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LA LEBBRA DELL’OLIVO ERA UN PATOGENO DIFFUSO NEGLI ANNI ’50 E ORMAI E’ ENDEMICO IN ALCUNE REALTA’ OLIANDOLE

Nella Piana di Gioia Tauro e in alcune aree olivetate calabresi può arrecare gravi danni alle piante e dalle olive attaccate si ottiene un olio di qualità molto scadente. In annate umide il danno economico può risultare molto importante

24 febbraio 2007 | R. T.

Gli olivicoltori la temono per i gravi danni che può arrecare alle piante. La lebbra è un patogeno da cui guardarsi nella gestione dell'oliveto. Generalmente il loro impatto economico è modesto, ma può divenire rilevante in alcuni ambienti e per determinate varietà.
In annate umide, con condizioni che favoriscono lo sviluppo e la diffusione dei funghi, il danno economico può risultare determinante per la produzione di oli di qualità.
Fin dagli anni '50, la lebbra dell'olivo, è stato considerato uno dei patogeni che possono arrecare gravi danni alla gestione dell'oliveto. Mentre in alcuni areali italiani la malattia è andata in regressione, nella Piana di Gioia Tauro e in alcune aree olivetate calabresi è diventata endemica.

L'agente patogeno lebbra dell'olivo (Colletotrichum gleosporioides), si conserva sotto forma di periteci, di micelio o di conidi nei frutti marciti, nei semi, nei residui vegetali. Penetra attraverso aperture naturali (stomi, lenticelle) o ferite. I tessuti colpiti sono rami, foglie, frutti e talvolta anche i fiori. La presenza del patogeno è riscontrabile per eventuali macchie aride, biancastre, tondeggianti o irregolari sui rami che disseccano con caduta di foglie e frutti. Sui frutti si manifestano invece macchie brune più o meno chiare, spesso nel punto di inserzione del peduncolo. Sulle foglie, invece, macchie dapprima verde chiaro poi bruno, prevalentemente lungo i margini. L'infezione causata da questo micete determina cascola precoce delle olive con parziali o totali raggrinzimenti delle stesse. In alcune annate colpisce rametti e foglie. Dalle olive attaccate si ottiene un olio di qualità molto scadente. Nelle nostre zone dato che gli attacchi sono cospicui sono necessari interventi specifici, prevalentemente a base di rame, da effettuarsi ripetutamente durante il periodo autunnale

Di queste problematiche si è parlato a Palmi il 17 febbraio in un convegno dibattito promosso dall'Apor (Associazione produttori olivicoli reggini) e dal Cno scarl, nell'ambito del progetto Ce 2080/05 dal titolo "Miglioramento della qualità dell'olio e corrette strategie per il controllo dei parassiti dell'olivo- il caso della lebbra".
Al convegno hanno partecipato Antonio Ferrarini (presidente Apor), Domenico Bagnato (commissario prefettizio del Comune di Palmi), Giuseppe Morabito (presidente dell'Amministrazione provinciale), Vincenzo Cilona (direttore Centro sperimentale Arssa Gioia Tauro), Giovanni Agosteo e Gaetano Magnano (Facoltà di Agraria di Reggio Calabria), Nino Iannotta (Cra - Isol Cosenza), il Enzo Perri (direttore Cra- Isol Cosenza), Maurizio Agostino (direttore Aiab Calabria), Antonio Lauro (Arssa Calabria) e Rosario Franco (Cesa n° 7 dell'Arssa). I lavori saranno conclusi da Gaetano Podenzona (vicepresidente nazionale Cno scarl) e da. Mario Pirillo (assessore regionale all'Agricoltura).

Fonte: Apor

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