L'arca olearia

Piccola e quasi sconosciuta, la cocciniglia dell'olivo che può far gran danni

La cocciniglia Pollinia pollini che si giova di un'alleanza con il floetribo e anche con il rodilegno giallo. Le infestazioni sono elevate negli oliveti in cui viene effettuata la raccolta delle olive con la bacchiatura e in quelli in cui i residui della potatura non vengono eliminati

25 ottobre 2017 | Santi Longo

Indagini sulla coccidiofauna, condotte in oliveti della Sicilia orientale e della Calabria, hanno evidenziato che, delle 16 specie riscontrate, la più diffusa (nell’85% degli impianti) è la Cocciniglia tubercoli forme dell’olivo, Pollinia pollini, il cui nome comune deriva dalla forma del follicolo grigiastro che ricopre il corpo, piriforme, delle femmine, lungo poco più di 1 mm, di colore giallastro o rossastro. Grazie a tale rivestimento le femmine si mimetizzano con la corteccia della pianta passando spesso inosservate. Il follicolo maschile è di colore giallo. La Cocciniglia, ritenuta originaria del Bacino mediterraneo, è presente in Medio Oriente, Iran, Iraq, Nord Africa, Europa meridionale, Paesi Bassi; è stata introdotta in California, Argentina e Cile. La pianta ospite d’elezione è l’Olivo ma è stata segnalata anche su Ficus carica. La specie, dotata di una notevole plasticità biologica, in relazione alle condizioni ambientali, svolge una generazione ogni due anni, in Nord Italia, ovvero, una generazione annua in Sicilia e Calabria, nonché due generazioni annuali in Spagna e in Nord Africa. In Sicilia, le femmine svernanti, dalla fine di marzo ad agosto, depongono complessivamente circa 80 uova, che schiudono poco dopo. Le neanidi maschili si fissano sulla pagina superiore delle foglie, sui rametti e sugli apici vegetativi dove completano lo sviluppo in giugno-luglio; quelle femminili si fissano nelle anfrattuosità e lesioni della corteccia causate da grandine o dalla bacchiatura e, soprattutto, nei covacci di alimentazione del Fleotribo (Phoeotribus scarabeoides). Le infestazioni sono elevate negli oliveti in cui viene effettuata la raccolta delle olive con la bacchiatura e in quelli in cui i residui della potatura non vengono eliminati prima dello sfarfallamento degli adulti del Fleotribo i quali, prima di riprodursi, scavano i covacci nelle ascelle fogliari e nelle biforcazioni dei rametti; in tali siti la cocciniglia trova condizioni ottimali di sviluppo e, soprattutto, sfugge all’azione dei Coccinellidi predatori Chilocorus bipustulatus ed Exochomus quadripustulatus che sono i principali fattori di limitazione presenti nei nostri ambienti insieme a Scimnini e Neurotteri predatori; non sono noti parassitoidi. Negli oliveti calabri la cv Carolea, è particolarmente suscettibile agli attacchi del Rodilegno giallo Zeuzera pyrina, le cui larve xilofaghe scavano lunghe gallerie nei rami che deperiscono e diventano sito ottimale per la riproduzione del Fleotribo, nei cui covacci di alimentazione pullula la cocciniglia. Le piante infestate sviluppano stentatamente, i germogli disseccano e si ha filloptosi e ridotta fruttificazione. Inoltre sulla melata escreta dalla cocciniglia, si insediano i funghi responsabili della fumaggine. Considerata l’insufficiente attività dei predatori, per il contenimento del fitomizo, è necessario eliminare le cause che ne favoriscono l’insediamento (bacchiatura e Fleotribo); i trattamenti curativi effettuati contro la Mosca delle olive, agiscono anche contro le neanidi presenti nel periodo estivo, contribuendo a ridurre le densità di popolazione del fitomizo.

Fonte: Accademia dei Georgofili - georgofili.info

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