L'arca olearia

ROGNA E CICLOCONIO, DUE NEMICI DELL’OLIVO, SPESSO SOTTOVALUTATI E NON TROPPO FACILI DA COMBATTERE

Conosciamo meglio due patologie, l’una dovuta a un batterio e l’altra dovuta a un fungo, che possono provocare danni, con riduzioni delle produzione e squilibri vegetativi e fisiologici. I metodi di contenimento di queste due malattie si basa principalmente su interventi agronomici

17 febbraio 2007 | R. T.

La rogna dell’olivo è una malattia molto comune, presente in tutte le regioni di coltivazione dell'olivo. Responsabile di questa alterazione è il batterio Pseudomonas syringae var. savastanoi
Attacca soprattutto branche e rami di 1-2 o più anni ma talvolta anche foglie e gemme. Sui primi produce tumori disposti quasi sempre irregolarmente; all'inizio sono piccoli (di alcuni millimetri di diametro), lisci e grigio- verdastri, poi si accrescono fino alla grandezza di una nocciola, una noce ed oltre, assumendo un colore marrone cannella. Quindi si induriscono, divengono rugosi e si screpolano, sfaldandosi in pezzi. Fra le cause principali che favoriscono la rogna, vi sono le grandinate ed i danni da freddo, che provocano ferite sul legno attraverso le quali penetrano le infezioni e talvolta anche dai forti venti.
I rami che vengono colpiti in modo massiccio si indeboliscono o disseccano, ma con forti infestazioni è la pianta intera a risentirne manifestando un deperimento generale con scarse fioriture e incomplete maturazioni delle olive.
Pseudomonas syringae var. savastanoi è un batterio mobile di forma bastoncellare in grado di penetrare nei tessuti e una volta all'interno della pianta si può diffondere seguendo la via dei vasi linfatici potendo quindi originare nuovi tumori in punti lontani dal luogo di penetrazione.
Ha un periodo di incubazione variabile da uno a più mesi a seconda delle condizioni ambientali. Ottimali sono i periodi umidi con temperature attorno ai 25- 30°C.
Quando la rogna è già insediata sugli olivi è, di fatto, impossibile impedirne lo sviluppo, pertanto è necessario prevenirla. Quindi, subito dopo eventuali grandinate è necessario eseguire un trattamento rameico (250-350 gr/hl) così come dopo possibili danni da basse temperature. È bene non causare ferite con la battitura della chioma per la raccolta ed eliminare, e possibilmente bruciare subito, i rami molto danneggiati dalla rogna quando si esegue la potatura. Si dovrà inoltre prestare la massima attenzione agli attrezzi di potatura (forbici e seghetti) che vanno continuamente disinfettati con alcol denaturato o con sali quaternari di ammonio quando si passa da una pianta colpita dal batterio ad una sana. Ulteriore attenzione va riservata nella scelta delle varietà, le cultivar Frantoio e Casaliva sono molto sensibili a questa malattia, mentre Pendolino e Maurino lo sono decisamente meno.

Tra i funghi il più pericoloso è il cicloconio o occhio di pavone (Cycloconium oleaginum). Il fungo attacca tutti gli organi verdi della pianta ma soprattutto le foglie dove produce delle macchie rotonde di 0,5-1cm di diametro. Queste macchie sono all'inizio bruno scure fuligginose, poi invecchiando divengono grigiaste al centro e si circondano di un alone giallo, tanto da assomigliare agli occhi delle penne della coda dei pavoni, da cui ne deriva il nome della malattia. L'infezione, che inizia dalle foglie giovani, persiste per diversi mesi e cioè dalla primavera all'autunno alla primavera successiva. In seguito a questo attacco si ha una caduta prematura delle foglie generalmente a spese di quelle più vecchie. L'intensità della filloptosi è però variabile a seconda della gravità dell'attacco che solitamente è più intenso in primavere con elevata umidità atmosferica e con temperature ottimali attorno ai 12 °C. È possibile avere anche un attacco in autunni umidi in quanto i conidi del fungo germinano anche a basse temperature. In alcuni casi particolari possono essere colpite anche le drupe con un danno solitamente scarso e di interesse più per la diminuzione della quantità che della qualità dell'olio estratto.
I danni maggiori si hanno negli oliveti poco ventilati, con chiome troppo fitte o eccessivamente concimati con azoto. Le infezioni sono favorite dalle piogge prolungate (2-3 giorni) o da un'elevata umidità dell'aria e da una temperatura ottimale di 12-15°C (con estremi da 4-5°C fino a 25°C), Esistono poi varietà meno sensibili come il Leccino. Sulle varietà più sensibili all'occhio di pavone (es. Moraiolo, Frantoio), i periodi più odonei per efficacia e persistenza sono costituiti dai sali di rame e preferibilmente dalla poltiglia bordolese al 2% oppure dall'ossicloruro di rame.

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