e dei mercati.
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