L'arca olearia

L'inerbimento necessario per una lotta ecologica alla tignola dell'olivo

I parassitoidi e gli entomopatogeni della tignola dell'olivo si avvantaggiano della ricchezza ecologica dell'inerbimento del suolo. Per ottenere l'effetto di contenimento di Prays oleae occorrono alcuni anni

13 maggio 2016 | R. T.

L'inerbimento dell'oliveto ha funzioni ecologiche molto importanti, nel contrasto all'erosione del suolo, nel mantenimento o incremento della sostanza organica e, più generalmente, nel miglioramento della fertilità del terreno.

Ora scopriamo che gli effetti dell'inerbimento possono interessare anche il controllo di alcune patologie dell'ecosistema oliveto, tra cui la tignola dell'olivo (Prays oleae).

Due studi portoghesi arrivano allo stesso risultato, anche se da due punti di vista diversi. Il primo esamina i parassitoidi e il secondo gli entomopatogeni. Insomma insetti e funghi possono venire in aiuto contro la tignola.

Entrambi gli studi si riferiscono alla generazione più pericolosa di Pray oleae, ovvero quella antofaga.

I principali parassitoidi rilevati nel nord-est del Portogallo della tignola sono le falene (Ageniaspis fuscicollis e Elasminae flabellatus). Se non vi è un effetto del tipo di gestione del suolo sul tasso di natalità di Pray oleae, lo stesso non vale per il tasso di parassitismo, molto più elevato nei terreni inerbiti che non in quelli lavorati e in cui si utilizzavano erbicidi. Sebbene vi sia una alternanza in base all'anno di prova, probabilmente in ragione dell'andamento climatico e dello sviluppo dei parassitoidi, è evidente che la ricchezza dell'entomofauna può influenzare significativamente il tassi di parassitismo a carico di Pray oleae.

Ugualmente interessante è lo studio sugli entomopatogeni, ovvero i funghi che possono aggredire la tignola dell'olivo dall'interno, causandone la morte.

I ricercatori portoghesi, nello loro prove in campo, hanno isolato ben 120 funghi che possono attaccare tignola, appartenenti a otto differenti specie. Le specie più abbondanti sono Beauveria bassiana (60%), Cladosporioides cladosporium (18%) e Oxysporum cladosporium (14%). Negli oliveti inerbiti (no-tillage) sono stati ritrovati più funghi in totale (indicenza 2,7% contro il 2,3% del suolo lavorato), un maggior numero di specie fungine entomopatogene (7 specie contro le 4 del suolo lavorato) e una maggiore abbondanza anche di differenti funghi (65 isolati contro 55 del terreno coltivato). I risultati suggeriscono che l'inerbimento dell'oliveto con vegetazione naturale, ovvero l'inerbimento spontaneo, possa presentare le condizioni più adatte per aumentare le probabilità che Pray oleae possa venire infettata da un fungo entomopatogeno. In particolare la copertura vegetale può diventare un serbatoio naturale per le specie fungine.

Bibliografia

María Villa, Sónia A.P. Santos, António Mexia, Albino Bento, José Alberto Pereira, Ground cover management affects parasitism of Prays oleae (Bernard), Biological Control, Volume 96, May 2016, Pages 72-77, ISSN 1049-9644

Ivo Oliveira, José A. Pereira, Enrique Quesada-Moraga, Teresa Lino-Neto, Albino Bento, Paula Baptista, Effect of soil tillage on natural occurrence of fungal entomopathogens associated to Prays oleae Bern., Scientia Horticulturae, Volume 159, 30 July 2013, Pages 190-196, ISSN 0304-4238

 

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