L'arca olearia

Xylella fastidiosa: ancora nessuna cura, necessaria la prevenzione

L'Efsa ha aggiornato la propria valutazione dei rischi da Xylella fastidiosa per piante e colture dell'Unione europea. Questa nuova valutazione fornisce spunti e conclusioni attuali per il controllo dei focolai infettivi dell’organismo nocivo e per la prevenzione

15 maggio 2019 | C. S.

Il gruppo di esperti scientifici EFSA sulla salute dei vegetali (gruppo PLH) si è avvalso di tecniche di modellazione computerizzata per simulare come X. fastidiosa si diffonda su brevi e lunghe distanze in diverse condizioni. La modellazione ha evidenziato l'importanza di mettere in atto misure di controllo, come quelle specificate dalla Commissione europea, per evitarne ulteriormente la diffusione e anche per eradicare i focolai già in atto. Ha poi messo in luce come l’attuazione di zone cuscinetto di dimensioni diverse per controllare un'area infetta abbia un’efficacia relativa.

Le simulazioni hanno inoltre dimostrato l'importanza di controllare gli insetti noti come vettori del patogeno in Europa – quali la sputacchina media o Philaenus spumarius - e ridurre al minimo il tempo che intercorre tra l'individuazione e l'attuazione di misure di controllo quali la rimozione delle piante infette e l'istituzione di aree delimitate.

Esiste una cura?

La valutazione conferma che non esiste ancora un modo conosciuto per eliminare il batterio da una pianta malata in reali condizioni di campo. In esperimenti recenti è stata valutata l'efficacia di misure di controllo chimico e biologico e i risultati mostrano che esse possono ridurre temporaneamente la gravità della malattia in alcune situazioni, ma non vi sono prove che possano eliminare X. fastidiosa in condizioni di campo per lungo periodo.

Quali i Paesi a rischio?

Le simulazioni al computer hanno poi evidenziato che, sebbene la maggior parte del territorio dell'UE presenti tipologie climatiche simili a quelle in cui notoriamente il patogeno si presenta in altre parti del mondo, le aree maggiormente a rischio sono quelle nell'Europa meridionale (vedi mappa). Tuttavia la modellazione ha mostrato anche alcune variazioni a questa regola generale, a seconda della sottospecie in questione. Ad esempio ha suggerito che X. fastidiosa subsp. multiplex abbia un maggior potenziale di stabilirsi nel nord Europa rispetto alle altre sottospecie.

Le informazioni sul rischio di insediamento saranno preziose per l'istituzione di programmi di sorveglianza e rilevamento in diversi Stati membri. L'EFSA sta attualmente sviluppando linee guida per le indagini su X. fastidiosa assieme a organismi fitosanitari di tutta l'UE

Un organismo nocivo occulto

La valutazione contiene un’importante sezione sulle variazioni nella fase asintomatica - cioè il periodo che intercorre tra l'infezione e la manifestazione dei sintomi - nelle piante che possono fungere da ospiti di X. fastidiosa.

Una revisione della letteratura scientifica e l'analisi dei dati hanno rivelato differenze significative nel periodo asintomatico per diverse combinazioni di ospite e sottospecie. Tali informazioni saranno di ausilio per l’elaborazione di programmi di sorveglianza su misura e per aiutare i gestori del rischio a decidere quando è sicuro porre fine alla delimitazione di un'area epidemica.

La ricerca futura

Ha dichiarato Stephen Parnell, presidente del gruppo di lavoro su X. fastidiosa che fa capo al gruppo PLH: "Si è trattato di una sfida scientifica complessa con parecchie aree di incertezza, ma siamo pervenuti ad alcune conclusioni importanti che aiuteranno i gestori del rischio, i valutatori del rischio e i ricercatori.

"Le simulazioni al computer sono al centro di questo parere scientifico. I modelli che abbiamo sviluppato sono solidi e soprattutto flessibili, in modo da poter essere adattati all’indagine su un'ampia varietà di scenari diversi ed essere di ausilio alla pianificazione in caso di emergenza".

Il dott. Parnell ha poi aggiunto: " Dopo il nostro ultimo parere, pubblicato nel 2015, si è resa disponibile una grossa mole di nuove informazioni, in gran parte emerse tramite progetti finanziati dall'UE come POnTE e XF-ACTORS. Grazie a tali iniziative le nostre conoscenze in merito a questo pericoloso organismo nocivo alle piante stanno continuamente avanzando, ma permane molta incertezza, in particolare a livello di sottospecie e tipo di sequenza.

"È fondamentale continuare a investire in ricerche che possano aiutarci non solo a controllare i focolai epidemici, ma a prevederli".

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