L'arca olearia

Concimazione minerale o fertilizzazione organica. Le scelte per un oliveto sostenibile

Modelli di nutrizione dell'olivo a confronto. Cosa accade dopo vent'anni di diverse pratiche agronomiche? Evitare l'utilizzo di concimi di sintesi è possibile, senza che si manifestino carenze? Da un'esperienza greca, una possibilità concreta per gli oliveti marginali

03 marzo 2017 | R. T.

E' possibile condurre l'oliveto secondo linee guida sostenibili ed ecocompatibili, magari rinunciando alla fertilizzazione minerale, senza conseguenze per l'equilibrio del suolo e senza che si manifestino carenze sugli olivi?

E' quanto si sono chiesti i ricercatori dell'Università di Tessalonicco che hanno condotto due oliveti, uno a Salonicco e uno a Corfù, entrambi con varietà Koroneiki, entrambi con alberi di 20 anni di età, per due decenni con due sistemi nutrizionali alternativi.

Nell'oliveto di Corfù, oltre alla trinciatura dei sarmenti di potatura, è stato utilizzato letame nella misura di 8 tonnellate all'anno a ettaro.

Nell'oliveto di Salonicco è stato utilizzato un concime a base di solfato di potassio (30%) nella misura di 5 kg/albero/anno, in aggiunta ai residui di potatura.

Il suolo

Le analisi del suolo hanno rivelato che l'oliveto di Salonicco ha mantenuto livelli lievemente alcalini, mentre quello di Corfù si è lievemente acidificato, fino ad arrivare, al termine dei 20 anni, a un pH di circa 6.

Le concentrazioni di sostanza organica erano doppie nell'oliveto di Corfù rispetto a quello di Salonicco. Il contrario per quanto riguarda le concentrazioni di calcio scambiabile, nei diversi strati del terreno (20-40 cm e 40-60 cm).

Si è notato inoltre che la concimazione organica favoriva l'accumulo di potassio, anche se solo negli strati più profondi del suolo.

Per quanto riguarda i microelementi le concentrazioni sono sempre risultate molto più alte nell'oliveto di Corfù rispetto a quello di Salonicco. In particolare i livelli di Ferro sono risultati da 9 a 14 volte superiori. Quelli di manganese da 3 a 5 volte superiori. Quelli di zinco da 3 a 5,5 maggiori.

L'olivo

Le concentrazioni di fosforo nelle foglie erano significativamente maggiori (fino all'1,4%) nell'oliveto di Corfù. Nello stesso oliveto le concentrazioni fogliari di ferro superavano i 120 ppm.

In generale, però, per entrambi gli oliveti le concentrazioni fogliari dei macronutrinti hanno rilevato sempre concentrazioni sufficienti o addirittura abbondanti, per esempio azoto e fosforo per l'oliveto di Corfù, potassio per quello di Salonicco.

Solo le concentrazioni di boro, nel mese di gennaio, erano lievamente inferiori alla sufficienza (17-19 ppm) per entrambi gli oliveti, lieve carenza ma non significativa anche per i livelli di manganese nell'oliveto di Corfù.

Nel complesso le eventuali carenze riscontrate sono state considerate dagli studiosi come marginali e ininfluenti sulla capacità vegeto-produttiva degli alberi.

E' quindi possibile una gestione dell'oliveto che prescinda dall'utilizzo di fertilizzanti chimici o che comunque riduca fortemente l'utilizzo di tali concimi. Strategie adottabili in particolare per gli oliveti marginali, collinari, laddove la sostenibilità ambientale è una necessità.

Bibliografia

T. Chatzistathis, A. Tsiolis, A. Papaioannou, V. Tsirakoglou, A. Molassiotis, Can sustainable management models for olive groves adequately satisfy their nutritional needs?, Scientia Horticulturae, Volume 207, 5 August 2016, Pages 48-56, ISSN 0304-4238

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