L'arca olearia

Tutti sotto lo stesso tetto: lavori in corso per l'Interprofessione dell'olio d'oliva

Prima dell'inizio della prossima campagna olearia potrebbe vedere la luce la nuova Interprofessione per l'olio d'oliva. Si chiamerà Filiera Olivicola Olearia Italia. Vi saranno rappresentati tutti gli attori della filiera. Pronto lo statuto. Il nuovo soggetto beneficerà di tutti i contributi pubblici della nuova OCM unica

02 settembre 2016 | Alberto Grimelli

Il Tavolo tecnico di filiera è ormai attivo da più di un anno e il dialogo che si è tessuto in questi mesi ha portato a una normalizzazione dei rapporti, tanto da voler dare una dimensione più stabile e istituzionale a questo tavolo.

Da questa volontà nasce l'Interprofessione dell'olio d'oliva, che prenderà il posto di quella sorta nel 2011 ma che non ha visto la partecipazione di Unaprol e Aifo.

Soprattutto la “vecchia” Interprofessione non è mai stata riconosciuta dal Ministero delle politiche agricole, non potendo quindi avere accesso ai fondi pubblici della nuova OCM unica.

La Filiera Olivicola Olearia Italia, così si chiamerà la nuova Interprofessione, nasce invece anche con lo scopo di catalizzare su di sé, come prevedono i regolamenti e le direttive di Bruxelles, le provvidenze pubbliche nazionali e comunitarie.

L'indicazione chiara che proviene dalla Commissione europea è favorire simili raggruppamenti di diversi soggetti della filiera. Proprio le Interprofessioni avranno canali privilegiati per l'accesso ai fondi europei, in particolare in materia di promozione, potendo presentare progetti molto più ambiziosi e dispendiosi di quelli realizzabili dalle singole associazioni di comparto.

Una delle funzioni principali delle Interprofessioni, nell'ottica di Bruxelles, è la regolazione del mercato. Spetterà a questi soggetti, quindi, favorire la stabilità dei prezzi e dei flussi commerciali. Materia prima delegata proprio all'esecutivo comunitario che spendeva molti fondi per le misure di attenuazione di crisi di mercato, come ad esempio le misure a favore degli stoccaggi temporanei di prodotto.

Bruxelles, insomma, blandisce le singole associazioni con i contributi pubblici, però vincolandoli alla creazione di soggetti estesi in grado di supplire a compiti che prima erano demandati alla Commissione europea.

Lo statuto della nuova Interprofessione dell'olio d'oliva dedica infatti grande spazio alla promozione, alla conoscenza del mercato e dei mercati ma anche, e questo è un unicum per il settore dell'olio d'oliva, alla regolazione dei rapporti tra i vari soggetti della filiera.

La Filiera Olivicola Olearia Italia redigerà “contratti tipo, compatibili con la normativa dell’Unione europea per la vendita dell’olio di oliva” e inoltre, vigilerà che ogni fornitura di olio, da produttore a commerciante, formi “oggetto di un contratto scritto tra le parti”.

Con il riconoscimento da parte del Ministero delle politiche agricole, passaggio indispensabile per l'accesso ai contributi, la nuova Interprofessione diventerà ufficialmente una sorta di “ente vigilatore” del comparto.

A questo proposito è infatti previsto che l'assemblea della nuova Interprofessione possa deliberare su “regole relative alla commercializzazione”. Regole che, una volta comunicate al ministero delle politiche agricole diverranno obbligatorie per tutti i soci dell'Interprofessione. Uno dei nodi cruciali del mancato successo del patto di filiera siglato a novembre scorso, infatti, fu la scarsa adesione al progetto da parte di molte aziende aderenti alle rispettive associazioni ma che preferirono continuare ad operare nel solco della tradizione e degli spesso decennali rapporti esistenti. Uno scenario che, ottimisticamente, potrebbe anche cambiare.

Ovviamente la nuova Interprofessione si occuperà anche di tutti quei temi, come il miglioramento qualità e l'efficienza economica delle imprese, che sono stati oggetto della maggior parte dei progetti di finanziamento comunitario degli ultimi trent'anni. Sarà interessante capire se i fondi pubblici saranno spesi con maggiore efficienza e migliori risultati.

Infine un dato politico sensibile. Trovarsi tutti allo stesso tavolo o far parte della stessa Interprofessione non significa avere gli stessi interessi. E' così che lo statuto prevede che la filiera sia divisa in due raggruppamenti: da una parte il mondo della produzione, dall'altro quello del commercio e dell'industria olearia.

A presidenza e vicepresidenza della Filiera Olivicola Olearia Italia si alterneranno i rappresentanti dei due raggruppamenti.

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STEFANO CAROLI

10 settembre 2016 ore 17:25

Condivido con Sodano, è necessario che il comparto oleario siede allo stesso tavolo e comunica al consumatore tutte le informazioni con la massima trasparenza tra olii Industriali e olii artigianali, solo con la filiera unità possiamo recuperare, confrontarci e difenderci dalla concorrenza di altri paesi, SE FACCIAMO RETE C'E' SPAZIO PER TUTTI!.

Francesco Donadini

03 settembre 2016 ore 16:50

una bella notizia oscurata dall'immagine della bottiglia di plastica utilizzata per imbottigliare olio di....! Possibile che nell'archivio di Teatro Naturale non ci fosse altro? Spero che la nuova FOOI, tra le prime cose, imponga il divieto di imbottigliare l'olio in PET!

giampaolo sodano

03 settembre 2016 ore 15:05

aifo ha aderito: nell'interesse generale del comparto e per favorire un mercato più trasparente; più qualità, più consumo per la difesa della salute pubblica; nel mondo della produzione il ruolo e la funzione essenziale dei frantoi artigiani. I progetti di promozione saranno finalizzati a far conoscere ai consumatori tutta la gamma dei diversi oli che si producono in Italia, da quelli confezionati dall'industria a quelli prodotti dai frantoi artigiani. ma sempre e soltanto olio dalle olive 100% italiano.