L'arca olearia 13/08/2021

L'utilizzo dell'olivo in erboristeria: dall'antichità all'attualità

L'utilizzo dell'olivo in erboristeria: dall'antichità all'attualità

Nella medicina tradizionale greca e romana le foglie di olivo erano comunemente utilizzate ma c'è chi è arrivato a inserirle in black list in tempi recenti. Per fortuna sono ormai acclarate le proprietà antiipertensiva, colesterolitica, ipoglicemizzante


L’olivo è presente nella storia della medicina e dell’erboristeria mediterranea da diversi millenni. Tutte le civiltà che si sono succedute nel suo areale originario e poi nelle aree di irraggiamento della sua coltura lo hanno utilizzato non solo come pianta alimentare, come fornitore di combustibile e per illuminazione, ma anche come pianta medicinale; l’olio d’oliva, oltre ad essere un popolarissimo medicamento, è sempre stato impiegato come componente fondamentale di numerosissime preparazioni erboristiche, e anche le foglie, sebbene in misura più limitata, sono state usate a scopo medicamentoso.

Ampio uso dell’olio di oliva fecero le popolazioni mediorientali. La Bibbia cita sovente l’uso dell’olio di oliva. In autunno si effettuava la raccolta delle olive non completamente mature, le si schiacciava con il mortaio, e il primo olio che se ne ricavava era destinato alle lampade del tempio, il successivo all’alimentazione e alla preparazione di unguenti medicinali o cosmetici. Un rimedio popolare molto diffuso era l’olio di oliva mescolato col vino (Penso, 1986).

Nella medicina greca classica l’olio di oliva era impiegato per frizioni e massaggi, e come veicolo per altri medicamenti (Penso, 1986). Lo stesso si verificò nella medicina araba e poi in quella medioevale dei paesi mediterranei. Anche le foglie furono usate da tutti i popoli mediterranei come astringente, tonico e febbrifugo (Benigni et al., 1963).

Verso la metà del secolo XVI un autore importante come Andrea Mattioli fornisce abbondanti notizie sulle proprietà medicinale delle foglie dell’olivo. In particolare dell’olivo selvatico dice, tra l’altro :”Le frondi ... il succo & la decottion loro ... si mette utilmente ne i colliri, che si fanno per le corrosioni delle palpebre”.
Qualche decennio più tardi (1585) un altro significativo autore, Castore Durante, nel suo “Herbario Nuovo”, riprende l’argomento delle foglie di olivo, documentandone le proprietà e l’uso con dovizia di particolari. Vale la pena di riportare per esteso il testo originale: “Le foglie trite conferiscono al fuoco sacro, & all’ulcere che vanno serpendo, & il succo cavato dalle foglie pesto con aceto, vale à i carboncelli, & alle cancrene. Le foglie peste, et applicate con mele risolvono i tumori, levano le croste dalla pelle. Le medesime masticate giovano all’ulcere della bocca & al medesimo vale la loro decottione e il succo. Il quale ristagna il sangue & le superflue purgationi delle donne applicato. Giova ancora alle nuvole de gl’occhi, & all’ulcere, & alle vecchie flussioni, onde si mette ne i collirii. Cavasi il succo pestando le foglie con vino ò acqua, & seccato al sole se ne fan trocisci, ma è più valoroso quello che si cava con vino. Il medesimo s’infonde utilmente nell’orecchie, che menano marcia & ulcerate.”

Come si vede, Durante descrive una gamma piuttosto ampia di impieghi topici di preparati di foglie di olivo, a testimonianza dell’importanza che avevano nella medicina dell’epoca.

In seguito però, col passare del tempo, anche le foglie di olivo, come è stato per molti altri semplici, sono cadute sempre più in disuso, fino a rimanere confinate al campo della medicina e tradizione popolare.

Nella prima metà del secolo scorso, tuttavia, vi fu una ripresa di interesse per il possibile uso terapeutico dei preparati erboristici ricavati dalle foglie di questo splendido albero. L’osservazione di alcuni rimedi popolari tradizionali ottenuti con le foglie di olivo stimolò l’interesse di diversi studiosi e ricercatori dell’area mediterranea, quali Mazet, Daniel-Brunet e Oliviero in Francia, De Nunno in Italia, Stamatiadis in Grecia. Ne scaturirono studi e sperimentazioni che nei tre decenni centrali del ‘900 aprirono un ricco filone di ricerche ed esperienze con le foglie di olivo, e conferirono credibilità scientifica al loro impiego come antiipertensivo. Nell’erboristeria dei paesi mediterranei le foglie di olivo sono ormai un classico da svariati decenni.

Diversamente stanno le cose nell’erboristeria centro- e nord-europea, nella quale fino a circa un decennio fa l’olivo non sembra mai avere suscitato l’interesse, né della tradizione popolare, né della ricerca scientifica. A riprova di questo fatto valgano come esempi la posizione di autori importanti della cultura erboristica e fitoterapica tedesca e quella di un organismo ufficiale come la nota Commissione E della RFT.

La monografia della Commissione E del Ministero della Sanità della RFT (Oleae folium- Bundesanzeiger n. 11- 17.01.91) inserisce le foglie di olivo nella lista negativa, poichè "l'attività della droga e dei suoi preparati non è sufficientemente dimostrata per le indicazioni rivendicate".

La lista negativa comprende droghe il cui uso non è consigliato per indice terapeutico troppo ristretto o per attività non sufficientemente dimostrata. Ciò non comporta alcun divieto di utilizzazione, ma prudenza e conoscenza nei limiti d'uso.

Secondo la Commissione E l'attività antiipertensiva dell'olivo non è sufficientemente dimostrata.

In linea con la cultura centro e nordeuropea sembra anche un autore significativo come R. Weiss. Secondo questo A., al contrario di quanto riferiscono unanimemente i ricercatori dei paesi mediterranei, l'azione ipotensiva delle foglie di olivo è debole e ne giustifica l'impiego solamente nei casi di ipertensioni lievi e medie.

Questo giudizio non sembra assolutamente condivisibile. Oltre ad una consolidata tradizione, la letteratura qualificata non è del tutto priva di indicazioni al riguardo, tutt'altro.

Certamente le valutazioni di una commissione composita sono già di per sé stesse un compromesso, necessario, ma spesso al ribasso, di valutazioni individuali diversificate. Inoltre è verosimile che gli studiosi nord e centroeuropei abbiano poco indagato una pianta che non appartiene nè alla flora nè alla tradizione culturale di quell'area.

Al contrario gli studi sviluppati in quasi mezzo secolo da autori prevalentemente mediterranei danno indicazioni di notevole interesse per le foglie di olivo, che sono destinate ad aprire notevoli sviluppi nel segmento erboristico per questa specie emblematica dell'agricoltura, del paesaggio, dell'alimentazione e della cultura dei popoli mediterranei. Fortunatamente, la situazione sembra ora destinata a cambiare anche nei paesi centro- e nord-europei; è probabile che in seguito alle ricerche che abbiamo citato (particolarmente Hänsel et al., 1993, e Hansen et al., 1996) gli impieghi erboristici delle foglie di olivo tendano ad omogeneizzarsi in tutto il continente.

E' opportuno evidenziare che le proprietà e gli effetti citati sono di pertinenza dell'intero pool di sostanze attive presenti nell'estratto acquoso (tisana) di foglie di olivo e negli altri preparati basati sul fitocomplesso (estratto fluido, tintura e tintura madre, estratti secchi).

La domanda attuale di foglie di ulivo e di preparati erboristici delle stesse (basati sul fitocomplesso) è sostenuta principalmente da tre motivi, legati, in ordine di importanza:
a) all'azione antiipertensiva
b) all'azione colesterolitica
c) all'azione ipoglicemizzante

Di gran lunga preponderante è la prima motivazione, sostenuta da una più diffusa conoscenza di questo aspetto delle proprietà delle foglie di olivo tra i consumatori di prodotti erboristici.

Con l'approfondimento delle indagini sulle proprietà antiossidanti e su quelle antimicrobiche, se saranno confermate, si aprono dei campi di impiego potenzialmente molto vasti per la droga e per i preparati erboristici della stessa. L'olivo, pilastro dell'economia agricola dei paesi mediterranei, troverebbe così una posizione importante non solo nel settore alimentare, ma anche nel mercato erboristico.

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Estratto dalla relazione presentata all’Incontro Tecnico-Scientifico: “Il ritorno dell’olivo nel Parmense”, tenutosi presso l’Azienda Gavinell, Salsomaggiore Terme (PR), il 27 maggio 2000

di Andrea Fabbri, Maurizio Pedrazzini