L'arca olearia

L'olio extra vergine di oliva spagnolo è di altissima qualità: no al panel test

Troppa incertezza giuridica e troppa soggettività per l'esame organolettico. Occorre rivedere il metodo, per le associazioni dell'industria e del commercio oleario iberico, Asoliva e Anierac, lasciando maggiore spazio ai sistemi di autocontrollo aziendale e alle analisi chimiche

20 marzo 2018 | T N

Escono allo scoperto, dopo le polemiche delle passate settimane, le associazioni che erano pronte a sollevare un putiferio all'interno del coordinamento dei tecnici del Comitato consultivo del Consiglio oleicolo internazionale.

Anierac e Asoliva sarebbero state effettivamente pronte, secondo quanto risulta a Teatro Naturale, a chiedere la sospensione del metodo in attesa dei miglioramenti necessari per renderlo giuridicamente inattaccabile.
In un comunicato congiunto, le 90 aziende che fanno parte delle due associazioni, hanno infatti sapere di avere a disposizione una corposa documentazione, grazie a studi commissionati a rinomate società di consulenza, per mettere sotto accusa il panel test, dal punto di vista giuridico, scientifico e di mercato.

Asoliva e Anierac hanno fatto sapere che faranno pressioni sulle autorità iberiche, sull'Unione europea e sul Coi affinchè venga considerato adeguato un sistema di autocontrollo degli oli di oliva vergini che, sulla base dei necessari miglioramenti nell'applicazione del metodo di degustazione, preveda la possibilità di aumentare il livello di richiesta dei parametri chimici che determinano la qualità di questi oli.

Insomma, il panel test non potrebbe più, da solo, dar luogo al declassamento di un olio, ma solo in combinazione con una serie di analisi chimiche.

Asoliva e Anierac hanno sottolineato come la richiesta iberica sia fondata nei numeri, visto che la Spagna produce il 60% dell'olio d'oliva europeo e il 45% di quello mondiale, ma anche in ragione dell'incertezza giuridica del panel, continuamente contestato nelle aule dei tribunali da parte delle aziende messe sotto accusa, a causa della sua soggettività.

Per la prima volta, però, Anierac e Asoliva sottolineano, da una parte come l'utilizzazione del panel test produca dei danni di immagine e di mercato alle aziende associate, ma soprattutto quanto sia inutile a proteggere i consumatori.

Infatti, secondo i dati presentati da Anierca e Asoliva, in Spagna viene contestato solo un campione ogni 100 milioni di litri commercializzati e che di queste contestazioni più del 90% sono archiviate per “difformità nell'applicazione del metodo”. Questo, secondo le due associazioni, dimostrerebbe “che la qualità e la genuinità degli oli confezionati in Spagna sono eccezionali, ma che disponiamo di un sistema di valutazione organolettica che, a causa del modo in cui viene applicato, genera una grande incertezza giuridica.”

Se ci spostiamo fuori dal mercato spagnolo, secondo il dossier Anierca-Asoliva, viene contestato “solo” un campione ogni 27 milioni di litri commercializzati, con le stesse discrepanze nel metodo di assaggio.

Il panel test, così com'è oggi, sarebbe sostanzialmente inutile, perchè “genera errori e soffre pertanto di una mancanza di garanzie giuridiche intollerabili per gli imbottigliatori e gli esportatori di olio d'oliva.” e che danneggia “gravemente l'immagine delle imprese e la reputazione del settore dell'olio d'oliva, che ha un impatto più significativo sul comparto spagnolo, che è il leader del mercato mondiale.”

Secondo le aziende associate ad Anierca e Asoliva, insomma, il panel test non tutelerebbe i consumatori, dato che darebbe luogo a pochissime contestazioni, tra l'altro per lo più archiviate, sarebbe eccessivamente soggettivo e danneggerebbe le aziende iberiche, dal punto di vista commerciale e dell'immagine, che invece confezionano olio di eccezionale qualità. Inoltre sarebbe la Spagna, secondo Anierac e Asoliva, a dettare le regole poiché leader produttivo e di mercato indiscusso a livello mondiale.

La battaglia per un ridimensionamento prima e l'abolizione poi del panel test è cominciata.

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