L'arca olearia
Trattamento tardivo con rame sull'olivo: i problemi di fitotossicità
Si vedono già le mignole sui rami, è ancora possibile trattare con rame? Occorre valutare lo stato vegetativo complessivo della pianta ma soprattutto occorre utilizzare alcune accortezze, a partire dal formulato rameico, fino al momento ideale per effettuare il trattamento
22 aprile 2020 | R. T.
Causa Covid-19 non è infrequente in questo periodo che le operazioni di potatura sull'olivo abbiano richiesto più tempo del previsto o siano in corso. Un contesto in cui, in molte parti d'Italia, è già ben visibile la mignola, con i conseguenti dubbi sulla possibilità di effettuare trattamenti rameici protettivi contro occhio di pavone, rogna e lebbra.
Tutti i prodotti fitosanitari in generale possono causare delle ustioni delle parti verdi, rugginosità sui frutti, diminuzione dell’allegagione, nonché modificazioni delle caratteristiche chimico-fisiche dei frutti, sintomi noti con il nome, appunto, di fitotossicità. Di frequente i sintomi insorgono subito dopo il trattamento, di rado a distanza dall’applicazione.
I fenomeni fitotossici del rame si manifestano sulle foglie con arrossamenti, diminuzione della superficie fogliare (caduta delle foglie), disseccamento delle gemme, disseccamenti di parte o di tutto il lembo e caduta precoce; tali fenomeni sono dovuti alla penetrazione del rame nel lembo fogliare.
Nel complesso è bene valutare attentamente lo stato vegetativo della pianta e quello della mignola poiché bisogna sapere che i tessuti verdi e quelli più giovani sono maggiormente soggetti a fitotossicità. In questi casi, se si vuole intervenire, è bene con dosi più bassi del solito, di solito sconsigliabile andare oltre i 200 grammi/ettolitro, e nei tempi corretti, ricordando che l'azione fitotossica è più evidente nelle giornate particolarmente calde e se il trattamento è eseguito su vegetazione bagnata.
Tra i vari prodotti cuprici i più fitotossici risultano essere quelli a base di idrossido e di solfato di rame, meno fitotossici gli ossicloruri, in particolare l’ossicloruro triramico di rame e calcio.
Vediamo dunque le caratteristiche dei vari formulati rameici in commercio:
La poltiglia bordolese è un prodotto rameico storico che prende il nome dalla città francese dove fu sperimentata per la prima volta. Contiene solfato di rame e idrossido di calcio in un rapporto di circa 1:0,7-0,8, ed ha un colore azzurrino ben visibile sulla vegetazione trattata. Le proporzioni tra solfato di rame e idrossido di calcio possono anche spostarsi: se si aumenta il solfato di rame la poltiglia diviene più acida ed ha un effetto più pronto ma meno durevole nel tempo, mentre con una poltiglia più alcalina, ovvero contenente una maggiore dose di idrossido di calcio, si ottiene l’effetto contrario, cioè meno pronto ma più persistente. Per evitare sgradevoli effetti fitotossici è consigliato comunque utilizzare una poltiglia a reazione neutra, data dalle proporzioni indicate sopra, e che di solito è quella che si trova nelle preparazioni commerciali già miscelate e pronte all’uso.
Gli ossicloruri di rame sono due: l’ossicloruro di rame e calcio e l’ossicloruro tetraramico. Quest’ultimo ha un titolo di rame metallo variabile tra il 16 e il 50% e la sua azione è generalmente più pronta. Il primo contiene dal 24 al 56% di rame metallo e risulta più efficace e più persistente dell’ossicloruro tetraramico. Entrambi comunque sono i migliori prodotti rameici da usare contro le batteriosi.
L'idrossido di rame ha un contenuto di rame metallo pari al 50%, ed è caratterizzato da una buona prontezza di azione, e una altrettanto buona persistenza. Infatti è composto da particelle aghiformi che aderiscono bene alla vegetazione trattata, ma per lo stesso motivo presentano il rischio di fitotossicità.
Il solfato tribasico di rame è un prodotto molto solubile in acqua, ha un titolo di rame metallo basso (25%) ma è abbastanza fitotossico sulle piante per cui bisogna stare attenti alle dosi e alle modalità di utilizzo.
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